giovedì 25 dicembre 2014

Buone Feste!!!


Salve avventori, Buon Natale!
Trascorrete delle buone feste, divertitevi, leggete e mangiate bene. 
Noi ci ritroviamo presto con la rubrica "Un anno di libri", in cui ripercorreremo il nostro anno di letture.
Ci auguriamo di rileggervi nel 2015 ancora più numerosi e partecipi.
Per conto nostro abbiamo in serbo nuove letture, recensioni, rubriche, tante sorprese e un po' di zig zag XD [cit. "C'è posta per te"]
Ancora Buon Natale e Buon Anno a tutti! ^-^
Muriomu e Little Pigo ♥

mercoledì 24 dicembre 2014

Chi ben comincia... #19

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti

"Giorni di zucchero fragole e neve" di Sarah Addison Allen

Salve avventori!
Siete pronti per la scorpacciata di questa sera?
Ricordate di non esagerare e di lasciare spazio per il dolce!
E a proposito di dolci, oggi vi propongo l'incipit di un libro dolcissimo e che, come potete leggere qui sotto, è adatto per essere letto in questo periodo di festa.
L'atmosfera è invernale, l'aria fredda porta con sé una promessa di neve, neve che la protagonista adora, come adora i dolciumi, gli zuccheri, i biscotti, la cioccolata *Q*__
Insomma un libro da leggere accoccolati sotto le coperte sgranocchiando biscotti.
Buona lettura e buona vigilia di Natale a tutti ^-^

“Josey si svegliò, vide la brina leggera sul vetro della finestra e sorrise. Finalmente faceva abbastanza freddo per indossare cappotti lunghi e collant. Faceva abbastanza freddo per le sciarpe e le camicette portate a strati, stile mimetica. Faceva abbastanza freddo per il cardigan rosso portafortuna, che era convinta avesse un potere speciale. Josey adorava quel periodo dell'anno. L'estate era una scocciatura, con quegli abiti leggeri in cui fingeva di sentirsi a proprio agio, nonostante fosse sicura di sembrare una pagnotta di pane bianco con la cintura. Il freddo era un tale sollievo. 
Josey andò alla finestra. La magnifica lucentezza della brina, simile a zucchero, ricopriva ogni cosa, e dai camini nella valle sotto la cittadina turistica si sollevava fumo bianco. Eccitata, Josey aprì la finestra, ma il telaio a ghigliottina si incastrò a metà e lei dovette picchiare con il palmo della mano per sollevarlo del tutto. Infine si aprì, facendo entrare l'aria pungente di inizio novembre, che avrebbe messo in fermento la cittadina in previsione dei turisti che il freddo portava sempre sulle alte montagne del North Carolina. 
Josey sporse la testa fuori e inspirò profondamente. Se avesse potuto mangiare l'aria fredda l'avrebbe fatto. Trovava che le ondate di freddo improvviso fossero come biscotti, come quelli allo zenzero. Nella sua mente avevano pezzetti di cioccolato bianco e una glassa fresca e croccante alla vaniglia. Le si scioglievano in bocca come neve, diventando caldi e cremosi.”

giovedì 18 dicembre 2014

I luoghi dei libri #3

Poche e semplici le regole:
♥ Postare la foto di un luogo   
♥ Riportare l'estratto del libro in cui il luogo è descritto
♥ Spiegare il perché di questa associazione
♥ Aspettate i commenti

Eccoci con un nuovo appuntamento de "I luoghi dei libri", la nostra rubrica nata per condividere i luoghi che abbiamo immaginato durante le nostre letture.
Protagonista di oggi è la casa che fa da sfondo all'affascinante racconto di Edith Wharton, "Più tardi", contenuto nell'antologia "Il libro delle storie di fantasmi", curata da Roald Dahl.
Nei brevi passi riportati qui potrete leggere la descrizione della dimora, che ho immaginato come un antica manor house di campagna, circondata dal verde e ricca di storia.


Tutti gli indizi rivelavano che la vecchia casa nascosta da una gobba delle colline aveva mantenuto stretti legami col passato. Quanto al fatto che non fosse né grande né eccezionale, ciò accresceva agli occhi dei Boyne il suo particolarissimo fascino: l’essere stata per secoli una profonda, oscura riserva di vita. Una vita, probabilmente, non delle più brillanti: e che certo per lunghi periodi si era lasciata scivolare all’indietro silenziosa come il quieto piovischio autunnale sullo stagno pescoso fra le piante di tasso; ma talvolta proprio le acque stagnanti dell’esistenza nutrono, nelle loro pigre profondità, singolari guizzi d’emozione, e fin dal primo momento Mary aveva avvertito un rimescolio misterioso di più intense memorie. 

E quel mattino in particolare, la sua rinata sicurezza conferì un sapore nuovo alla sua passeggiata. Dapprima andò nell’orto, là dove i peri a spalliera tracciavano complicati arabeschi sul muro e i piccioni svolazzavano e si lisciavano le piume sul tetto d’ardesia argentata della colombaia. 
Nel sistema di riscaldamento della serra c’era qualcosa che non andava, e, treni permettendo, si attendeva l’arrivo da Dorchester di un’autorità in materia, che avrebbe dovuto emettere una diagnosi sulla caldaia. Ma quando Mary s’immerse nella calda umidità della serra, fra aromi di spezie e ceree sfumature rosse e rosate di esotici fiori all’antica (anche la flora di Lyng era in carattere!), le fu comunicato che il grand’uomo non era ancora arrivato; così, decidendo che la giornata era troppo bella per sprecarla in un’atmosfera artificiale, uscì di nuovo all’aperto e, attraversato l’elastico tappeto erboso del campo da bowling, si diresse verso i giardini che si estendevano sul retro. Al loro limite estremo si alzava un terrapieno da cui, superando con lo sguardo lo stagno e le siepi di tassi, si godeva la vista della lunga facciata della casa, con i suoi camini contorti e i melanconici angeli sul tetto immersi in un alone di umidità dorata. Vista così dall’alto, incorniciata dall’ordinato labirinto dei giardini, con le finestre aperte e gli ospitali camini fumanti, sembrava trasmettere una sensazione di calore umano, come una mente lentamente maturata su un muro soleggiato d’esperienza. A Mary sembrò di non aver mai provato un simile senso d’intimità con la casa, un’eguale convinzione che essa custodisse soltanto segreti benevoli, mantenuti, come si dice ai bambini, ‘per il tuo bene’: un’eguale fiducia ch’essa fosse capace di racchiudere la sua vita e quella di Ned nel disegno armonioso della sua lunga, lunga storia intessuta nel sole.

martedì 16 dicembre 2014

Recensione: "La principessa dei desideri" di Alessio Sgrò

Titolo: La principessa dei desideri
Autore: Alessio Sgrò
Editore: Auto-pubblicato
Data di pubblicazione: 30 novembre 2012
Copertina e illustrazioni interne: Sumiti Collina
Pagine:18
Prezzo: 0,00 (ebook)

Trama:
Il sogno di un principe di incontrare la donna dei suoi desideri sta per diventare realtà. 
Con l'aiuto di una vecchia fattucchiera egli riuscirà finalmente a coronare il suo sogno d'amore, ma niente è come sembra e forse alcuni desideri sono destinati a restare tali...

