giovedì 28 giugno 2012

Estratto: "Tremotino" dei Fratelli Grimm


E' tanto, troppo tempo che non aggiorno qui, chiedo scusa a tutti voi avventori.
Proprio oggi nel mio blog primario Il Meraviglioso Mondo di Muriomu (per mancanza di tempo purtroppo sto trascurando un pochino anche quello) ho "recensito", se così si può dire, la serie tv "Once upon a time", serie del tutto originale in cui mondo reale e mondo delle fiabe si intrecciano.
Tra i vari protagonisti della serie, nomi assolutamente noti come Biancaneve, Grimilde, Cenerentola, Cappuccetto rosso, vi è il nome di Tremotino.
Tremotino, chi di voi conosce la sua storia?
Io no, non la conoscevo, mentre degli altri protagonisti, conosco sia le versioni originali e più macabre che quelle più leziose che ci vengono raccontate nei cartoni, di lui,Tremotino, non conoscevo nulla.
Così ho ricercato la favola originale dei Fratelli Grimm, che ora posto qui per voi.
Perché, ogni fiaba è stata scritta per lasciare un insegnamento, ed alcune sono meno per bambini di quanto si creda.
Vi lascio alla lettura, ma prima ricordate che, come dice Tremotino..."Ogni magia ha un prezzo"


*   *   *    *   *

C'era una volta, un povero mugnaio che tutti sapevano essere un gran fanfarone. Egli infatti sosteneva che il suo mulino era il più grande di tutti, la sua casa la più pulita del villaggio, la sua farina la più bianca di tutto il regno.
Le sue spacconate erano talmente esagerate che giunsero persino alle orecchie del Re. 
Così un giorno che, con tutto il suo corteo, sua maestà passava di lì, lo volle conoscere. 
Il mugnaio gli presentò la figlia e non seppe resistere all' idea di raccontare un altra fandonia. 
-"Sire, guardate mia figlia, è la fanciulla più bella del reame!" 
Il Re, dubbioso, guardò la ragazza, e rimase in assoluto silenzio. 
Per nulla scoraggiato, il mugnaio continuò: 
-"...e poi è molto intelligente ed è bravissima in tutto!" Il Re tacque ancora. 
Il mugnaio, che assolutamente voleva impressionarlo, non trovò di meglio che inventare: 
-"Pensate che mia figlia è capace di filare la paglia e la trasforma in oro!" 
Il Re, abbastanza seccato, questa volta rispose da par suo:
-"Benissimo, la metterò subito alla prova! Se tramuterà la paglia in oro sarà ricompensata, altrimenti morirà!" 
E ordinò alle guardie di condurre la ragazza al castello. 
Il Re chiuse la fanciulla in una stanza con un mucchio di paglia, le diede il filatoio e l'aspo e disse: -“Se in tutta la notte, fino all'alba, non fai di questa paglia oro filato, dovrai morire”.
Poi la porta fu chiusa ed ella rimase sola. La povera figlia del mugnaio se ne stava là senza sapere come salvarsi, poiché‚ non aveva la minima idea di come filare l'oro dalla paglia; 
La sua paura crebbe tanto che finì col mettersi a piangere disperata.

-"Padre mio, in che guaio mi hai cacciata!" disse singhiozzando, quando, d'un tratto, apparve dal nulla un piccolo gnomo tutto vestito di rosso, con una lunga barba bianca, che le disse: 

-“Buona sera, madamigella mugnaia, perché‚ piangi tanto?”
-“Ah,” rispose la fanciulla, “devo filare l'oro dalla paglia e non sono capace!” 
Disse l'omino: -"Se ti aiuterò a tramutare in fili d' oro questa paglia, tu cosa mi darai in cambio?" 
La ragazza gli porse un bellissimo gioiello, una collana con un ciondolo a forma di cuore che aveva al collo e gli disse: 
-"Posso darti questo, è la cosa più preziosa che ho!"
L'omino prese la collana, sedette davanti alla rotella e frr, frr, frr tirò il filo tre volte e il fuso era pieno. Poi ne introdusse un altro e frr, frr, frr, tirò il filo tre volte e anche il secondo fuso era pieno; andò avanti così fino al mattino: ed ecco tutta la paglia era filata e tutti i fusi erano pieni d'oro.
La mattina seguente la fanciulla, che aveva dormito tutta la notte di un sonno agitato, vide che la promessa era stata mantenuta.

Il Re, certo che il suo ordine non poteva essere stato eseguito, aprì la porta della cella, pronto a far punire la giovane. Ma si fermò sbalordito: sul tavolo davanti a lui c'erano ben allineati sei rocchetti di fili d'oro. 

Il Re, soddisfatto, divenne ancora più avido e pensò di sfruttare la situazione a proprio vantaggio. 
-"Sei stata molto brava, ma ti manderò altra paglia perché mi serve dell'altro filo d'oro!"
Così fece condurre la figlia del mugnaio in una stanza molto più grande, piena di paglia, che anche questa volta doveva essere filata in una notte, se aveva cara la vita.
La ragazza, che non poteva svelare la storia dello gnomo, si disperò più di prima, ma nel corso della notte comparve ancora una volta lo gnomo. 
-"Cosa mi dai" chiese alla ragazza -"se ti aiuto ancora?"
-"L'unica cosa che mi resta è questo anello antico. Ti prego, accettalo e aiutami, altrimenti la mia sorte è segnata!"
L'omino prese l'anello, la ruota cominciò a ronzare e al mattino tutta la paglia si era mutata in oro splendente.

