venerdì 10 ottobre 2014

Recensione: "Cuore" di Edmondo De Amicis

Titolo: Cuore
Autore: Edmondo De Amicis
Illustrazioni: Piero Cattaneo
Editore: Grandi Classici
Data di pubblicazione: 2012
Pagine: 396
Prezzo:  0,99 € (ebook)

Trama:
Il diario di Enrico, un bimbo torinese di terza elementare, che ci conduce per mano giorno dopo giorno, attraverso le diverse tappe di un anno scolastico denso di avvenimenti gioiosi e tristi. 

Recensione:
Ambientato nel 1882, nel periodo immediatamente successivo all'Unità d'Italia e quindi caratterizzato da un forte patriottismo e nazionalismo.
Il libro narra quello che è l'anno scolastico di uno studente di terza elementare, Enrico Bottini.
Un diario in cui il ragazzo racconta gli avvenimenti più importanti che caratterizzano le sue giornate, il primo giorno di scuola, i compagni, i maestri, ecc.
Tali racconti sono intervallati dal l'inserimento occasionale di alcuni ammonimenti paterni o materni sotto forma di lettera, e dai racconti mensili dedicati ognuno ad un giovane eroe italiano.
Il linguaggio è meno obsoleto di quello che si possa pensare. 
Di facile lettura, una scrittura elementare e semplice adatta ai più piccoli, ai quali il libro è particolarmente rivolto.
Evidente (anche in maniera forzata ed eccessiva) è lo scopo educativo del libro.
Pare voler inculcare nei ragazzi un'idea fittizia di un mondo perfetto, in cui tutti sono buoni e bravi, un'idea fasulla allora, e ancor meno credibile (se non ridicola) al giorno d'oggi.
La scuola è bella, i maestri sono santi, l'Italia è una seconda madre, i genitori (anche se ti picchiano, ti sfruttano per lavorare al loro posto, o ti mettono in continuazione a confronto con i compagni) sono perfetti e ingiudicabili, e tu bambino devi sempre dare il meglio per essere all'altezza di cotanta perfezione.
Il confronto con i compagni, al quale Enrico viene costantemente sottoposto dai genitori (in specie dal padre), è estremamente fastidioso.
Una lettura che sicuramente ha risentito del passare degli anni, e che pertanto non può considerarsi attuale, qualità che un buon libro dovrebbe conservare nonostante il passare degli anni.
Come leggere adesso di tutte quelle parole di amore incondizionato verso la patria che non ci tradirà mai, senza scoppiare in una grassa risata o in un gran mal di stomaco?
Come leggere adesso di maestri tanto buoni e cari, quando l'istruzione italiana è alla deriva anche a causa dell'inadeguatezza del corpo insegnante, o quando ogni due per tre si sentono storie di abusi sugli studenti?
Troppo buonismo e poco vero cuore in questo libro.