Recensione:
Poche pagine per questo ebook illustrato che si rivolge al pubblico dei più piccini o almeno così sembrerebbe dato le poche pretese con cui il racconto viene narrato.
Non ci sono nomi, non vengono descritte ambientazioni e luoghi né le fattezze dei protagonisti.
Tutto si riduce, purtroppo, al racconto del semplice fatterello, che viene sbrigato in modo estremamente frettoloso.
Non c'è attesa, non c'è mistero, non c'è sentimento.
Non ci viene dato il tempo di affezionarci ai personaggi, di provare simpatia per i buoni e antipatia per i cattivi.
Il principe appare un arrogante che cerca la donna perfetta, senza mai soffermarsi a chiedersi se sarebbe davvero degno di cotanta perfezione.
La fattucchiera è una donna vecchia e brutta che cerca in modo scorretto di avere quello che non avrebbe potuto mai avere altrimenti.
Tutto qui. Di loro, del luogo in cui si svolge la storia, non sappiamo altro.
E se la giustificazione a tutta questa trascuratezza fosse la frase "dai su, non fare la pignola, si tratta di una favola per bambini" non sarebbe assolutamente accettabile.
Anche, e forse soprattutto, per le letture dedicate ai più piccoli certe descrizioni sarebbero necessarie e auspicabili per stimolare in loro la fantasia.
I bambini sono piccoli, ma non sono certo stupidi (e dovremmo fare di tutto anche per evitare che lo diventino), smettiamola quindi di trattarli come tali!
Perché riservare loro favole demenziali anziché scrivere qualcosa che li aiuti a riflettere, e a ragionare?
Nota positiva di questo ebook sono le illustrazioni di Sumiti Collina, davvero carine, hanno dato un valore ad un libro che altrimenti non ne avrebbe avuto alcuno.

Considerazioni:
Un vero peccato perché l'idea iniziale poteva dar vita ad una fiaba davvero carina.
Un principe che desidera una compagna perfetta, priva di difetti, e che dovrà arrendersi all'evidenza che la perfezione non esiste.
E questa sarebbe stata una morale davvero eccellente, se non fosse che in questa, come in tante altre fiabe, interviene la magia che risolve l'impossibile.
Nulla da dire certo, se in una fiaba ci deve essere la magia, ben venga, i bambini hanno il diritto di sognare, ma la morale in questa storia qual è? Nelle fiabe dovrebbe sempre essercene una!
E qui, volendoci ragionare sopra, potrebbero leggersi due versioni distinte.
Una versione, che più che morale sarebbe da definire "amorale", in cui praticamente ci viene detto che, se non siamo perfette in tutto e per tutto, non troveremo mai l'amore, perché solo quel genere di donna è desiderabile, mentre, se sei bruttina puoi essere comodamente gettata nel fuoco.
D'altra parte ci può anche essere una seconda lettura, nella quale ci viene detto che la perfezione non esiste, in quanto in fin dei conti, effettivamente nella storia la donna perfetta non esisteva, ma era solo il frutto di una magia.
Ma dubito che delle bambine piccole coglierebbero questa seconda sfumata versione, quando la prima è servita loro, per tutta la lettura, su un piatto d'argento (per dirla tutta più che servita è direttamente sbattuta in faccia).
La teoria del "non sempre ciò che è brutto è cattivo e non sempre ciò che è bello è buono", che viene accennata ad un certo punto della storia, lascia il tempo che trova, al momento in cui, alla fine della fiera, la vecchia fattucchiera di fatto era brutta e cattiva e la ragazza dei desideri era bella e buona.
E poi, diciamolo chiaramente, sulla questione del "tutto ciò che è bello è buono" non si può dire altro se non che sia una grande cavolata!
Persino in natura, spesso, i fiori più belli sono velenosi, i funghi più colorati sono tossici, e gli animali più affascinanti sono pericolosi.
E, molto spesso, sono le persone meno attraenti a rivelare l'animo più gentile, perché più propensi a dedicare il loro tempo ad altro, piuttosto che alla mera contemplazione di se stessi.

il mio voto per questo libro

giovedì 11 dicembre 2014

Recensione: "1984" di George Orwell

Titolo: 1984
Autore: George Orwell
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: 2002
Pagine: 336
Prezzo: 9,50 € 
Trama:
Winston Smith, trentanove anni, vive a Londra, capitale dell'Oceania, uno dei tre continenti in cui è suddiviso il mondo abitato.
Ha sempre vissuto a Londra, da che ne ha memoria. 
Lavora al Ministero della Verità, ma non sa più da quanto.
Tutto ciò che ricorda è il Partito che, nella figura del Grande Fratello, da sempre governa tutta l'Oceania.
La sua vita non è stata altro che obbedienza alle regole stabilite.
Fino a quando dentro di lui si insinua un dubbio: il Grande Fratello vuole davvero proteggere tutti dal nemico o l'unico pericolo alberga nel Partito stesso?

Recensione:
In uno scenario post-apocalittico, ambientato nell'anno 1984, tutto ciò che resta della Terra sono tre continenti in perenne guerra tra loro: l'Eurasia, l'Estasia e l'Oceania. In quest'ultima, e in particolare a Londra, vive Winston Smith, trentanove anni, uno dei tanti dipendenti del Ministero della Verità.
Il suo compito è salvaguardare l'immagine del Partito che da troppo tempo governa ogni cosa. Tutto ciò che deve fare è trasformare le continue menzogne del governo in verità da dare in pasto a coloro che sembrano non rendersi conto della realtà.
Tutto ciò che deve fare è continuare a nascondere l'odio che da più di sette anni non fa che insinuarsi in lui, un odio che ha un solo referente: colui che è a capo di tutto, e che deve essere rovesciato, il Grande Fratello.
Così un giorno come un altro il nostro protagonista decide di dare il via alla sua ribellione. In un mondo in cui la libertà non esiste, in cui anche un singolo movimento, un gesto o un'espressione del viso può costituire un reato, anche le cose più semplici sono proibite.
Winston sa bene che scrivere un diario potrebbe causargli la morte, ma il bisogno di lasciare un messaggio al futuro sembra essere più forte.

Egli era un fantasma isolato, che proclamava una verità che nessuno avrebbe mai udito, ma finché avesse continuato a proclamarla, in un qualche misterioso modo l'umana catena non si sarebbe spezzata. Non era facendosi udire che si salvaguardava il retaggio degli uomini, ma conservando la propria integrità mentale. Tornò al tavolo, intinse la penna nell'inchiostro e scrisse: 

Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero sia libero, gli uomini siano gli uni diversi dagli altri e non vivano in solitudine... a un tempo in cui la verità esista e non sia possibile disfare ciò che è stato fatto.