La mattina dopo a quella vista il re andò in visibilio,la fanciulla, dopo aver compiuto quel prodigio, gli sembrava adesso molto più graziosa di prima, ma non ancora sazio, fece condurre la figlia del mugnaio in una terza stanza ancora più grande delle precedenti, piena di paglia, e disse: -“Filerai un ultima volta della paglia per me e, se anche questa volta riuscirai a tramutarla in oro, io ti sposerò!” le disse.

Infatti egli pensava che da nessun'altra parte avrebbe trovato una donna tanto ricca.
A questo punto un grande sconforto assalì la ragazza, che pensava tra se: -"Se questa notte tornerà lo gnomo, non avrò più niente da offrirgli in cambio del suo aiuto! come riuscirò a salvarmi da questa situazione?" 
La poverina era disperata e pianse tutta la sera, finché a notte fonda arrivò nuovamente lo gnomo: 
-"Sono tornato ancora per aiutarti. Ma questa volta cosa mi darai in cambio?" 
La ragazza fra le lacrime rispose: -"Questa volta non ho proprio più niente da offrirti, purtroppo!" 
Lo gnomo la guardò sorridendo e disse: -"Ho saputo che il Re ti sposerà. Quando sarai Regina, io verrò a prendere il tuo primo figlio in cambio dell' aiuto che ti darò adesso per salvarti!" 
-“Chissà come andrà a finire!" pensò la figlia del mugnaio e, del resto, messa alle strette, non sapeva che altro fare, perciò accordò la sua promessa allo gnomo che, anche questa volta, le filò l'oro dalla paglia. 
Quando al mattino venne il re e trovò che tutto era stato fatto secondo i suoi desideri.
Divenuto ormai ricchissimo, fece assegnare alla figlia del mugnaio un appartamento in un' ala del castello e cominciò i preparativi per le nozze. La fanciulla si fece promettere che, una volta sposata, non sarebbe più stata obbligata a trasformare la paglia in oro. 
Il Re accettò, quindi furono celebrate le nozze. Con gran gioia del mugnaio fanfarone, il matrimonio, nonostante tutto, riuscì bene. 
Il Re e la Regina erano molto felici e lo furono ancora di più quando nacque un bel maschietto. 
Ormai la Regina aveva dimenticato le passate disavventure, finché un terribile giorno improvvisamente ricomparve lo gnomo: 
-"Sono venuto a prendere tuo figlio, ricordi il patto che avevamo fatto?" 
La regina inorridì sentendo quelle parole, e ricordando la promessa.
-"Non posso! Non posso mantenere quella promessa che ti feci sventatamente! Ti offrirò in cambio tutti i miei gioielli! Chiedimi qualsiasi altra cosa, ma ti supplico, non portarmi via mio figlio!" Singhiozzò la Regina, disperata. 
Lo gnomo però disse:-“No, qualcosa di vivo mi è più caro di tutti i tesori del mondo”. 
Allora la regina incominciò a piangere e a lamentarsi, tanto che l'omino s'impietosì e disse: -“Ti lascio tre giorni di tempo: se riesci a scoprire come mi chiamo, potrai tenerti il bambino, ma ricordati, ti lascio solamente tre giorni per scoprirlo, e tu sai per esperienza di quali incredibili magie posso essere capace!" 
E detto questo lo gnomo scomparve.

Questa volta la Regina corse dal Re e gli confessò tutto. 

Furono allora chiamati alla corte tutti i sapienti del regno, i quali consultarono i loro libri per cercare di trovare il nome dello gnomo. 
Sfortunatamente però nessun manoscritto da loro esaminato parlava di gnomi dalla lunga barba bianca, vestiti di rosso e capaci di fare mirabolanti magie.
La regina passò la notte cercando di ricordare tutti i nomi che mai avesse udito, inviò un messo nelle sue terre a domandare in lungo e in largo, quali altri nomi si potevano trovare. 
Il giorno seguente, quando venne l'omino, ella cominciò con Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e disse tutta una lunga sfilza di nomi, ma ogni volta lo gnomo diceva: -“Non mi chiamo così”. 

Il secondo giorno, ella mandò a chiedere come si chiamasse la gente nei dintorni e propose all'omino i nomi più insoliti e strani quali: Latte di gallina, Coscia di montone, Osso di balena. Ma egli rispondeva sempre: -“Non mi chiamo così”.


Erano già trascorsi due giorni e il tempo a disposizione stava per terminare, quando il terzo giorno tornò il messo e raccontò: -“Nuovi nomi non sono riuscito a trovarne, ma ai piedi di un gran monte, alla svolta del bosco, dove la volpe e la lepre si dicono buona notte, vidi una casetta; e davanti alla casetta ardeva un fuoco intorno al quale ballava un vecchietto vestito di rosso, quanto mai buffo, che ballava intorno a un fuoco e cantava:

-”Oggi fo il pane,
la birra domani, e il meglio per me
è aver posdomani il figlio del re.
Nessun lo sa, e questo è il sopraffino,
Ch'io porto il nome di Tremotino!"

All'udire queste parole, la regina si rallegrò e poco dopo quando l'omino entrò e le disse: 

-“Allora, regina, come mi chiamo?” 
ella da principio domandò: 
-“Ti chiami Corrado?” 
-“No.” 
-“Ti chiami Enrico?” 
-“No.” 
-“Ti chiami forse Tremotino?”

A questa parola un lampo colpì lo gnomo, che per la rabbia pestò in terra il piede destro con tanta forza, che sprofondò fino alla cintola, e poi nell'ira scomparve in una nube di fumo.

La Regina corse felice ad abbracciare il figlioletto e gli disse: 
-"Ormai sei salvo! Nessuno potrà più portarti via!"