giovedì 27 febbraio 2014

Chi ben comincia... #8

Salve avventori!
Oggi voglio condividere con voi l'incipit del libro "Gli incubi di Hazel" di Deeny Leander. 
Ho scoperto questo libro grazie ad una blogghina, così ne ho scaricato l'estratto sulla mia libreria iBooks.
Il prologo e il primo capitolo mi hanno colpito tanto, sia per il modo in cui è scritto (sarcastico e pungente), sia per la simpatia, così non ho resistito e l'ho comprarlo.
Una lettura piacevole, che secondo me renderebbe benissimo in un film d'animazione alla Tim Burton *-*

 Poche e semplici le regole:
 Prendete un libro qualsiasi contenuto nella vostra libreria
 Copiate le prime righe del libro (possono essere 10, 15, 20 righe)
 Scrivete titolo e autore per chi fosse interessato
 Aspettate i commenti

"Gli incubi di Hazel" di Deeny Leander

“Buona sera. 
Probabilmente tua madre merita di morire. 
Sì, certo: tu vuoi bene alla tua mamma. Ma sei sicura di conoscerla bene? La conosci solo dal giorno in cui sei nata… mentre lei esisteva già da molti anni prima. Pensaci: anni e anni! Scommetto cento sterline che in quei lunghi, noiosissimi e solitari anni trascorsi prima che tu nascessi, lei ha fatto cose delle quali non ti ha mai detto nulla. 
Guardala negli occhi e osserva le sue reazioni quando le dirai le seguenti parole: 

Pettegolezzo! 
Manipolazione! 
Minaccia! 
Inganno! 
Peculato! 
Incendio doloso! 
Frode! 
Rapina! 
Furto di bestiame! 
Satanismo! 

Prova a urlargliele a caso durante la cena, poi osserva come reagisce: ha un’aria imbarazzata? Oppure sembra voler nascondere qualcosa? Scommetto che sul suo volto è apparsa una strana espressione. Ovvio, si sente in colpa. 
Oh! Non credi che tua madre possa essersi macchiata del reato di furto di bestiame? Be’… già soltanto questo mi fa capire quanto tu possa essere ingenua. Ma sono certa che quando avrai l’età di tua madre ti sarai a tua volta macchiata delle più turpi menzogne, tradimenti e furti di animali. Succede a tutti! 
Dunque, anche se vuoi bene alla tua mamma, ricorda che anche lei è come le altre persone grandi, ovvero pronta per lo sterminio.”

 Cosa ne pensate? Incuriosisce anche voi?

mercoledì 26 febbraio 2014

Recensione: "Jane Eyre" di Charlotte Brontë

Titolo: Jane Eyre
Autore: Charlotte Brontë
Editore: Giunti
Data di pubblicazione: Maggio 2011
Pagine: 721
Prezzo: 8,50 €

Trama:
Jane è una povera orfanella affidata alle cure di sua zia, la signora Reed, che non la riconosce e anzi la disprezza. Con lei e i suoi figli la piccola Jane non ha vita facile. 
A nove anni, dopo l'ennesima ingiustizia subita, la ragazzina esprime il desiderio di andare via da quella casa che per lei non rappresenta altro che un luogo dove è stata profondamente infelice. 
E' così che arriva all'istituto Lowood, dove studia per otto anni, e da studentessa diventa una delle insegnanti dello stesso istituto.
Ma all'animo avido di conoscenza di Jane i cancelli che delimitano Lowood appaiono come le sbarre di una gabbia.
Il suo desiderio più profondo è conoscere il mondo,  scoprire cosa c'è oltre quelle colline che per anni hanno delimitato i confini del suo sguardo e sono state il limite del suo mondo.
Dopo aver inviato richiesta di lavoro viene assunta come governante in casa Rochester. 
Qui Jane trova l'indipendenza, e anche sentimenti più profondi mai provati fino a quel momento: l'amore e la gelosia...