Per liberarsi dalle catene della schiavitù è necessario fare qualche sacrificio.
Così, con una penna e un vecchio quaderno rilegato, Winston inizia il suo percorso di liberazione, che potremmo idealmente suddividere in tre fasi: dal pensiero, alla scrittura, fino all'azione.
Se in un primo momento infatti l'uomo si limita ad immaginare un luogo senza obblighi, e soprattutto senza teleschermi pronti a seguire ogni sua mossa, man mano che andremo avanti assisteremo al suo cambiamento: Winston diventa più forte, meno timoroso dei pericoli e più consapevole delle conseguenze delle sue azioni.
Un ruolo importante in tutto questo lo avrà Julia. Solo grazie a lei la ribellione di Winston (e anche la sua) approda alla terza fase.
Il loro rapporto nasce difatti in primo luogo come reazione alle ferree leggi che vietano le relazioni tra i membri del Partito. Ogni loro fugace incontro rappresenta per i due amanti un attacco al Grande Fratello. Solo in un secondo momento alla valenza politica si affiancherà quella sentimentale.
Insieme a Julia, Winston inizierà un vero e proprio viaggio nel passato: dal caffè al cioccolato di un tempo, alle vecchie filastrocche, fino ai ricordi più importanti: la scomparsa improvvisa della mamma e della sorellina.
Ciò che sembrava sepolto di colpo riaffiora, così come il senso di colpa per non aver salvato la sua famiglia.

Il pensiero che ora colpì Winston fu che la morte della madre si era verificata, quasi trent'anni prima, in circostanze tragiche e dolorose che adesso sarebbero state impossibili. Si rese conto che il tragico apparteneva a un tempo remoto, a un tempo in cui ancora esistevano la vita privata, l'amore, l'amicizia, a un tempo in cui i membri di una famiglia vivevano l'uno accanto all'altro senza doversene chiedere il motivo. 
Il ricordo di sua madre gli straziava il cuore, perché sapeva che era morta amandolo, quando lui era troppo piccolo ed egoista per amarla a sua volta, e perché in un certo senso, che gli sfuggiva, aveva sacrificato se stessa a un ideale di devozione privato e inalterabile. 
Oggi cose simili non sarebbero potute accadere. Oggi la paura, l'odio e il dolore c'erano ancora, ma non esistevano più pene profonde e complesse, né la dignità data dall'emozione. Tutto ciò gli sembrava di vedere nei grandi occhi della madre e della sorella, che volgevano a lui lo sguardo da quell'acqua verde, a centinaia di tese nell'abisso, mentre ancora affondavano.

Solo ripensando a loro Winston si rende conto di ciò che ha perso, le emozioni, la capacità di amare qualcuno incondizionatamente.
La frase "noi non siamo umani" dice tutto. Solo i prolet possono ancora salvarsi.
Osservando la donna robusta che allegramente ogni giorno stende il bucato, Winston si rende conto che i sentimenti che i membri del Partito non riescono più a provare appartengono ancora al popolo.
E' loro il futuro, è loro la speranza della rivoluzione. La loro forza e la loro tenacia è l'unica in grado di rovesciare il Grande Fratello.
Questa consapevolezza, che diviene man mano più evidente, rappresenta uno dei punti di svolta dell'intera vicenda, quella che darà idealmente il via alla seconda parte del romanzo (in realtà per l'autore le fasi sarebbero tre), contrassegnata da un ritmo decisamente più veloce. Se infatti per buona parte del libro la narrazione procede lentamente, e consiste praticamente nel seguire passo passo la vita di Winston (a lavoro, a casa, nel nascondiglio con Julia), nei capitoli finali la vicenda prende una piega decisamente diversa, più intensa e talvolta cruenta.
In ogni caso tutto il libro è caratterizzato da descrizioni accurate e dettagliate, e riflessioni estremamente profonde.
Queste ultime, per quanto interessanti, e in molti casi applicabili anche al giorno d'oggi, hanno però il deficit di spostare l'attenzione, eclissando le figure dei personaggi, che in alcuni frangenti paiono essere dei meri espedienti per esprimere delle considerazioni più importanti ed estranee alla storia in sé.
Ciò è evidente nell'intero capitolo dedicato al libro di Goldstein, che non fa altro che confermare i pensieri che Winston aveva già espresso più e più volte (una ridondanza assolutamente inutile).
D'altra parte le scene di vita familiare, i ricordi d'infanzia, l'osservazione del mondo dei prolet, che rappresentano a mio avviso i passi più coinvolgenti, risultano essere fin troppo rari, e lasciano fin troppe questioni in sospeso.
Nonostante queste piccole cose che, devo ammettere, mi hanno lasciato un po' perplessa, consiglio sicuramente questo libro agli amanti del genere distopico. Inoltre "1984" è uno di quei fortunati casi di classici senza tempo, che non perdono valore con l'andare degli anni, e risultano sempre attuali.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Riuscite ad immaginare una realtà in cui un solo partito regna incontrastato?
Un mondo in cui, pena la morte, non si può fare altro che seguire le sue regole?
Immaginate una vita scandita solo dall'orario di sonno e di veglia, in cui tutti non fanno altro che lavorare senza sosta, senza assaporare mai i frutti dei loro sacrifici.
E soprattutto provate a pensare a come vi sentireste sapendo che ogni vostro movimento, ogni parola, sguardo, espressione e perfino un sospiro sono perennemente osservati da un team di esperti che non fa altro che attendere il momento in cui il vostro corpo tradirà le emozioni che da tempo nascondete, rivelando il profondo odio che nutrite per chi sembra controllare tutto.
Bene, se ci siete riusciti allora potete anche intuire l'effetto che fa questo libro.
Se mi chiedessero difatti qual è il maggior pregio che ha l'opera di Orwell risponderei l'impatto psicologico che riesce a creare.
Lo scenario desolante e soprattutto l'assenza di qualsiasi libertà non fanno che rendere la narrazione sempre più angosciante.

Il teleschermo riceveva e trasmetteva contemporaneamente. Se Winston avesse emesso un suono anche appena appena più forte di un bisbiglio, il teleschermo lo avrebbe captato; inoltre, finché fosse rimasto nel campo visivo controllato dalla placca metallica, avrebbe potuto essere sia visto che sentito. Naturalmente, non era possibile sapere se e quando si era sotto osservazione. Con quale frequenza, o con quali sistemi, la Psicopolizia si inserisse sui cavi dei singoli apparecchi era oggetto di congettura. Si poteva persino presumere che osservasse tutti continuamente. Comunque fosse, si poteva collegare al vostro apparecchio quando voleva. Dovevate vivere (e di fatto vivevate, in virtù di quell'abitudine che diventa istinto) presupponendo che qualsiasi rumore da voi prodotto venisse ascoltato e qualsiasi movimento — che non fosse fatto al buio — attentamente scrutato. 

