venerdì 20 giugno 2014

Intervista a Sofia Domino, autrice del romanzo "Quando dal cielo cadevano le stelle"

Salve avventori!
Oggi il Café Littéraire ha il piacere di intervistare per voi Sofia Domino, talentuosa autrice emergente italiana.
Sofia ha esordito con il suo primo libro lo scorso gennaio: "Quando dal cielo cadevano le stelle", un romanzo autopubblicato, in cui ci narra lo straziante tema dello sterminio ebreo.
Da poco ha pubblicato il suo secondo lavoro “Come lacrime nella pioggia”, dove ancora una volta, attraverso il racconto di un'amicizia tra due ragazze di culture diverse, affronta un altro tema importante.
Una scrittrice profonda, seria e piena di sorprese, ma scopriamola insieme...


♥ Ciao Sofia!
Grazie per avermi concesso quest'intervista!
Ho avuto modo di leggere il tuo romanzo d'esordio "Quando dal cielo cadevano le stelle" e volevo farti i miei più sinceri complimenti, dal momento che, come primo lavoro, hai scelto un tema tutt'altro che leggero.
Hai deciso di raccontarci, attraverso le speranze, le paure e i sogni della giovane ebrea Lia Urovitz, quella che possiamo definire la fase più buia della nostra storia.
Il nazismo e le leggi razziali, la persecuzione ebraica e i campi di concentramento, lo sterminio di migliaia di innocenti, sono questi i temi che affronti nel tuo romanzo.
Com'è nata l'idea di questa storia e perché la scelta di un argomento tanto drammatico?

Grazie a te per avermi ospitato nel tuo blog e per tutto lo spazio che stai dando ai miei romanzi! Naturalmente, grazie di cuore anche per tutti i tuoi complimenti.
L’idea per “Quando dal cielo cadevano le stelle” è nata in maniera molto naturale. Voglio dare una voce a chi non ne ha una, e ho sempre voluto parlare della Shoah e del nazismo. La mia occasione per parlarne è arrivata quando, un giorno, vidi un manifesto teatrale intitolato “I bambini della Shoah”. Provai un brivido e capii che non potevo far finta di niente. Era arrivato anche per me il momento di dare voce alle vittime del nazismo, di avere “la mia bambina della Shoah”.
Scrivere romanzi drammatici per me è molto bello, perché raggiungo un livello emotivo che, altrimenti, non avrei mai neanche sfiorato.
Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” mi sono chiesta: che cosa significava essere ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale? Che cosa significava essere tagliati fuori dal mondo, essere costretti a rifugiarsi, a vivere nella paura delle bombe e della deportazione? Che cosa significava vedersi portare via da tutto e tutti?
Scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” è stato molto toccante, perché prima di stendere il testo ho svolto numerosi appunti e altrettante ricerche. 
Ricordo che, quando vivevo a Londra, andai a visitare il Museo Imperiale della Guerra. Rimasi a lungo nell'area dedicata all'Olocausto a guardare le fotografie d’innocenti che non ce l’avevano fatta, ad ascoltare le loro testimonianze e a guardare le varie riproduzioni. Ricordo anche che, dietro a una vetrata, sono state esposte le divise delle SS, centinaia di scarpe dei prigionieri gettate a casaccio e le inconfondibili casacche a strisce dei prigionieri. Semplicemente, non potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo.
Che cosa significava non avere nessuna colpa apparente, eppure essere giudicata sbagliata solo perché ebrea? Quanto peso aveva quella semplice, terribile parola durante il nazismo?
Con “Quando dal cielo cadevano le stelle” non mi soffermo solo sull'agonia e la speranza di una famiglia di ebrei costretti a nascondersi dal nemico, ma mostro anche la famosa alba del 16 ottobre 1943, quando il ghetto ebraico di Roma fu rastrellato dalla Gestapo. 
Lia viene catturata con la sua famiglia, in un primo momento viene rinchiusa nel Collegio Militare di Roma, per poi essere stipata in un carro bestiame. Destinazione Auschwitz.
Ma che cos'è Auschwitz? Quasi nessuno durante la Seconda Guerra Mondiale sapeva che cosa fosse. Si dice sia un campo di lavoro…
Il mio romanzo non si ferma, e assieme a Lia ci ritroviamo dietro il filo spinato di Auschwitz – Birkenau. Nonostante la violenza e la crudezza di alcune scene, ho voluto mostrare le numerose punizioni nei vari campi di concentramento, il freddo, la fame, la paura, la neve, la morte… Se non lo avessi fatto, o se avessi sminuito il tutto, non avrei mai dato giustizia a tutte le vittime del nazismo.
Nonostante tali atrocità, anche nelle situazioni più disperate, Lia non smette di credere, di sognare, di sperare. Di sperare di tornare a essere qualcuno, e non solo un numero. Di sperare di tornare a casa. Di riabbracciare la sua famiglia.
Di sperare che le stelle non cadano più dal cielo per essere cucite sulle vesti degli ebrei e sulle casacche a strisce dei deportati.
“Quando dal cielo cadevano le stelle” non parla della morte, ma è un inno alla vita. A quella vita che Lia adora. 
Concludo questa risposta con una frase che Lia non si stanca mai di ripetere: “La vita è meravigliosa, non smettiamo mai di amarla”.