Recensione:
Charlotte Brontë ci racconta la storia di Jane Eyre, una povera orfana il cui destino sembra essere stato abbandonato dalla buona sorte.
Ce la fa conoscere sin da bambina, quando ancora è a Gateshead Hall sotto la custodia della zia, la signora Reed.
Grazie all'ambiente in cui vive, alle ingiustizie che è costretta a sopportare, ai ripetuti e continui atti di bullismo di cui i cugini la fanno oggetto (primo fra tutti il cugino Jonh Reed), cresce la simpatia che abbiamo nei suoi confronti.
Il lettore patteggia per lei, con lei si immedesima e soffre.
Tutta la prima parte del libro, quella in cui Jane è sotto la tutela della tremenda zia, fino a quando studia nell'istituto Lowood è molto appassionante.
La rabbia nei confronti dell'ingiusto destino capitato alla piccola Jane, contro le accuse false e ingiustificate che le vengono mosse, e l'ansia di rivalsa verso tutto quello che è stato per lei causa di enorme dolore, sono le motivazioni che spingono a proseguire la lettura.
Da qui si definisce il carattere della ragazza.
Jane è rispettosa, grata, sincera, di buon carattere.
Buona si, ma non stupida.
Non accetta che la si accusi di colpe che non le appartengono, e dopo aver passato anni a sopportare insulti, maltrattamenti e accuse, finalmente esterna la sua verità.
In un momento di rabbia, esprime alla zia tutto il rancore che ha dentro.
E questo è stato il momento più alto, più esaltante, più coinvolgente di tutta la lettura!
Standing ovation per la piccola, grande Jane!!!
Una volta uscita dall'istituto che l'ha istruita, la sua vita si tranquillizza, il suo animo si placa e con questo (purtroppo), anche la lettura.
Jane abbandona il collegio perché desiderosa di scoprire il mondo e di varcare quella gabbia che l'ha tenuta protratta, ma allo stesso tempo imprigionata ed esclusa da tutto per anni.
Giunta a Thornfield Hall però Jane si innamora del suo padrone, e così possiamo dire addio a tutti i sogni che la vedevano come una forte donna alla scoperta del mondo.
L'amore fa di lei la solita ragazza (di cui ai tempi si era soliti scrivere), che, perso qualsiasi desiderio personale, sogna come massima aspirazione il matrimonio con l'uomo desiderato (come tutte le "eroine" Austeniane).
Come è ovvio per l'epoca, tutte le decisioni che hanno a che vedere con la morale sono bug passate sotto il costante interrogativo: "Dio cosa vorrebbe per me?", "Le scelte che faccio pregiudicheranno il candore della mia anima?".
La religione, i dubbi morali, il timore reverenziale, sono onnipresenti nel racconto, soprattutto in questa seconda parte, dove la protagonista sacrifica la propria felicità in onore di un proprio credo, e nella speranza di una ricompensa nella vita futura.
Allo stesso tempo, in modo uguale e contrario ogni disgrazia, e ogni pena sono visti come giusta punizione per qualsiasi malefatta passata.
Il tutto è giustificabile ovviamente con l'epoca in cui il romanzo è stato scritto.
In questa seconda parte il personaggio di Jane, che tanto era parso combattivo e appassionato, cambia e diventa fatalista e remissivo. 
Perde forza e con l'arrendevolezza di lei anche il racconto poco a poco si spegne.
Una lettura che ha avuto alti e bassi.
Iniziata in modo sorprendentemente coinvolgente, a cui sono però seguite pagine di profonda noia.
Ci sono stati  successivamente altri momenti di coinvolgimento emotivo, come può essere stato l'incontro, avvenuto dopo anni, tra Jane e l'ormai morente zia Reed.
Ma, quello che poteva essere un secondo momento esaltate (che avrebbe portato alla seconda strameritata standing ovation per la cara Jane), si trasforma in un episodio profondamente umiliante.
Jane  si illude di un pentimento della zia, la bacia, la perdona, le chiede addirittura scusa!
E la zia Reed in cambio cosa fa? Ancora una volta la offende, la denigra e svilisce.
Qui e in altre situazioni Jane si dimostra, come avevo preannunciato, non più schietta, combattiva e decisa come un tempo, ma buonista e artefatta.
Un romanzo che se fosse terminato con Jane bambina sarebbe stato un capolavoro.
Finalmente un personaggio diverso e vero, che non teme la verità e non soccombe alle ipocrisie in cui il mondo la costringe.
Ma da adulta Jane diventa proprio così.
Meno sincera verso se stessa e verso i propri sentimenti.
Più moralista e meno affascinante.