Prese dalla tasca una moneta da venticinque centesimi. Anche qui, in caratteri chiari e netti, erano incisi gli stessi slogan. Sul rovescio, la testa del Grande Fratello, i cui occhi anche qui parevano seguirvi. E lo stesso valeva per i francobolli, le copertine dei libri, gli stendardi, i manifesti, i pacchetti di sigarette. Quegli occhi vi seguivano ovunque e ovunque vi avvolgeva la stessa voce. Nella veglia o nel sonno, al lavoro o a tavola, in casa o fuori, a letto o in bagno, non c'era scampo. Nulla vi apparteneva, se non quei pochi centimetri cubi che avevate dentro il cranio.

Il seguire giorno per giorno la quotidianità di Winston, vedere come escogita piani anche solo per leggere segretamente un bigliettino, o per sfiorare di sfuggita la mano della sua amata, non possono lasciare indifferente il lettore.
Il confronto poi tra le scene che hanno come sfondo il Ministero o l'alloggio di Winston e gli attimi di libertà con Julia (nel nascondiglio del signor Charrington o nel bosco) non fanno che rendere tutto ancora più evidente.
Solo quando sente di non essere controllato il protagonista è davvero se stesso. Esente dalle regole e dai condizionamenti, capace del controllo delle sue azioni e della sua mente, capace finalmente di pensare e di ricordare.
Ogni minuto lontano dai teleschermi è un'opportunità per recuperare ciò che credeva perduto: non solo gli oggetti ormai introvabili, come stampe o vero caffè, o le vecchie filastrocche, ma anche l'amore e i sacrifici che solo una madre è capace di fare.
Devo ammettere che le seppur rare parti incentrate sull'infanzia dell'uomo sono state quelle che ho preferito, le uniche in cui si intravede un po' di umanità, e che rivelano emozioni sincere. Solo il confronto tra il passato, ossia i tempi antecedenti al Grande Fratello (o anche l'attuale mondo dei prolet) e la situazione presente può farci capire il vero stato delle cose.
Gli attuali abitanti della terra non sanno cosa significa vivere, non sanno più amare.
Il rapporto con Julia ne è la prova: dapprima politico, poi fisico, infine affettivo. Ma mai vero amore.
Ormai le persone come loro hanno dimenticato l'affetto ricevuto e sono incapaci di provarlo a loro volta.
Inoltre lo stesso Orwell risulta abbastanza contraddittorio riguardo la natura del loro rapporto.
In alcuni momenti Winston sembra soffrire l'assenza di Julia, in altri pare dimenticarsi addirittura della sua esistenza.

Solo assai di rado pensava a Julia. Non riusciva a concentrarsi su di lei. L'amava e non l'avrebbe tradita, ma si trattava semplicemente di un fatto nudo e crudo, come le regole dell'aritmetica. Non sentiva affetto per lei: anzi, quasi non si domandava che cosa le stesse accadendo.

Basti pensare all'ultima parte del romanzo, quella della cattura e della tortura. Entrambi non esitano a procurare sofferenze all'altro pur di liberarsi delle loro pene.
Per quanto riguarda proprio gli ultimi capitoli non sono di certo privi di colpi di scena.
Tuttavia una delle cose che mi ha colpito di più di quest'ultima parte è stata la capacità di Orwell di dare un senso logico a tutti i dettagli disseminati nel corso della lettura, dal terrore improvviso alla vista dei topi, ai ricordi legati alla cioccolata, all'abbraccio materno intravisto in una pellicola.
Quello che invece mi ha un po' deluso è stato il fatto di non dare un seguito a questi dettagli. Ad esempio, nell'ultima parte veniamo a conoscenza che ciò che terrorizza di più il protagonista sono i roditori, ma non ci viene detto se questa paura avesse o no un perché.
Allo stesso modo l'autore non esplicita se il gin che viene servito ad ogni ora del giorno abbia o meno l'effetto di alterare lo stato mentale di chi lo assume (a mo' di stupefacente e non di un normale alcolico) come in effetti sembrerebbe.
Non sappiamo inoltre che fine abbiano fatto la madre e la sorellina di Winston. Chi le ha sequestrate (a quei tempi ancora non c'era il Grande Fratello) e per quale motivo? E perché il padre non era con loro?
Queste e altre domande restano purtroppo senza risposta.
Di contro altri concetti vengono ribaditi più e più volte. In alcuni momenti, devo ammetterlo, mi è parso addirittura che Orwell credesse che il suo pubblico fosse talmente stupido da non riuscire ad afferrare le cose se non alla nona o decima volta.
Una delle cose che invece ho apprezzato è l'analisi delle tecniche psicologiche (e delle torture fisiche) utilizzate dal Partito per deviare le menti. E' stato interessante soprattutto vedere come molti di questi meccanismi (per fortuna non tutti) siano ancora oggi utilizzati dalla politica per convincere gli elettori con ideali e false promesse.
In conclusione, nonostante le mancanze che ho delineato, credo che il romanzo di Orwell sia uno di quei libri da leggere, non tanto per la storia in sé, quanto perché nati con lo specifico scopo di far riflettere, sulla società, sul potere e sulla fragilità della mente umana.

il mio voto per questo libro

martedì 9 dicembre 2014

Intervista a Ilaria Pasqua, autrice della trilogia "Il Giardino degli Aranci"

Salve avventori!
Oggi il Café Littéraire ha il piacere di intervistare Ilaria Pasqua, autrice, tra le altre cose, della trilogia distopica "Il Giardino degli Aranci".
Come ben saprete, pochi mesi fa ho potuto leggere e recensire il primo capitolo di questa saga (per la recensione cliccate qui), che ha il pregio di saper mescolare generi diversi, dal fantasy al distopico, sino al romance.
Una lettura che consiglio vivamente.
Prima di lasciarvi all'intervista, colgo l'occasione per ringraziare nuovamente Ilaria per aver accettato di buon grado il mio invito!

♥ Ciao Ilaria!
Ti ringrazio di avermi concesso quest'intervista.
Ho recentemente letto e recensito il tuo romanzo "Il Giardino degli aranci - Il Mondo di Nebbia" e sono rimasta piacevolmente colpita dalla trama complessa e ben congegnata che hai saputo creare.
Come i tuoi lettori sapranno, protagonista della tua storia è una ragazza, Aria, che sente di vivere in un mondo che non le appartiene, in cui il tempo non scorre, e tutti sembrano girare a vuoto.
Parte fondamentale della vita di Aria, e degli altri abitanti del mondo di nebbia, sono gli incubi, esseri di fumo nero che si materializzano, al risveglio, ai piedi dei loro creatori.
Com'è nata l'idea di questa storia?