♥ Mentre leggevo il tuo libro non potevo fare a meno di pensare a tutto il lavoro di ricerca storica che c'è dietro.
Come ti sei preparata per questo tuo lavoro? E quanto tempo ti ha vista impegnata?

Prima di scrivere “Quando dal cielo cadevano le stelle” c’è stato un lungo lavoro di ricerche. Nonostante la voglia e l’impazienza, non avrei mai cominciato a scrivere il romanzo senza essere sicura di quello che avrei messo su carta. Volevo rendere il tutto più realistico possibile, e per farlo, dovevo conoscere gran parte dello stile di vita degli italiani durante la Seconda Guerra Mondiale. 
Ho letto numerose testimonianze, sia di persone che parlavano dell’arrivo delle leggi razziali sia di famiglie ebree che avevano trovato rifugio da dei protettori, oppure in dei monasteri. Lo stesso vale per il modo di essere dei personaggi, principalmente di Lia. Volevo che lei potesse rimanere il più fedele possibile ai suoi coetanei durante la Seconda Guerra Mondiale. Quindi delle volte i suoi modi di parlare e di reagire, sono proprio presi da testimonianze.
I personaggi di “Quando dal cielo cadevano le stelle” sono frutto della mia immaginazione (tranne quando nel romanzo incontriamo figure come il dottor Josef Mengele), e anche se i vari rapporti sono usciti dalla mia fantasia, ogni vicenda storica che i personaggi vivono è realmente accaduta. 
Dal crollo del fascismo all'occupazione tedesca, dalla richiesta dei tedeschi di ottenere 56 chili d’oro in 36 ore al rastrellamento del ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943. Per poter scrivere di tali vicende, ho avuto bisogno di svolgere numerose ricerche.
Lo stesso vale per la deportazione di Lia e la sua famiglia nel campo di concentramento di Auschwitz e delle successive marce della morte. Ho letto numerose testimonianze di persone rinchiuse nel Collegio Militare di Roma per poi essere stipate in un carro bestiame… inoltre, possedevo vari libri in cui erano disegnate le mappe dei vari campi di concentramento con le varie informazioni storiche…
Insomma, raccogliere informazioni e leggere testimonianze che avrebbero potuto arricchire il mio romanzo è stato un processo molto lungo, un processo che, però, ha molto soddisfatto. Inoltre, ho arricchito il testo con delle note a piè di pagina per aiutare i lettori con i passaggi storici.


♥ In contemporanea con il tuo, lo scorso gennaio, in occasione della giornata della memoria, è uscito anche il primo libro di tua sorella Rebecca "La mia amica ebrea" che, come il tuo, anche se attraverso una storia diversa, affronta il tema dell'antisemitismo.
Come mai avete scelto di dedicarvi alla stessa tematica?
Vi siete aiutate e confrontate o avete letto il lavoro dell'altra solo a fine stesura, per evitare di influenzarvi?

Sono molto contenta di aver pubblicato “Quando dal cielo cadevano le stelle” lo stesso giorno in cui mia sorella Rebecca ha pubblicato il suo libro “La mia amica ebrea” perché, anche se i libri possono essere letti separatamente, credo che leggendoli entrambi i lettori possano comprendere molti più aspetti (in “La mia amica ebrea”, infatti, la protagonista non è ebrea, ma ariana).
Per quanto riguarda la stesura dei romanzi, io ho scritto per prima “Quando dal cielo cadevano le stelle”, e solo in un secondo momento Rebecca ha deciso di scrivere anche lei un libro sull'antisemitismo. Entrambi i romanzi sono stati pensati per noi, infatti, non volevamo pubblicarli, quindi l’una non aveva mai letto il romanzo dell’altra prima di decidere di renderli disponibili per il pubblico e di passare alle varie fasi di editing. In questo modo, fortunatamente, non c’è stato il rischio d’influenzarci a vicenda.
Quando abbiamo deciso di pubblicare qualcosa, e ci siamo rese conto che due dei nostri romanzi toccavano lo stesso tema (anche se da due punti di vista diversi), abbiamo deciso di farli uscire lo stesso giorno, e non un giorno qualsiasi, ma il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, il giorno in cui i cancelli di Auschwitz furono abbattuti. 
Nonostante il mio libro sia uscito il 27 gennaio, credo fermamente che non dobbiamo mai dimenticare queste atrocità, anche se non ci troviamo nel Giorno della Memoria. Sono molto contenta, infatti, di parlare anche oggi di tutte le vittime del nazismo. Per non dimenticare.