Considerazioni:
Se non hai letto il libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Ho letto questo libro perché mi è stato consigliato da moltissime persone.
Tutte me ne hanno parlato benissimo, dicendomi che, se avevo amato "Cime Tempestose" di Emily Brontë, avrei amato questo molto di più.
Ed è stato forse questo il motivo principale della mia forte delusione.
Se non me l'avessero esaltato così tanto, probabilmente l'avrei preso come "un libro come un altro" senza farmi assurde aspettative o paragoni.
Ma credetemi: con "Cime Tempestose" non ha nulla a che fare.
E questo a prescindere che vi piaccia più uno o l'altro, il paragone non può proprio esistere.
"Cime Tempestose” è unico nel suo genere, un classico che ha poco a che spartire con gli altri libri della stessa epoca.
Tenebroso, angosciante, cupo. 
I suoi personaggi sono meschini, egoisti, crudeli e sembrano non avere nessun richiamo ad una qualsiasi coscienza, umanità e morale.
Jane Eyre lo posso invece paragonare (e l'ho fatto per quasi metà lettura) ad un qualsiasi romanzo Austeniano.
In particolar modo ho fatto il paragone con "Mansfield Park" (ahimè uno dei romanzi più noiosi letti fin ora), e qui il paragone ci sta tutto perché la storia è molto simile.
Una bambina maltrattata in infanzia, alla quale il lettore si affeziona proprio in virtù dei maltrattamenti da questa subiti.
La ragazza poi cresce e finisce con l'innamorarsi di un uomo che sfortunatamente ama un'altra donna.
E qui il paragone si ferma per due motivi: sia perché in "Jane Eyre" scopriamo che il signor Rochester non ha mai amato la signorina Blanche Ingram, ma ha solo finto, per scoprire la natura reale dei sentimenti della sua vera amata (Jane);  sia perché i personaggi creati dalla penna della Brontë, sono molto più simpatici di quelli creati dalla Austen.
Fanny Price (la protagonista di "Mansfield Park") è lagnosa, senza spina dorsale, si fa mettere i piedi in testa da chiunque e incassa colpi senza mai accennare a difendersi. 
Si dimostra allo stesso tempo maligna, piena di pregiudizi e pronta a menare sentenze nei confronti della sua rivale in amore.
Jane Eyre invece è profondamente buona e vera.
Da bambina si dimostra schietta, amante della giustizia e della verità e pronta a lottare per essa.
Anche quando la sua amica Helen Burns, compagna a Lowood, subisce maltrattamenti, lei si dimostra indignata e solidale.
Sono probabilmente proprio i discorsi sul sacrificio, sulla sottomissione e sulla ricompensa promessa in una vita ultraterrena, fatti dall'amica Helen, a innescare un cambiamento nell'animo di Jane.
Da combattiva, avventata e passionale che era, ce la ritroviamo (purtroppo), una ragazza remissiva, docile tutta morale e "porgi l'altra guancia"
Se il libro fosse finito con Jane bambina, in istituto, avrei dato come giudizio finale quello più alto.
La rabbia che ho provato leggendo tutta la prima parte, e la stima che ho avuto per Jane quando, con quel suo bellissimo discorso, ha messo KO l'orrenda donna che era sua zia, me l'hanno fatta amare e stimare profondamente.
Ho ritrovato in tutti i primi capitoli le stesse emozioni che ho provato durante tutta la lettura di "Cime Tempestose", e ne ero entusiasta!
Posso dire di esserne stata addirittura sopraffatta, tanto che ad un certo punto ho dovuto interrompere la lettura, tanto ero infuriata!
Ed questo è il bello dei libri, solo se emozionano vale la pena leggerli.
Ma in "Cime Tempestose" queste emozioni non mi hanno mai lasciata, la sua lettura non mi ha mai annoiata.
Questo invece si, e a queste prime pagine così emozionanti, ne sono seguite altre così noiose e prolisse, che ho fatto davvero fatica a continuare la lettura.
Successivamente il racconto si è risollevato, ma non ha mai eguagliato il pathos iniziale.
Jane mi è caduta davvero in basso quando ha messo totalmente da parte il suo piglio, il suo sarcasmo e la sua volontà, per poter essere gradita agli occhi di St. John Rivers.
(Ah giusto, dimenticavo di dirvi che in questo libro quasi tutti i personaggi maschili si chiamano John -__-")
E a questo John lei non riesce a dire di no, diventa schiava dei suoi voleri senza batter ciglio e senza esprimere mai le sue reali idee, opinioni e volontà.
E se St. John inizialmente poteva sembrare un uomo elegante e serio, mi è parso infine fortemente superbo e viscido.
Un uomo che per ottenere il proprio volere, lo declama e giustifica come "volere di Dio", e che per far sentire Jane in colpa si serve ancora una volta del timore reverenziale.
Pessimo e odioso!
Il signor Rochester invece, vittima già di suo di una sorte infelice che lo aveva condannato sin dalla gioventù ad una vita e ad obblighi coniugali che non aveva mai voluto, riceve, per aver avuto l'audacia e la sfrontatezza di amare Jane, un'ulteriore punizione.
Per salvare dall'incendio quella pazza di sua moglie, Bertha Mason, si ritrova cieco e senza una mano >__<
E a mio parere questo è stato troppo, una punizione troppo grande e immeritata.
E la colpa è stata tutta di Jane, lei non doveva abbandonarlo U_U
Prima che lei fuggisse infatti, sono stata d'accordo con lui quando le rinfaccia che, per non essere giudicata male dagli altri, sceglie di abbandonare, e lasciare nella disperazione e nella solitudine la persona che ama. 

«Allora mi condanni a vivere come un disgraziato, a morire maledetto?» 
La sua voce si alzò di tono. 
«La consiglio a vivere senza peccato, e le auguro di morire in pace.» 
«E tu mi strappi l'amore e l'innocenza, mi ricacci nelle passioni e nel vizio!» 
«Signor Rochester, non designo a lei un destino migliore che a me. Siamo nati per lottare e per soffrire, tanto io che lei. Sarà prima lei a dimenticare me, che io lei.» 
«Menti a parlar così. Metti in dubbio la mia parola. Ti dico che non posso cambiare, e tu mi dici in faccia che cambierò subito! 
Hai un criterio errato, delle idee false, e si capisce dalla tua condotta. 
È allora meno grave trascinare un proprio simile alla disperazione che trasgredire una legge puramente umana, quando nessuno risente del danno di quell'infrazione? Non hai né parenti, né conoscenti che offenderesti vivendo con me.»”

Non è stata forse una scelta egoistica la sua?
Chi abbandonerebbe così una persona che ama? Per giunta temendo gesti avventati e irragionevoli di quest'ultimo?
Questo è il grande amore che Jane prova? E lo mette da parte per cosa?
Ah si, giusto! Ce lo dice subito dopo... -__-"

«Io devo pensare all'anima. Se sarò sola, senza amici e senza appoggio, devo tenere ancor più in alto il rispetto di me stessa. Mi atterrò alla legge di Dio e sanzionata dagli uomini...»

In fin dei conti giudico questo un buon libro, una storia carina e sicuramente ben scritta, ma che non mi ha saputo emozionare come avevo immaginato.
Lo consiglio a tutti quelli che amano il genere "Austeniano", se amate quello sicuramente vi piacerà moltissimo anche questo. Io preferisco altro.

il mio voto per questo libro

lunedì 24 febbraio 2014

In my Mailbox #6


Le new entry nella mia libreria, poche ma buone... o almeno così si spera ^__^

♥ "Gli incubi di Hazel" di Deeny Leander
Non conoscevo questo libro né l'autore.
Cioè credevo di non conoscere l'autore, ma facendo una ricerchina ho scoperto che è anche un attore e che l'avevo visto in "Captain America - Il primo Vendicatore", lui faceva la parte del protagonista, mingherlino e un po' sfigato, prima che diventasse Captain America appunto.
Questo è il suo primo libro.
L'ho adocchiato nel blog di Claudina, mi ha colpito la trama e la copertina e lo sto già leggendo.
E' scritto in modo molto simpatico e sarcastico e per ora mi piace :)