Grazie a te per l’invito e per le belle parole!
L’idea è nata durante una passeggiata in montagna. La prima immagine è stata quella di Will e dei suoi serpenti, da quel momento ho cercato di capire cosa potessero significare ed è nata la storia.
Ero sicura sin dall’inizio di dare agli incubi un ruolo centrale, dovevano avere una natura “negativa”, essere un peso, allo stesso tempo un monito. Volevo sin da subito che avessero con i protagonisti un legame profondo e di interdipendenza. Alla fine nel Mondo di Nebbia senza è impossibile vivere, o almeno farlo a lungo. È intorno a questa suggestione che ho costruito la storia.


♥ Proprio gli incubi permetteranno ad Aria di fare un vero e proprio viaggio nell'inconscio.
La ragazza troverà così il modo di avvicinarsi lentamente alla verità dei fatti, e ricordare tutto quello che credeva perduto.
Ma questo percorso sarà anche per lei l'occasione per affrontare le sue paure e il dolore mai superato.
Per gran parte del libro troviamo infatti Aria incapace di scegliere: tornare indietro e guardare in faccia il suo passato, o cercare di dimenticare ancora.
E' stato difficile rendere per iscritto questo dissidio?

In realtà non proprio, è uscito tutto molto naturale, forse perché mi sono immaginata in situazioni del genere un’infinità di volte. È un dissidio che mi appartiene e a cui è facile abbandonarsi.
Aria deve scegliere, affrontare le sue paure vuol dire per lei trovarsi faccia a faccia con quel passato, non è stato facile per lei e nemmeno per me metterla in guai così seri.


♥ Importante per Aria è il rapporto con Will.
Sarà lui infatti a guidarla nel suo viaggio verso la verità. Will è l'unico che sembra davvero capirla.
Dall'altra parte troviamo invece Henry, l'amico su cui Aria può sempre contare, che sembra provare per lei dei sentimenti più forti della comune amicizia.
Come sei riuscita ad evitare che il rapporto tra questi tre personaggi si trasformasse nel solito triangolo amoroso?

Henry non ha mai avuto una reale possibilità, il suo ruolo nella storia non è mai stato completare un triangolo, lui è molto più di questo, e ne è cosciente quanto me, sin dall’inizio. Senza la sua presenza né Aria né Will sarebbero quelli che sono. È il peso che equilibra la bilancia della loro amicizia.


♥ "Il Giardino degli aranci" può essere definita una trilogia fantasy-distopica.
Il 17 ottobre è stato pubblicato il secondo capitolo di questa storia.
Con il primo libro molte questioni sono rimaste in sospeso: dalla vera natura dei Sacerdoti alla presenza misteriosa della vecchia e dell'uomo che la accompagna. Quanti di questi misteri saranno svelati?
Inoltre, per chi non l'avesse già letto, puoi dirci qualcosa dell'ambientazione che troveremo ne "Il Mondo del Bosco"?

Nel secondo libro i Cinque Sacerdoti saranno protagonisti, perciò si scoprirà molto su di loro.
Per la vecchia donna e il suo alleato si dovrà aspettare un po’ di più, svelerò tutto nel terzo libro.
Il Mondo del Bosco, come dico sempre, è il mondo anti-Aria, è oppressivo in una differente maniera; i personaggi si troveranno incastrati in una realtà che non ha nessuna considerazione delle donne, e Aria non riuscirà quasi a respirare, sarà controllata, osteggiata, non sarà per nulla facile. Il Mondo del Bosco è sempre in guerra, tutti combattono per abitudine senza capire bene perché lo fanno, è un altro modo di girare a vuoto…


♥ Hai iniziato a lavorare al terzo libro della trilogia? A questo proposito hai già stabilito il destino dei vari personaggi o è ancora tutto da definire?

Del terzo libro ho già una prima bozza pronta, il destino dei personaggi è ormai deciso… ma finché non avrò finito di rileggerlo, e rileggerlo e rileggerlo chi può dirlo?


♥ Oltre a "Il Giardino degli aranci" sei anche autrice del libro "Il bambino nascosto nel buio", tuo primo lavoro, e di un'altra trilogia distopica, "Le tre lune di Panopticon".
Cosa puoi dirci al riguardo?

"Il bambino nascosto nel buio" uscirà prima di Natale, è sempre un distopico ma lo sento più legato alla fantascienza. In questo caso il protagonista è un trentenne che sente ingiusta la realtà in cui vive, un po’ come Aria con il suo Mondo di Nebbia, anche lui ha qualcosa con cui scendere a patti, ma credo che l’ambientazione sia ancora più crudele. Mentre lo scrivevo a volte mi venivano i brividi, e mi dicevo “che mondo orrendo ho creato”.
Anche "Le tre lune di Panopticon" è precedente a "Il giardino degli aranci", ma probabilmente si concluderà dopo, sto ancora lavorando al secondo volume.


♥ Ho letto che ne "Le tre lune di Panopticon" la tua protagonista si trova a vivere in un mondo in cui le parole iniziano improvvisamente a scomparire. Compito di Sofia sarà quello di trattenerle prima che sia troppo tardi. Qual è l'origine di questa trama così particolare?

Stavo facendo un giro in libreria e ho iniziato a pensare a come sarebbe stato un mondo senza parole, da lì è nata l’idea folle di scriverci una storia. Ho provato a mettermi in quei panni e mi sono lasciata andare, cercando di immaginare un mondo del genere. Come reagirebbero le persone? È stata la prima domanda che mi sono posta, da questo ovviamente dovevo rendere i libri totali protagonisti, affidargli addirittura le sorti di Panopticon, e anzi renderli “creatori” del mondo.


♥ In questo romanzo le parole sembrano avere un ruolo prettamente positivo.
D'altra parte, soprattutto oggigiorno, ci rendiamo conto di come i media e le aziende di ogni genere tentino spesso, con i giornali, le tv, gli spot commerciali e i cartelloni pubblicitari, di guidare proprio con le parole (e le immagini) le nostre scelte.
Hai considerato, nel tuo libro, questa doppia valenza del linguaggio?

Nel libro sono tutti dipendenti dalle parole, senza rendersene troppo conto, e lo dimostra il panico che si scatena quando se ne vanno, però mi sono soffermata più sugli aspetti positivi, “ideali”, piuttosto che sul controllo che esercitano. Se vogliamo, l’aspetto “pubblicitario” l’ho trattato meglio nel primo libro, lì gli spot, la televisione, i cartelloni non solo guidano il gusto dei cittadini ma lo impongono.


♥ "Le tre lune di Panopticon" è stato pubblicato da Lettere Animate Editore mentre "Il Giardino degli aranci" da Nativi Digitali Edizioni.
"Il bambino nascosto nel buio", pur essendo il tuo primo lavoro, è stato invece l'ultimo a vedere la luce.
In generale è stato difficile trovare qualcuno disposto a pubblicare i tuoi romanzi? Quali consigli puoi dare agli eventuali aspiranti scrittori "in ascolto"?