♥ Tornando a te e al tuo lavoro, ci hai raccontato la storia delle persecuzioni ebraiche attraverso gli occhi e le emozioni di una famiglia, gli Urovitz, e di alcuni loro conoscenti e amici.
Ogni singolo componente della famiglia, dalla nonna Myriam al piccolo Chalom, ci ha regalato qualcosa, chi un po' di saggezza, chi un po' di speranza, chi la fragilità di essere adulti senza sapere come proteggere i propri figli, e chi un po' di spensieratezza.
Mentre scrivevi i primi capitoli avevi già deciso il destino di ognuno di loro? Hai mai cambiato idea? E quanto è stato difficile per te, dire man mano, addio ad alcuni di loro?

Sono molto legata a Lia, ma anche a tutti gli altri personaggi di “Quando dal cielo cadevano le stelle”, perché ho avuto modo di conoscere ognuno di loro. Prima di scrivere il romanzo avevo deciso alcuni lati dei personaggi, ma onestamente è stato con il tempo che ogni caratteristica si è definita. Lo stesso vale per Lia, all'inizio non credevo fosse così ottimista e speranzosa, ma quando ho scoperto questo suo lato meraviglioso, non l’ho fermata.
Sapevo che cosa sarebbe accaduto a quasi tutti i miei personaggi, ma alcune volte non sapevo se, alla fine, avrei cambiato qualcosa, e neanche quando sarebbe successo quel qualcosa. La vita durante la guerra era talmente preziosa che non volevo avere tutto programmato. In questo modo, anche per i miei personaggi è stato tutto più crudo, più ingiusto, più doloroso.
Altre volte, invece, nei miei appunti avevo deciso quando sarebbe successa una determinata cosa. Prima di arrivare in quel punto, però, i miei personaggi avevano vissuto tutt'altro, erano concentrati su tutt'altro. Esperienze belle o brutte… Poi posavo la mia attenzione sui miei appunti e scoprivo che cosa sarebbe successo dopo.
Nonostante delle volte i miei personaggi volessero cancellare dei determinati passaggi, non ho cambiato mai niente.
Il destino di Myriam non era certo, mentre sapevo che cosa sarebbe successo a Lia. Per quanto riguarda i personaggi che, assieme a Lia, sono rinchiusi ad Auschwitz – Birkenau, sapevo chi sarebbe riuscito a farcela e chi no. Sapevo chi avrebbe passato la selezione e chi no.
Separarsi dai miei personaggi è stato triste e doloroso, perché per me ormai fanno tutti parte della mia famiglia. Nonostante la tristezza, però, sapevo che solo dicendo addio ad alcuni di loro, avrei mostrato che il nazismo non risparmiava nessuno. Che tutti potevano morire.
Senza una motivazione accettabile.


♥ Il tuo secondo libro "Come lacrime nella pioggia" ti vede affrontare ancora una volta una tematica importante.
Ci racconti di un'amicizia tra una ragazza newyorkese, Sarah, e Asha, una ragazza indiana, un pretesto questo per parlare della condizione difficile che vivono le donne in India. Cosa puoi dirci di questo tuo lavoro? Come mai la scelta di questa tematica?