♥ "Avevano spento anche la luna" di Ruta Sepetys
Ho voluto fortemente questo libro dopo averne letto la recensione sul blog di Ilaria.
Sabato l'ho trovato all'ipercoop, tra le offerte speciali, e ne ho subito approfittato ^__^






♥ "Il cuore selvatico del ginepro" di Vanessa Roggeri
La trama mi è parsa molto carina e ha suscitato subito la mia curiosità.
Credo sarà uno di quei libri che mi farà arrabbiare molto.
Ma che ci posso fare? A me i libri piacciono così ^^

giovedì 20 febbraio 2014

Speciale: "P.S. I love you". Le lettere di Gerry

Salve avventori!
Oggi ho deciso di dedicare uno speciale ad un libro che mi ha profondamente scombussolata, parlo (lo avrete ormai capito dal titolo) di "P.S. I love you" di Cecelia Ahern.
Ho voluto dedicare questo post alle lettere di Gerry, sia per condividerle con voi, sia perché volevo appuntarmele da qualche parte, in modo da poterle rileggere in ordine con facilità, senza star lì a sfogliare tutto il libro.
Per chi non conoscesse la storia, la recensione è qui.

La lettera iniziale e il bigliettino di Giugno sono quelli che mi riducono ogni volta in lacrime.
E voi cosa ne pensate? Avete letto il libro?


Carissima Holly, 
non so dove sarai né quando esattamente leggerai queste parole. Spero soltanto che la mia lettera ti trovi serena e in buona salute. 
Non molto tempo fa mi hai sussurrato all'orecchio che non ce la fai ad andare avanti da sola. 
Invece puoi farcela, Holly. 
Sei forte e coraggiosa e supererai tutto questo. Abbiamo avuto dei momenti bellissimi, e tu hai reso la mia vita... Tu sei stata la mia vita. Non ho rimpianti. Ma io sono solo un capitolo della tua vita: ce ne saranno molti altri. 
Aggrappati pure ai nostri magnifici ricordi, ma non avere paura di creartene di nuovi. Grazie per avermi fatto l'onore di essere mia moglie. Ti sarò eternamente riconoscente, per tutto. 
Ogni volta che avrai bisogno di me, sappi che ti sono vicino. Ti amerò per sempre. Tuo marito e il tuo migliore amico. 
Gerry.

P.S. Ti avevo promesso una lista, quindi eccola. 
Dovrai aprire ogni busta alla data indicata e dovrai fare tutto quello che c'è scritto dentro. 
Io ti curo, ricordatelo, perciò lo verrò a sapere... 


“Cerca di non farti altri lividi e deciditi a comprare una lampada da mettere sul comodino! 
P.S. Ti amo.”






“Una disco girl deve sempre apparire al meglio. Vai a comprarti un vestito, perché il mese prossimo ti servirà! 
P.S. Ti amo...”

“È il tuo momento, disco girl! Questo mese andrai al Disco Club e vincerai la paura del karaoke. Chissà, potresti vincere un premio...
P.S. Ti amo...”






“P.S. Ti amo, Holly, e so che anche tu mi ami. Non hai bisogno delle mie cose per ricordarti di me, non hai bisogno di conservarle come prova del fatto che sono esistito e che esisto ancora nella tua mente. Non hai bisogno di mettere i miei maglioni per sentire il mio abbraccio. Io sono già lì... e ti tengo sempre abbracciata.”


“Buone vacanze... o forse dovrei dire “Holly-days”? 
P.S. Ti amo...”





“Ciao, Holly. 
Spero che tu ti stia divertendo. 
A proposito: non ti sta niente male, quel bikini! Spero di aver scelto il posto giusto per te. 
Ci siamo quasi andati in luna di miele, ricordi? Sono contento che tu alla fine l’abbia visto... 
Se ti metti all'estremità della spiaggia di fronte al tuo appartamento, dove cominciano gli scogli, e guardi dietro l’angolo sulla sinistra, dovresti vedere un faro: non lo sa nessuno, ma è lì che si riuniscono i delfini... 
Spero che ti piacciano, i delfini. Li saluti da parte mia, Holly? 
P.S. Ti amo.”


“Mira alla luna, e se la manchi sarai sempre tra le stelle. 
Promettimi che stavolta ti troverai un lavoro che ti piace. 
P.S. Ti amo...”




“Un girasole per il mio girasole, per illuminare le giornate fosche che detesti tanto. 
Piantane altri, così sarai più sicura dell’estate calda e soleggiata che ti aspetta. 
PS. Ti amo... 
P.P.S. Ti dispiace consegnare il secondo biglietto a John? 

A John. 
“Buon 32° compleanno! 
Stai invecchiando, amico mio, ma ti auguro ancora molti, moltissimi compleanni. 
Abbi cura di te, goditi la vita e, soprattutto, abbi cura di mia moglie e di Sharon. 
Sei l’uomo di casa, adesso! 
Con affetto, il tuo amico Gerry. 
Lo sai che mantengo sempre le promesse...”


“Questo mese Cenerentola deve andare al ballo. 
Sarà bellissima e favolosa e si divertirà un mondo come sempre. 
Ma niente vestito bianco, questa volta, mi raccomando! 
P.S. Ti amo...