Sicuramente ci vuole moltissima pazienza. Non è stato difficile ma lungo, prima le varie ricerche, poi i contatti, infine l’attesa interminabile…  a tutti gli aspiranti scrittori consiglio di avere pazienza, di non arrendersi mai, nemmeno di fronte ai rifiuti, di non perdere in nessun caso la fiducia in ciò che si è scritto.


♥ Parlando un po' di te com'è nato il tuo amore per la scrittura? Quando hai capito che poteva diventare un mestiere?
Quali sono i tuoi altri interessi?

Ho sempre scritto diari, sin da bambina, ma senza chiedermi mai perché lo facessi, era un semplice stimolo, quasi un riflesso condizionato. All’università sono stata spinta da un professore a dedicarmi di più alla scrittura, e lì mi sono resa conto di quanto mi piacesse. Gli stimoli ricevuti durante quegli anni hanno riacceso la passione per la lettura e hanno fatto sbocciare questo desiderio che finalmente aveva una vera forma.
La firma del primo contratto mi ha fatto capire che dovevo continuare. Ma l’avrei fatto comunque perché ne sento l’estremo bisogno.
Esclusa la lettura, adoro il cinema, questa è una passione che ho da sempre. Se non sono a casa a leggere e scrivere, mi trovate di certo in sala!


♥ Immagino tu sia anche una grande lettrice. Che genere prediligi?
Quali scrittori, se ci sono, rappresentano o hanno rappresentato per te dei punti di riferimento?

Chiaramente amo la letteratura di genere, a partire dalla fantascienza e la distopia, ma non solo. Leggo molto realismo magico e narrativa contemporanea perlopiù americana.
Il primo che mi viene da citare è sicuramente Philip K. Dick, seguito da George Orwell, Ray Bradbury e Richard Matheson, staccandosi dalla fantascienza c’è di certo Haruki Murakami, José Saramago, Jonathan Coe, Aimee Bender e, ultimo ma non ultimo, Calvino. Tutti loro rappresentano dei punti di riferimento irrinunciabili.


♥ Ci sono dei libri a cui sei particolarmente legata? E quali sono invece i libri che definiresti "da leggere assolutamente"?

I libri che mi sono cari sono moltissimi e perlopiù coincidono con quelli che consiglierei assolutamente. "Tempo fuori luogo" e "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" Di Philip K. Dick, "1984" di George Orwell, "City" di C.D. Simak, "Il ritratto di Dorian Gray" di Oscar Wilde, "Cime tempestose" di Emily Brontë, "La casa del sonno" di Jonathan Coe, "Dance Dance Dance" di Haruki Murakami, "Queste oscure materie" di Philip Pullman, "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters, "Il tempo è un bastardo" di Jennifer Egan, "Ogni cosa è illuminata" di Jonathan Safran Foer, "Narciso e Boccadoro" di Herman Hesse, "Suite francese" di Irène Némirovsky, "Cecità" di José Saramago, "La strada" di Cormac McCarthy, "Legami di Sangue" di Octavia Butler, "Se questo è un uomo" di Primo Levi, "Se una notte d’inverno un viaggiatore" di Calvino.
Libri importanti, impossibili da dimenticare, di quelli che sai ti accompagneranno per il resto della vita.


♥ Per quanto concerne i tuoi progetti per il futuro, c'è già qualche altra storia che aspetta solo di essere messa nero su bianco?

Sì, un paio a dire il vero, più legate al realismo magico. Ma le sto ancora elaborando e hanno bisogno di tempo per sedimentarsi. Poi inizieranno a tormentarmi ed a quel punto sarà arrivata l’ora di prestar loro attenzione.


♥ Ti ringrazio Ilaria per la tua disponibilità e per il tempo che hai concesso a me e ai lettori del Café Littéraire di Muriomu.
Ti faccio un enorme in bocca al lupo per la tua carriera!

Grazie a te per avermi ospitata nel tuo spazio e crepi il lupo!

mercoledì 3 dicembre 2014

In my mailbox #12



Per la gioia di alcuni Dicembre è arrivato! 
Dico alcuni perché sì, adoro il Natale, l'aria frizzante che sa di neve, di legna bruciata, di pettole e cannella.
Amo le fiere, i mercatini, i presepi e amo che le città del mondo diventino più belle e colorate grazie a milioni e milioni di lucine.
Tutto è magico, talmente magico che in questo periodo mi costringo anche a sopportare il freddo.
Sopportare appunto! Perché per quanto mi riguarda passato il 6 Gennaio, e conclusa l'atmosfera festiva, sarebbe perfetto (un vero e proprio sogno) se ci fosse un repentino e istantaneo cambio di temperatura e si potesse tornare ad indossare le maniche corte XD
Comunque... mese nuovo e nuovi libri che ci attendono sul comodino, o nei nostri dispositivi digitali.


♥ La morte delle api di Lisa O'Donnel
Come vi avevo già detto in questo post, era da molto che desideravo continuare la lettura di questo libro... ma (si ok, potrà sembrarvi assurdo e maniacale) ciò che mi ha sempre frenato è stata l'orripilante cover italiana. (╯°□°)╯︵ ┻━┻ 
A mia discolpa vi giuro che non si può guardare!
Tuttavia... per ora leggerò la versione ebook... e, se il libro mi dovesse davvero piacere tanto, e se la casa editrice italiana non si deciderà a stampare una riedizione con una cover migliore (io preferirei la cover originale, grazie) prenderò una copia della versione originale U_U
Così potrò anche leggerlo in lingua, aiutandomi con l'ebook dall'orrida copertina (che mi guarderò bene di prendere in considerazione). Tiè U_U

 Miss Charity di Marie-Aude Murail
Questo è il classico libro che colpisce a prima vista, di cui pur sapendo poco o nulla, appena incontra il tuo sguardo, desideri averlo nella tua libreria.
Di questa autrice, attualmente possiedo due libri (questo è il secondo dopo "Mio fratello Simple"), non ne ho letto ancora nessuno, ma diciamo che le concedo tutta la mia fiducia XD
Vi farò sapere se questa è stata ben riposta appena ne avrò letto almeno uno ^_^


 7 racconti di Edgar Allan Poe
Questo libro è un ebook gratuito che ho trovato nello store iBooks.
Sette racconti del più famoso scrittore horror di tutti i tempi.
È un libro illustrato, quindi cos'altro vi devo dire?
Poe - Gratuito - illustrato: una magica combo alla quale non si può resistere XD





 L'isola della paura di Dennis Lehane 
Ho desiderato leggere questo libro da quando ne ho scoperto l'esistenza.
Ho visto, tre o quattro di anni fa, il film che ne è stato tratto, "Shutter Island", e ne sono rimasta davvero colpita! 
Uno di quei film che ti lascia a bocca aperta per il finale inaspettato (obiettivo che con me hanno raggiunto solo "The Others" e pochissimi altri).
Ovviamente la suspance e il colpo di scena durante la lettura saranno assenti o comunque presenti in maniera molto minore, però sono ugualmente curiosa di leggere come la storia, e i vari equivoci sono stati resi su carta.