La mia decisione di scrivere “Come lacrime nella pioggia” è nata in maniera molto spontanea. 
Non era qualcosa di programmato, un qualcosa che sapevo che, prima o poi, avrei fatto. Ricordo che un giorno qualunque stavo navigando su Internet. Ogni piccola cosa per me è una fonte d’ispirazione e quando m’imbattei in alcune fotografie che ritraevano delle donne indiane scese in strada a manifestare, ho provato subito un forte interesse per quelle immagini. Nonostante la paura, negli occhi di quelle donne albergava la forza, la determinazione, la speranza. Mi piacciono le donne forti e indipendenti, quindi mi sono chiesta: “Per che cosa stanno manifestando”? Scoprii che quelle donne stavano manifestando contro gli ultimi stupri che avevano colpito delle ragazze innocenti e anche delle bambine.
Ho sempre trovato l’India un Paese affascinante e misterioso, ma quel giorno capii che c’era dell’altro. Cosa? Dovevo solo scoprirlo.
E così mi misi al lavoro, cominciai a leggere varie testimonianze di ragazze allontanate dalla scuola, picchiate, vendute, rapite… che però volevano dire basta. Eppure, queste ragazze sono nascoste, sono definite “silenziose”.
Si stima che ogni venti minuti in India una donna sia violentata.
Non potevo rimanere indifferente davanti a tutto questo, e sapere che la vita di numerose donne in India è ancora infernale, mi ha fatto sentire ancora più legata a “Come lacrime nella pioggia”.
Ho scritto un romanzo, e non una testimonianza. 
I personaggi sono frutto della mia immaginazione e trovo molto bella l’amicizia che s’instaura tra Sarah e Asha, un’amicizia che non ha limiti. Le situazioni che vive Asha, però, sono state prese da alcune testimonianze.
“Come lacrime nella pioggia” mostra le condizioni di vita delle donne indiane, il potere degli uomini e la forza di una vera amicizia.
Perché Sarah farà di tutto per aiutare Asha, venduta in sposa dal padre.
Niente è mai come sembra, e Sarah e Asha non sospettano che gli uomini dell’India hanno stilato un piano contro di loro.
Un piano che cambierà ogni cosa.

Ho reso “Come lacrime nella pioggia” leggibile GRATUITAMENTE (per riceverlo, basta inviarmi un’e-mail all’indirizzo sofiaromanzo@yahoo.it e lo riceverete immediatamente in versione integrale).
In questo modo incoraggio i lettori a firmare una petizione che ho lanciato su Change.org in difesa delle donne dell’India, e che ho indirizzato al governo indiano. Firmare la petizione è veloce e gratuito.
Change.org è una piattaforma online gratuita di campagne sociali, e una volta che la mia petizione avrà raggiunto un elevato numero di firme, allora contatterò di nuovo il governo indiano, o chiunque possa aiutarmi, per migliorare le condizioni di vita delle donne dell’India.
Per crescere, però, la mia petizione ha bisogno anche della tua firma. Grazie!
Puoi trovare la petizione Qui
Inoltre, incoraggio i lettori a donare (anche una somma piccolissima) ad Amnesty International, che da cinquant’anni si occupa della difesa dei diritti umani.
Credo fermamente che ognuno di noi meriti di essere difeso e protetto, e il lavoro di Amnesty è impressionante.
Amnesty International vive solo grazie al supporto economico dei loro soci e sostenitori: per rimanere imparziale e indipendente, infatti, non accetta soldi dai governi. Anche le imprese e le istituzioni economiche possono contribuire attivamente. 
Sostenerli vuol dire difendere i diritti e le libertà fondamentali di ogni essere umano.
Chiunque può sostenere Amnesty, una famiglia, un privato, un'associazione e anche uno studente!
Sostenere Amnesty International è semplicissimo e sicuro: puoi farlo versando una delle quote associative o una quota libera! Qui il link.
Oppure puoi attivarti con Amnesty contattando il Gruppo Locale o l’ufficio regionale della tua zona. Puoi partecipare alle manifestazioni di Amnesty, firmare gli appelli dell’associazione, iscriverti alla Newsletter per tenerti aggiornata o fare shopping acquistando gli articoli a marchio Amnesty International, prodotti dal commercio equo e solidale! Qui il link.
Grazie a nome mio e a nome di tutte le donne dell’India!


♥ Ora parliamo un po' di te, quali sono le tue passioni oltre alla scrittura? E com'è nato l'interesse per quest'ultima?

La scrittura è la mia più grande passione, e tutto è cominciato in modo naturale. Ho scritto i miei primi romanzi all’età di sette anni, e anche se scrivevo storie brevi, ero sempre contenta di sedermi davanti al mio quaderno e di dare sfogo alla mia fantasia. Allo stesso modo, ero contenta quando a scuola avevo modo di scrivere dei lunghi temi. Dal quaderno sono passata alla macchina per scrivere e dalla macchina per scrivere sono passata al computer.
Ammetto che durante l’adolescenza per un periodo avevo accantonato questa mia passione, certa di averne un’altra che, alla fine, però si è rivelata deludente forse perché non si trattava di una vera e propria passione. Adesso, comunque, sono certa che scriverò fino a quando potrò.
Oltre a scrivere adoro leggere, viaggiare, ascoltare della bella musica, vivere nuove esperienze, portare al passo il mio cane e trascorrere il tempo con la mia famiglia, specialmente con Rebecca. Ho così tanto e sono talmente fortunata a vivere in un Paese sicuro che ogni piccola cosa, per me è grande.