“Non avere paura d’innamorarti di nuovo. 
Apri il tuo cuore e va’ dove lui ti porta...
E ricorda: mira alla luna. 

P.S. Ti amerò per sempre...”

martedì 18 febbraio 2014

Liebster Award: Tra ringraziamenti e polemiche U_U


Salve a voi avventori!
Quello di oggi è un post particolare, di solito non partecipo ai tag post, ma siccome in questa settimana molte blogghine mi hanno assegnato il premio "Liebster Award", allora mi sembrava doveroso dedicare un post a riguardo.
Innanzitutto voglio ringraziare le ragazze che mi hanno premiato, ho ricevuto questo premio da ben cinque blogger in questi giorni, ovvero da: Reading With Love, My Lovely addictions, Innamorata dei libri, Book's Corner e Geeky Bookers.

In un primo momento ne sono stata davvero onorata. Sapere di essere apprezzata, di essere letta e premiata fa sempre piacere.
Poi però mi sono fermata a pensare e, siccome sono una persona schietta, voglio condividere i miei pensieri con chi mi legge.
Ho notato che alcune delle ragazze che mi hanno premiato (non tutte), non mi hanno mai commentato, alcune addirittura non sono nemmeno iscritte al mio blog, o si sono iscritte il giorno stesso in cui mi hanno premiato.
Mi hanno assegnato un premio, e con  questo premio in particolare loro vogliono indicare ai loro lettori i blog che leggono e apprezzano, ma come fanno a consigliare il mio blog se nemmeno mi hanno mai letta?
Che senso ha allora essere soddisfatta e contenta di questi premi se mi sono stati assegnati senza motivo?

E dato che sono in vena di polemiche la dico tutta!
Perché vi iscrivete al blog e non lasciate nemmeno un commento?
Di 152 iscritti attuali, la maggioranza non mi ha mai scritto nemmeno una volta, nemmeno per lasciare un saluto (e no, lo spam non lo conto come commento!).

Un paio di domande mi sento di rivolgere a chi vorrà rispondermi.

Preferite essere letti e commentati o semplicemente "followati" e poi chi si è visto si è visto?
Quanti di voi hanno la sensazione che chi commenta i post non abbia in realtà nemmeno letto l'oggetto del post stesso, e dia quindi risposte preimpostate, come la fastidiosissima "molto interessante"?

In conclusione con questo post ringrazio, non tanto chi mi ha premiato, ma chi mi legge e chi mi commenta.
Chi attraverso lo scambio di opinioni (ragione per la quale è nato questo blog) non mi fa sentire solo una scema che parla da sola.
Grazie a voi ♥



lunedì 17 febbraio 2014

Recensione: "Luna di miele a Parigi" di Jojo Moyes

Titolo: Luna di miele a Parigi
Titolo originale: Honeymoon in Paris
Autore: Jojo Moyes
Editore: Mondadori
Data di pubblicazione: Gennaio 2014
Pagine: 96
Prezzo: 3,90 €

Trama:
Al centro di questo racconto due romantiche e tormentate storie d'amore: quella di Sophie e Édouard Lefevre in Francia durante la Prima guerra mondiale e, circa un secolo dopo, quella di Liv Halston e suo marito David.
Sophie, una ragazza di provincia, si ritrova immersa nell'affascinante mondo della belle époque parigina, ma si rende conto ben presto che amare un'artista apprezzato come Édouard implica qualche spiacevole complicazione. Circa un secolo più tardi anche Liv, travolta da una storia d'amore appassionante, scopre però che la sua luna di miele parigina non è la fuga romantica che aveva sperato...

Recensione: 
Il libro ci narra di due lune di miele svoltesi entrambe a Parigi, ma in secoli diversi.
Il racconto si svolge mediante salti temporali: sette capitoli in cui si alterna la narrazione della storia di una coppia e dell'altra.
Sullo sfondo una meravigliosa Parigi, la città romantica per eccellenza.
Abbiamo modo di vederne due facce, quella moderna, con i suoi musei e locali rinomati, e quella degli inizi del '900, con le sue stradine buie, i locali notturni, e le strade pullulanti di cortigiane pronte a offrire i loro servigi.
Protagoniste del romanzo due coppie, ognuna intenta ad affrontare le proprie gioie coniugali e le proprie crisi. 
Due amori vissuti in epoche distanti, messe a contatto l'una con l'altra grazie ad un dipinto.
Ed è proprio questo dipinto ad essere oggetto per una coppia di riappacificazione, e per l'altra di crisi e rivalutazione. 
Un libricino leggero e carino.
Parla d'amore, ma non lo fa in maniera superficiale o banale.
In entrambe le storie vengono analizzate le paure e le insicurezze della parte femminile.
In una la gelosia, nell'altra l'incubo di essere messa da parte in favore della carriera.
In entrambe le situazioni è la parte maschile quella che cade in errore, che viene accusata di mancanze e messa in discussione.
Allo stesso tempo è sempre l'uomo a riconquistare la fiducia della sua amata e a riporre le basi per ristabilire la serenità coniugale.
Un libricino piacevole che fa da presentazione al libro vero e proprio "La ragazza che hai lasciato" in prossima uscita.