♥ La principessa dei desideri di Alessio Sgrò
Libricino gratuito che ho trovato per caso nello store di iBooks.
Una fiaba per bambini, di sole 13 pagine.
L'ho scaricata soprattutto perché ho letto che era una fiaba illustrata ed ero curiosa di vedere queste illustrazioni. Ovviamente l'ho letto in un attimo e presto ve ne parlerò un po' meglio in una breve recensione.

martedì 25 novembre 2014

Estratto: "1984" di George Orwell

Salve avventori!
Il passo che vi propongo oggi è tratto da uno dei libri che ho letto recentemente, ossia "1984" di George Orwell.
Come molti sapranno il romanzo dipinge in modo esemplare le dittature instauratesi in tutto il mondo a seguito di un immaginario disastro atomico. In particolare l'attenzione dello scrittore si concentra sull'Oceania, uno dei tre continenti superstiti, governata dal brutale Grande Fratello e dalle sue ferree regole: non pensare, non amare, non provare alcuna emozione, ma soprattutto obbedire sempre e solo al Partito.
Una delle cose che ho amato di più di questo libro è il contrasto tra questo scenario arido e sterile e i veri sentimenti che sembrano appartenere ormai solo al passato. 
Tuttavia Winston, il protagonista della storia, osservando il ceto popolare dei prolet, si rende conto che non tutto è perduto, che forse un futuro senza il Grande Fratello è ancora possibile...

Quella donna laggiù in cortile non possedeva una mente, aveva soltanto un paio di braccia robuste, un cuore caldo e un ventre fertile. Winston si chiese quanti figli avesse messo al mondo. Con ogni probabilità, almeno una quindicina. Per un anno, forse, era stata in piena fioritura, in una sorta di selvatico rigoglio, poi d'un tratto si era gonfiata, come un fiore quando viene fecondato, e si era fatta tozza, violacea, grossolana. Da quel momento la sua vita non era stata altro che lavare panni, strofinare pavimenti, rammendare, cucinare, spazzare, lucidare, rattoppare, poi di nuovo strofinare, lavare panni, prima per i figli, quindi per i nipoti, e così per trent'anni, senza interruzione. 
Dopo tutto questo patire, continuava a cantare. Quella sorta di mistica reverenza che egli provava nei suoi confronti si confondeva in qualche modo con l'aspetto del cielo pallido e senza nubi che si allungava all'infinito dietro i comignoli delle case. 
Era curioso pensare che tutti, in Oceania come in Estasia, erano sotto il medesimo cielo. E anche le persone sotto il cielo erano più o meno le stesse in ogni luogo — ovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di persone come questa, che non sapevano nulla delle rispettive esistenze, separate com'erano da mura di odio e di menzogne, eppure affatto simili — persone che non avevano mai appreso a pensare ma che racchiudevano nei loro cuori e ventri e muscoli il potere che un giorno avrebbe messo il mondo sottosopra. 
Se una speranza c'era, questa risiedeva fra i prolet! Pur non avendo letto la fine del libro, sapeva che il messaggio conclusivo di Goldstein doveva essere questo. Il futuro apparteneva ai prolet.

venerdì 21 novembre 2014

I luoghi dei libri #2

Poche e semplici le regole:
♥ Postare la foto di un luogo   
♥ Riportare l'estratto del libro in cui il luogo è descritto
♥ Spiegare il perché di questa associazione
♥ Aspettate i commenti

Nuovo appuntamento con "I luoghi dei libri", la rubrica creata da noi per condividere con chi ci legge i luoghi che abbiamo immaginato durante le nostre letture.
Oggi protagonista di questo appuntamento è l'Harper's Bar sulle rive di Shell Beach, il locale aperto dal papà di Daisy, la piccola protagonista di "Hamburger e miracoli sulle rive di Shell Beach" di Fannie Flagg.
Nel breve estratto che vi propongo potete leggere della prima descrizione che ci viene data del locale, quando per la prima volta Daisy ci mette piede dentro e lo descrive a noi lettori.
E' il 29 maggio 1952 e io mi sono immaginata il posto più o meno così...


“Siamo arrivati a Shell Beach alle quattro e mezza del pomeriggio ed è un posto bellissimo. 
La sabbia è bianca come farina e l’acqua è verde e trasparente, come quella del fiume Pearl. Non c’è un albero a pagarlo oro. 
Il bar è in fondo alla strada che porta alla spiaggia. Persino io ho capito subito che il posto è ideale. 
Dall'altra parte della strada c’è un dancing che si chiama Little Casino. 
Papà “ha preso la chiave e ha aperto la porta. 
Il bar è splendido. 
Ha sei séparé di plastica verde acido, con sei tavoli e sedie dello stesso colore, e dalla finestra si vede il golfo del Messico. Ci sono una cucina, un juke-box con le lucine verdi e rosa e i pulsanti rossi, e io posso farlo suonare gratis.”

Nell'immagine il "Nifty Fiftys Soda Fountain" a Port Townsend, Washington

mercoledì 19 novembre 2014

Recensione: "Pattini d'argento" di Mary Mapes Dogde

Titolo: Pattini d'argento
Titolo originale: Hans Brinker; or, the Silver Skates
Autore:  Mary Mapes Dogde
Editore: Bur
Data di pubblicazione: Gennaio 2009
Pagine: 192
Prezzo: 8,90 € 

Trama:
Sullo sfondo del lindo paesaggio olandese, la storia di Hans e Gretel ci riporta nell'idilliaco clima dei primi del secolo, quando i mulini a vento non funzionavano solo per i turisti, e attraversare il Paese con i pattini era un'avventura a portata di mano.