♥ Ci sono dei libri o degli autori che hanno influenzato il tuo modo di scrivere o che semplicemente ti hanno fatto capire che scrivere era la cosa che anche tu avresti voluto fare?

Nonostante per me cominciare a scrivere sia stato molto naturale, ho capito che avrei voluto scrivere dei veri e propri libri leggendo i romanzi di Bianca Pitzorno, oppure leggendo “Pollyanna” di Elenor H. Porter.
Solitamente, Bianca Pitzorno scriveva di protagoniste femminili, forti, che vivono tantissime vicende diverse, tantissime emozioni diverse.
Da ragazzina, leggendo i suoi libri, ho capito che anch'io avrei voluto scrivere di personaggi femminili determinati, in vari contesti storici o contemporanei.
“Pollyanna”, invece, è un libro talmente ricco di positività che ho sempre pensato che fosse bello, nonostante la tragicità di alcune possibili vicende, dare comunque dei messaggi ottimisti.
Prima di pubblicare “Quando dal cielo cadevano le stelle” ho scritto molti altri romanzi, per esercitarmi. E questo è quello che consiglio a tutti gli scrittori che vogliono pubblicare un libro. Non affrettate i tempi, esercitatevi, siate convinti dei vostri lavori e non scrivete solo per arricchirvi o per rincorrere la fama.
Scrivete per la gioia di farlo.


♥ Se dovessi chiederti di farmi il nome di un libro che per te rientra tra quelli "da leggere assolutamente" quale titolo mi faresti?

Sicuramente, “Il diario di Anna Frank”. Lessi il suo diario quando ero una ragazzina, e ancora oggi ammiro moltissimo Anna Frank. Sarei molto contenta di incontrarla e di parlare con lei.
Dentro a una ragazzina così giovane c’era molta forza e molto amore per il prossimo, e trovo tutto questo bellissimo.
“Il diario di Anna Frank” non è solo una testimonianza ricca di pensieri e vicende scritte da una ragazzina ebrea durante il nazismo, ma è anche un testo riflessivo, che parla dei rapporti di varie famiglie, che con occhio critico, e allo stesso tempo dolce, si affaccia sul mondo, che ci ricorda la stupidità umana e la bellezza della natura…
Un testo che, secondo me, chi non ha ancora letto dovrebbe leggere e che chi ha letto dovrebbe leggere di nuovo.
Trascrivo qua sotto una frase estratta da “Il diario di Anna Frank”:
“E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell’uomo”.


♥ Ultima domanda, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Dopo due libri così impegnati, cos'altro dobbiamo aspettarci da te? Hai già in mente altre storie su cui vuoi scrivere? Stai già lavorando a qualcosa?

Sicuramente non smetterò mai di scrivere. Attualmente, sono molto impegnata con la promozione di “Come lacrime nella pioggia”, ma ho già qualche idea in testa per un possibile, terzo romanzo. Non ho ancora avuto modo, però, di capire se la mia idea potrà trasformarsi o no in romanzo. Per prima cosa dovrò vedere se ho materiale a sufficienza per scrivere un libro sul tema che ho in mente.
Inoltre, vorrei tradurre “Come lacrime nella pioggia” in inglese, così da raggiungere altri lettori e così da portare alla luce anche in altri Paesi le condizioni di vita delle donne indiane.
Sicuramente, qualunque cosa farò, terrò aggiornati i miei lettori e tutti i blogger che mi hanno supportato fin dall'inizio.

♥ Ti ringrazio Sofia per la disponibilità!
E ne approfitto per rinnovarti i miei personali complimenti, perché raramente ho visto una giovane scrittrice esordire con temi tanto importanti e metterci l'impegno e la ricerca che ci hai messo tu.
Un grosso in bocca al lupo per la tua carriera! 

Piuttosto, grazie ancora per la tua disponibilità e per avermi ospitato nel tuo blog. Un caro saluto anche ai tuoi lettori!

1 commento:

  1. Ho questo libro lì pronto da leggere...devo aspettare il momento giusto però!! ;)

    RispondiElimina

♥ Dimmi la tua ♥
Accetto volentieri saluti e commenti relativi all'argomento del post. Evitate i commenti volti esclusivamente a pubblicizzare i vostri blog. Grazie!