Considerazioni:
Questo libro, che tratta una situazione e un tema ricorrente e abbastanza banale, è scritto e concepito in maniera tale, da apparire nuovo e in qualche modo originale.
Le paure analizzate sono vere, i sentimenti espressi sono profondi, offre spunto per riflessioni importanti, sulla vita, sull'amore, e sul significato della parola "matrimonio".
Personalmente mi ha spinto ad interrogarmi. 
Al posto di queste donne avrei accettato le loro situazioni? Ci sarei passata sopra?
Sophie, ad esempio, mette da parte la gelosia nei confronti delle tante amanti protagoniste del passato di suo marito.
Probabilmente la sua situazione è quella che avrei sopportato con più difficoltà. 
Francamente non so se avrei accettato di girare per strada, vedere il mio sposo salutare una donna e chiedermi:"chissà se è stato anche con lei?"
Per quanto riguarda la seconda coppia compativo entrambi, ed entrami sono stati da me giudicati e giustificati.
Ho trovato le storie e il libro nel complesso, molto piacevole.
Unica nota dolente, non ho tanto apprezzato, in alcuni momenti, l'uso dei tempi, il passaggio repentino da un racconto narrato al presente in un verso e al passato nel verso immediatamente successivo. 
L'ho considerata una scelta non sbagliata, ma discutibile.

il mio voto per questo libro

venerdì 14 febbraio 2014

Chi ben comincia... #7

Salve avventori! Buon San Valentino!!!
In questo giorno dedicato all'amore e agli innamorati, non si può (diciamoci la verità), non pensare alla cioccolata! Perché i cioccolatini sono un must di questa festa, si ricevono, si regalano e si bramano.
E quale libro migliore da presentare oggi in questa rubrica se non questo? 
Parlo di  "Chocolat" di Joanne Harris. 
E' il primo libro di una trilogia, che comprende anche: "Le scarpe rosse"; "Il giardino delle pesche e delle rose".
Probabilmente molti di voi lo ricorderanno per il film con Juliette Binoche e Johnny Depp.
Il racconto inizia proprio in questo periodo dell'anno, è l'11 febbraio e in una città si sta festeggiando il carnevale.
Ecco l'incipit per voi, a me piace da impazzire e non vedo l'ora di finire Jane Eyre per poter iniziare questo libro *o*
Che ve ne pare?

 Poche e semplici le regole:
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"Chocolat" di Joanne Harris

11 Febbraio - Martedì grasso 


“Siamo arrivate con il vento del carnevale. Un vento tiepido per febbraio, carico degli odori caldi delle frittelle sfrigolanti, delle salsicce e delle cialde friabili e dolci cotte alla piastra proprio sul bordo della strada, con i coriandoli che scivolano simili a nevischio da colletti e polsini e finiscono sul marciapiedi come inutile antidoto contro l'inverno. 
C'è un'eccitazione febbrile nella folla disposta lungo la stretta via principale, i colli che si allungano per vedere il carro fasciato di carta crespata, con i suoi nastri svolazzanti e le coccarde di cartoncino. Anouk guarda, gli occhi spalancati, un palloncino giallo in una mano e una trombetta nell'altra, tra un cesto per la spesa e un triste cane marrone. Abbiamo visto altri carnevali, io e lei: una processione di duecentocinquanta carri decorati a Parigi, il martedì grasso dell'anno scorso, centottanta carri a New York, due dozzine di bande che marciavano a Vienna, clown sui trampoli, le Grosses Têtes con le loro teste ciondolanti di cartapesta, le majorettes con i bastoni che roteano e sfavillano. Ma a sei anni il mondo ha ancora una luce speciale. Un carro di legno, decorato alla buona con oro, crespo e scene dalle favole. Una testa di drago su uno scudo, Raperonzolo con una parrucca di lana, una sirenetta con la coda di cellophane, una casetta di pan di zenzero, tutta glassa e cartone dorato, una strega sulla porta che sventola le stravaganti unghie verdi di fronte a un gruppo di bambini silenziosi. A sei anni si possono scorgere dei particolari che già un anno dopo vanno al di là delle nostre capacità. Dietro la cartapesta, la glassa, la plastica, lei riesce ancora a vedere la vera strega, la vera magia. Alza lo sguardo verso di me, gli occhi sono brillanti, dello stesso azzurro-verde della Terra vista dallo spazio. 
«Ci fermiamo? Ci fermiamo qui?».”

giovedì 13 febbraio 2014

Recensione: "Lettera all'amato nel giorno del suo matrimonio" di Elena Marmiroli

Titolo: Lettera all'amato nel giorno del suo matrimonio
Autore: Elena Marmiroli
Editore: Miraviglia Editore
Collana: Nowhere
Data di pubblicazione: Novembre 2011
Pagine: 180
Prezzo: 10,80 €

Trama:
Un gelido pomeriggio d’inverno, una donna uccisa, il corpo abbandonato con la faccia a terra in un campo accanto a una villa disabitata. La donna, poco più di quarant'anni, era morta da tre o quattro giorni. Niente rapporti sessuali, nessun segno di colluttazione, niente lividi. Un'unica coltellata dritta al cuore, probabilmente con un coltello da cucina. Tre figure femminili molto diverse, ma legate da un filo sottile. Tutte vicine alla vittima e fra loro un uomo, un giovane intellettuale con belle maniere, disinvolto e con qualche pretesa di eleganza nei modi, che tutte le circostanze sembrano indicare come il perfetto colpevole. Fra gli oggetti personali della vittima viene ritrovato un manoscritto intitolato "Lettera all'amato nel giorno del suo matrimonio", la cui trama - l'amore impossibile e inconfessato di una nobildonna per un giovane maestro di cappella - forse racchiude, in un reticolo di analogie, la soluzione per un enigma, apparentemente troppo semplice.