Recensione: 
Mary Mapes Dodge in queste pagine ci racconta una storia in cui i protagonisti sono un gruppo di ragazzini.
È attorno alle loro vicende che scorre la storia.
Hans, Gretel e la loro sfortunata famiglia, colpita dieci anni prima da una disgrazia che li ha portati alla misera condizione in cui stentano a vivere e all'isolamento.
Trattati da reietti pur non avendo nessuna colpa.
Hilda, Peter, Lambert e i loro amici, tutti più o meno benestanti, si districano tra la scuola e divertenti pomeriggi sui pattini.
La notizia della competizione imminente, la gara di pattinaggio, che vedrà assegnare al fortunato vincitore un paio di nuovissimi pattini d'argento, mette tutti i ragazzini in fibrillazione, Hans e Gretel compresi che, nonostante le difficoltà, troveranno un modo per parteciparvi.
La storia però non gira attorno alla gara, come si potrebbe pensare, essa passa invece in secondo piano.
Quello a cui viene dato maggiormente risalto sono i caratteri dei ragazzini: chi pigro, chi gentile, chi dispotico, chi generoso.
Protagonisti della storia sono soprattutto i buoni sentimenti.
Ma pattini d'argento non è solo questo.
Attraverso le vicende di Hans, Gretel, Hilda e dei loro amici, ci viene raccontato delle differenze sociali, dei pregiudizi e di chi, con forza e coraggio, li combatte.
Pattini d'argento parla di comprensione, compassione, amore per la famiglia e per la propria nazione.
L'Olanda, terra affascinante e unica, non fa solo da cornice al racconto, ma ne è il soggetto principale, il luogo in cui tutto avviene e senza il quale la storia non esisterebbe.
Il modo in cui viene narrata e descritta ne mostra un amore profondo e sincero che, con altrettanto amore, viene trasmesso al lettore.
Le descrizioni delle varie città, e del modo incantevole in cui queste si trasformano, nel passaggio dall'estate all'inverno, in immense piste di ghiaccio, è estremamente affascinante. 
Come lo è leggere lo spostarsi della gente, da una città all'altra, su pattini, o ancora del viaggio da Broek all’Aja, passando da Amsterdam, Haarlem, visitando i musei di Leida, la descrizione delle dighe, dei canali, dei battelli trainati da cavalli, dei famosi mulini a vento, delle bellezze e allo stesso tempo delle difficoltà che comporta essere un cittadino olandese.
Tutto questo ha reso la lettura non solo piacevole, ma interessante.
Se la storia in sé per sé, pur essendo gradevole, alla fine si è risolta in maniera fin troppo banale, è proprio la sua ambientazione, e il racconto che viene fatto della vita e dei luoghi in cui essa si svolge, che dà a questa lettura un valore aggiunto.

Considerazioni:
Come ho detto poc'anzi questo libro racconta una storia carina e piacevole, che probabilmente non avrei apprezzato, quanto invece ho fatto, se fosse stata raccontata in modo diverso.
Ciò che rende speciale questo libro è l'amore che si legge nella descrizione della terra in cui è ambientato, un amore sincero e autentico e non pubblicitario.
La scrittrice è americana, quindi non ci parla della sua terra, ma la racconta con una tale passione, descrivendone non solo i pregi ma anche i difetti, che pare strano sapere che non è un elogio alla sua terra e ai suoi concittadini quello che fa, non c'è faziosità nel suo giudizio.
È il giudizio oggettivo di chi sa riconoscere il valore e la caparbietà di una nazione che ha lottato e lotta per restare dignitosamente a galla.
Leggendo questo libro, fare il paragone con Cuore di Edmondo De Amicis, letto poco tempo fa. è stato automatico.
Scritte a pochi decenni di distanza, entrambe le storie sono incentrate su ragazzini che hanno pressoché la medesima età, e entrambe danno particolare risalto alla nazione in cui sono ambientate.
Ciò che è estremamente diverso è il modo in cui lo fanno.
Non c'è politica, non c'è propaganda, non c'è finto eroismo nelle pagine di Pattini d'argento.
L'Olanda che ci viene descritta, dove l'ordine e la civile convivenza regnano sovrani, non è diversa da quella che conosciamo oggi.
Quella terra in cui ci si sposta per la maggior parte in bicicletta, e dove queste vengono spesso lasciate per le strade, senza catene, con nessuno che le custodisca, e senza il timore (fantascienza in Italia) che qualcuno le porti via.
Ora, seppur la descrizione dall'Olanda mi abbia fatto innamorare, non si può dire che il resto della storia sia privo di difetti.
Tutta la parte finale è risolta in maniera molto banale, e prevedibile, e questo purtroppo non fa che togliere spessore al racconto, relegandolo così tra le letture per ragazzi.
Nonostante questo è una lettura che consiglio, soprattutto da leggere ai bambini, perché dai protagonisti di questa storia avranno tanto da imparare.

il mio voto per questo libro


lunedì 17 novembre 2014

Chi ben comincia... #18

Poche e semplici le regole:
♥ Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
♥ Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
♥ Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
♥ Aspettate i commenti

"Shining" di Stephen King

Salve avventori!
Quello che vi propongo oggi è l'incipit di un libro molto noto.
Credo che tutti, se anche non ne avete letto il libro, ne conoscerete almeno per sommi capi la storia.
Io ad esempio ne ho visto in TV un paio di trasposizioni: una serie a puntate e, molti anni dopo, il film originale, con il qui presente (e terrificante) Jack Nicholson.
Solo ora mi sono decisa a leggere il libro.
Perché ho rimandato così tanto?
Be' principalmente perché ero più interessata a leggere storie nuove invece di dedicarmi ad una lettura di cui sapevo già il finale.
Soprattutto di un libro del genere, conoscere il finale ammetterete che toglie molto alla lettura.
Ora, probabilmente, vi starete chiedendo cosa mi ha spinto dunque ad iniziarlo.
O forse non vi state chiedendo proprio nulla perché non ve ne può importare meno XDDD
Comunque sia, ho iniziato Shining (il mio primo approccio con Stephen King) perché dopo un po' di letture che non mi hanno appassionato per nulla, ho deciso di andare più o meno sul sicuro... sperando di non incappare nell'ennesima delusione :( 
Intanto vi lascio con l'incipit.
Voi invece cosa state leggendo?


“COLLOQUIO DI ASSUNZIONE 

 Jack Torrance pensò: Piccolo stronzo intrigante. 
Ullman era alto poco più di un metro e sessanta, e quando si muoveva aveva la rapidità scattante che sembra essere peculiare a tutti gli ometti grassocci. Aveva i capelli spartiti da una scriminatura impeccabile, e il completo scuro era sobrio, ma non severo. Sono un uomo al quale potete tranquillamente esporre i vostri problemi, diceva quel completo alla clientela solvente. Al personale stipendiato parlava invece in modo più sbrigativo: sarà meglio che filiate diritto, voialtri. All'occhiello spiccava un garofano rosso, forse per evitare che per la strada qualcuno scambiasse Stuart Ullman per il titolare dell'impresa di pompe funebri. 
Mentre ascoltava Ullman, Jack ammise tra sé che, date le circostanze, con tutta probabilità non gli sarebbe piaciuto proprio nessuno, da quella parte della scrivania. 
Ullman gli aveva posto una domanda che Jack non aveva afferrato. Molto male: Ullman era il tipo capace di archiviare uno sbaglio del genere in un suo schedario mentale per tornarci sopra in un secondo momento. 
"Scusi?" 
"Le ho chiesto se sua moglie ha capito esattamente quali saranno le sue responsabilità, qui. E poi c'è suo figlio, naturalmente." Chinò lo sguardo sulla domanda di assunzione che gli stava di fronte. "Daniel. Sua moglie non è un tantino spaventata all'idea?" 
"Wendy è una donna straordinaria." 
"E suo figlio? È straordinario anche lui?" 
Jack sorrise di un largo sorriso da pubbliche relazioni. "Ci compiaciamo di crederlo, direi. È abbastanza indipendente, per essere un bambino di cinque anni.”