Recensione: 
Piacevole e scorrevole, un giallo ben scritto capace di catturare l'attenzione.
La storia non è insolita: una donna trovata morta, il commissario intento ad indagare, la successione delle varie testimonianze rese dai conoscenti della vittima, e un principale sospettato su cui paiono convergere tutti i sospetti. 
Ciò che rende il racconto particolare rispetto ad altri, sta nell'esistenza di un manoscritto, ritrovato in bella mostra su di una scrivania, in casa della vittima.
Il commissario Lojacono ce lo legge rendendoci partecipi della storia in esso narrata.
Un racconto dentro il racconto.
Ed è il manoscritto il vero protagonista di questo libro, che difatti ne porta il titolo.
Il commissario lo intuisce e sembra confidare totalmente in questa lettura per la risoluzione del caso.
I personaggi con cui ci confrontiamo, e che impariamo a conoscere durante la lettura, sono diversi, e quasi tutti hanno il loro rispettivo all'interno del manoscritto.

Cecilia Lampridis: è la vittima, ritrovata morta sulla neve in un gelido pomeriggio d'inverno, uccisa con un'unica accoltellata al cuore. Di lei non sappiamo altro se non quello che ci viene raccontato da chi l'ha conosciuta.
Una donna che ha trascorso la vita ad occuparsi del padre, cercando di non essere per lui motivo di preoccupazione.
Ha per questo escluso il mondo fuori dalle mura di casa, ha posticipato, ha rimandato le occasioni e le ha irrimediabilmente perse.
È rimasta sola e se n'è resa conto quando ormai era troppo tardi.
La vita l'aveva esclusa e lei faceva altrettanto.

“«Ricordo che Cecilia mi aveva fatto dapprima un’impressione sgradevole: un tipo arcigno, scorbutico. Era l’impressione che faceva a tutti, di primo acchito, e per molti non cambiava più. C’era in lei, effettivamente, un grosso fondo di malinconia. Ma era anche allegra, conviviale, aveva il senso dell’umorismo; e poteva essere aperta: di una sincerità quasi infantile. Credo di aver capito, in seguito, le ragioni di quella prima impressione. Cecilia era convinta, o si era convinta con gli anni, di essere una persona poco interessante, una persona che non interessava nessuno. E si affrettava a prevenire l’indifferenza degli altri nei suoi confronti con la propria nei confronti del mondo.»”

“Ma la povera signora aveva un’aria così rassegnata... Come se avesse accettato il fatto che il suo destino era di passare di fianco alla vita, senza nemmeno sfiorarla...»”

Amalie von Lohnstein-Mühlendorf: è la protagonista del manoscritto, quindi l'alter ego della vittima, e come lei è afflitta dalle stesse insicurezze.
Come Cecilia è una donna matura, che sembra aver trascurato la vita, ed è per questo rimasta sola.
Non ha avuto relazioni, non si è sposata sebbene abbia superato l'età da matrimonio.
Nel manoscritto, una lettera dedicata al suo amato come dono per il suo matrimonio, (scritta più come un diario, dato che l'autrice non ha nessuna intenzione di consegnargliela davvero) Amalie racconta del suo amore per Johannes Nolting, nuovo maestro d'organo nella chiesa del paese.
La lettera, scritta in prima persona, è rivolta a lui, e a lui racconta il momento in cui si è innamorata.
Una confessione a cuore aperto in cui afferma che, all'inizio provava per lui solo ammirazione, ma decise di potersene addirittura innamorare, quando sentì che l'uomo era definito, dalla maggior parte della gente, di cattivo aspetto. 
Amalie si rivela in questo momento una donna talmente insicura delle proprie qualità, con così poca stima di sé stessa, da pensare di meritare solo l'attenzione di un uomo che le altre non vorrebbero.

“Certo che il nuovo organista, il signor Nolting, è proprio brutto, poverino, con quella gobba”. Non mi ero accorta della gobba. Non l’avevo vista. Quando la marescialla Steglin disse: “È proprio brutto, poverino”, capii che quel modo di guardare, tenendo il capo un po’ reclinato e la spalla destra rialzata, quello era la gobba, era dovuto alla gobba. Le signore presenti commiserarono: certo, era un peccato, una persona così di valore; mio fratello aggiunse che questa disgrazia fisica avrebbe probabilmente compromesso la presentazione a corte, “senza contare – continuò la marescialla – che riduce enormemente le possibilità di un matrimonio vantaggioso”. Non li ascoltavo più. Una grande luce di speranza mi illuminava, mi mozzava il fiato: se nessuna ti voleva io ti avrei voluto, ti avrei accolto, ti avrei amato. E tu avresti capito, saresti stato capace di vedere, di andare oltre le apparenze.”

“Vidi la gobba, la schiena storta. Le assaporai lungamente; ammisi dentro di me che ti deturpavano, riconobbi che eri brutto. Pensai proprio così: “È davvero brutto” e questo pensiero mi dava l’audacia di trattenerti, di continuare a parlarti.”

Edoardo Colajanni: è l'uomo di cui Cecilia Lampridis (la vittima) era stata segretamente innamorata, e anche il massimo sospettato del suo omicidio.
Descritto da tutti come un uomo piuttosto brutto, strabico, con occhiali dalle lenti spesse, ma allo stesso tempo, dotato di un carisma fuori dal comune, tale da renderlo piacevole e attraente agli occhi dei più.
Una specie di latin lover da cui tutte si fanno ammaliare.

Johannes Nolting: rappresenta nel manoscritto quello che pare essere l'alter ego di Edoardo.
Anche lui brutto, ma affascinante e stimato da tutti.
È colui al quale è rivolto il manoscritto, che per lui rappresenta allo stesso tempo una sorta di testimonianza d'amore e un messaggio d'addio.

Dottoressa Sgarbi: a lei è affidato il caso, e con lei è ampiamente espressa quella che è la tipica immagine della "giustizia all'italiana": invece che cercare le prove per avere IL colpevole, si indirizzano le prove in modo da avere UN colpevole. 
Quello più probabile, non necessariamente quello effettivo.

“la Sgarbi era convinta della colpevolezza del Colajanni e avrebbe condotto le cose in modo da far dire a Carlotta quello che voleva sentire.”

Commissario Lojacono: simpatico, e con un grande spirito d'osservazione.
Il freddo è il suo grande nemico a causa di una brutta sinusite che lo tormenta da mesi. Separato dalla moglie, per quella che viene comunemente definita "una pausa di riflessione" si tuffa anima e corpo nel lavoro. È convinto dell'innocenza del Colajanni, perché tutte le prove portano a lui, e un caso non può essere così semplice.

In conclusione, un giallo non avvincente, ma particolare, con personaggi interessanti e ben approfonditi e una serie di citazioni e frasi su cui riflettere.

Considerazioni: 
Leggendo questo libro mi è capitato di paragonarlo ad un altro giallo da me letto recentemente, ovvero: "Il Richiamo del cuculo" di Robert Galbraith alias J.K.Rowling
Le similitudini sono a mio parere molte, a partire dal cadavere di una donna ritrovato sulla neve.
Nel commissario Lojacono poi, mi è parso di rivedere qualcosa del detective Cormoran Strike.
Entrambi i personaggi sono separati dalle loro mogli ed entrambi schiavi di un problema di salute che li affligge: per Lojacono la sinusite, per Cormoran i dolori causati dalla protesi della gamba persa in guerra. 
Cormoran abituale frequentatore di bar, Lojacono invece di ristoranti e trattorie.
Entrambi i racconti non puntano sul fattore "fiato sospeso", o su continui colpi di scena, ma sono basati soprattutto sulle indagini, gli interrogatori e l'analisi delle testimonianze e dei personaggi.
Entrambi si concludono con quello che può essere considerato un finale spiazzante.
L'originalità di questo giallo però sta tutta nel manoscritto, e nella sua storia parallela intrinsecamente legata a quella principale.
Un libro che mi sento di consigliare a tutti, anche a chi non ama particolarmente i gialli, perché in questa storia c'è molto più di questo.
È principalmente la storia di una donna sola, con poca fiducia in se stessa, che quasi senza accorgersene, si è negata le esperienze, le amicizie e la vita. Ha pian piano escluso se stessa dal mondo.

“Io credo che possa succedere, posso capirlo. Riesco a vedermi come una figlia di mezza età che ha fatto il proprio dovere, è rimasta a casa, pensando che un giorno sarebbe arrivata la grande occasione, finché ha aperto gli occhi e ha capito che non sarebbe andata così. Ora legge tutta la notte, non apre la porta a nessuno, e viene fuori soltanto per dare il fieno alle pecore in una specie di catalessi scorbutica." 
Alice Munro, La vista da Castle Rock

Ringrazio la casa editrice Miraviglia Editore per avermi dato modo di conoscere e apprezzare questo libro.

il mio voto per questo libro

mercoledì 12 febbraio 2014

In my Mailbox #5



New Entry nella mia libreria *-*
Cosa ne pensate?


♥ "The Woman in Black" di Susan Hill
Avevo da tempo una vecchia edizione di questo libro e non lo avevo mai letto...
A Natale mi era venuta un'incredibile voglia di leggerlo e non ci crederete ma... l'ho perso!!! T__T
Ora rieccolo nelle mie mani e questa volta non me lo farò scappare più, sarà una delle mie prossime letture.
Un grazie speciale a... io so chi ^__^



♥ "Chocolat" di Joanne Harris
E' il primo libro di una trilogia. Probabilmente molti di voi lo ricorderanno per il film con Johnny Depp.
In queste giornate caratterizzate da un forte vento (chi ha visto il film sa che il vento è molto importante per la protagonista) ho una voglia incredibile di iniziarlo *-*
Completano la serie: "Le scarpe rosse"; "Il giardino delle pesche e delle rose".


♥ "Tutto ciò che sappiamo dell'amore" di  Colleen Hoover 
Dopo che in molti me lo hanno consigliato e dopo averne letto recensioni molto positive, ho ceduto anch'io ed eccolo, preso da pochi giorni, fresco fresco di libreria X'D


♥ "La bambina che salvava i libri" di Markus Zusak
Con quello che credo sia stato un colpo di fortuna, sono riuscita a trovare una copia di questo libro prima di vedere in vendita la nuova edizione intitolata "Storia di una ladra di libri" di cui, pur piacendomi molto la nuova cover, mi sta molto antipatico il titolo. 






♥ "Il curioso caso di Benjamin Button" di Francis Scott Fitzgerald
Ho preso pochi giorni fa l'ebook gratuito dallo store di iBooks.
Ne ho visto tempo fa la trasposizione cinematografica, ma sono davvero curiosa di vedere come sarà descritta questa storia nel libro, molto breve in realtà, mi aspettavo un vero e proprio mattone.






E con questo (per ora) è tutto! ^__^