Considerazioni:
Era da tanto che volevo leggere questo libro, ma avevo sempre rimandato.
Sapevo di leggere un libro scritto a fine 1800 e questo non mi ha mai spaventato, immaginavo anche di leggere una storia emozionante, fatta di sentimenti veri e sinceri, ma non è stato proprio così...
La scrittura non risulta così obsoleta come ci si potrebbe aspettare, anzi, l'ho trovato, almeno nel linguaggio, più moderno di quanto pensassi.
Un po' obsoleti invece sono i temi trattati.
Il sentimento di patriottismo è esaltato ai massimi eccessi, e questo potrebbe anche essere comprensibile se si considera il periodo storico in cui il racconto è ambientato, ovvero pochi decenni dopo l'Unità di Italia.
Il problema in effetti non è il patriottismo, ma il modo fasullo in cui, tramite queste pagine, esso viene inculcato ai ragazzini, lo stesso modo fasullo con cui gli adulti protagonisti (genitori e maestri) lo propinano ai loro bambini (figli e alunni).
Evidente è lo scopo educativo di questo romanzo, che mi ha fatto venire istintivamente in mente il paragone con la fiaba "Le avventure di Pinocchio" di Collodi.
Lo scopo delle due storie è il medesimo, far capire ai ragazzi la differenza tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, male e bene, i modi con cui lo fanno non potrebbero però essere più opposti.
Se in Pinocchio si fa sempre riferimento alle brutture del mondo e alle conseguenze infauste di una condotta sbagliata (se vai in giro di notte puoi incontrare gli assassini, se non prendi la medicina muori, se giochi troppo e non studi diventi un asino, se dici le bugie vai in prigione, ecc), in "Cuore" invece vengono narrati personaggi così buoni, senza macchia e senza colpa (maestri che farebbero qualsiasi cosa per i loro alunni, genitori impeccabili, compagni di classe esemplari), da far sentire in difetto persino un santo!
L'intento qui è quindi quello di educare attraverso il senso di colpa.
Far sentire il proprio figlio come l'unico difettoso in un mondo di gente generosa e valorosa.
"Enrico, il tuo compagno lavora e studia più di te, tu come mai non ti impegni altrettanto?
Enrico, il tuo maestro si ammala pur di venire a scuola ad insegnarti le cose, tu perché non gli presti attenzione?
Enrico, tua madre ti è sempre vicina, ha sofferto per darti alla luce, perché tu le rispondi male?
Enrico, la tua patria è la tua casa, tu perché non la difendi?"
E un via via di paternali fastidiose e urticanti.
Una delle cose che mi ha più infastidito infatti è stato proprio leggere i continui ammonimenti paterni, scritti sotto forma di lettera e firmati con il solito "Tuo Padre".
(il perché un padre presente dovesse rimproverare il figlio tramite lettera, anziché a voce, resta un'incognita per me).
Ho trovato queste lettere così buoniste, finte e irrealistiche da dare quasi ai nervi.
Un padre che dice al figlio che preferirebbe vederlo morto in guerra, piuttosto di sapere che si è sottratto al suo compito di servire la sua patria, per codardia, come lo giudicate?
So che certi padri probabilmente, in passato, ragionavano davvero così, ma il padre di Enrico non ci viene mai descritto come il classico padre padrone insensibile e autoritario.
Altra cosa che davvero mi ha lasciato (se posso usare un termine forte dico "schifata") è stato leggere del padre di Precossi che smette di bere e picchiare suo figlio perché questi riceve la medaglia come miglior studente del mese!!!
Il messaggio quindi qual è? 
Serviva una medaglia per far capire ad un padre il valore di suo figlio? 
Serviva un riconoscimento tanto sciocco per far mutare tutto d'un tratto il carattere di un uomo bello e fatto?
No, non credo. 
Questo non è altro che l'ennesimo avvenimento fasullo narrato in queste pagine.
Per non parlare dei maestri, descritti tutti come esseri buoni e meravigliosi (che lo stesso scrittore fosse a sua volta un insegnante è solo una coincidenza, non l'ha fatto certo per esaltare la categoria).
Strano però che, dai racconti del passato che mi è capitato di ascoltare, dai nonni e dai genitori, ho sentito solo dire di quanto i maestri fossero più violenti e più avvezzi alle punizioni corporali.
In "Cuore", invece, non solo nessun insegnante alza un dito, non alzano mai nemmeno la voce!
Certo, qui si parla di molti anni prima, ma se all'epoca dei miei bisnonni la scuola non la frequentava quasi nessuno, leggere di tutti questi operai (gente qualunque quindi, non solo signorotti) che, dopo le fatiche lavorative, andavano alla scuola serale, mi risulta decisamente inverosimile.
Per quanto riguarda i racconti mensili li ho trovati alla stregua del libro.
Fasulli, buonisti, e ipocriti per la maggior parte.
- In “Il piccolo patriota padovano” un ragazzino senza soldi e affamato restituisce il denaro che gli era stato donato da alcuni uomini, solo perché li sente in seguito insultare la sua patria, l'Italia. (Certo, come non crederci).

- In "La piccola vedetta lombarda" dei soldati si servono di un ragazzino per spiare i nemici, poi quando questo muore lo proclamano eroe. (Le famose lacrime di coccodrillo).

- In "Il piccolo scrivano fiorentino" un padre arriva a dire che non gli interessa se il figlio si ammala poiché questi non si impegna più a scuola come prima.
E si pente poi, quando scopre che lo scarso rendimento scolastico del figlio era dovuto alle notti insonni passate a svolgere di nascosto gran parte del lavoro paterno, anziché a dormire. (Che dolce papà!).

- In "Il tamburino sardo" ancora una volta un ragazzino viene sfruttato, maltrattato, e denigrato dal capitano dell'esercito piemontese. Una volta scoperto che questi si è ferito gravemente per adempire al proprio compito, il suddetto capitano si "abbassa" a fargli un complimento. (Quanta gratitudine).

- In "Sangue romagnolo" una nonna rinfaccia al nipote la qualunque, gli pronostica ogni disgrazia se non cambierà comportamento, fino a che non se lo ritrova senza vita fra le braccia. (Cuore di nonna).

Gli unici racconti che mi sono piaciuti sono stati:
- L'infermiere di Tata
- Dagli Appennini alle Ande

Gli unici in cui ho letto davvero un po' di sentimento, e non solo degli slogan pubblicitari.

il mio voto per questo libro

10 commenti:

  1. Non sono molto d'accordo con il tuo giudizio. Certo, il libro è abbastanza datato, ma perchè non riscoprire certi valori?
    I maestri non sono, e non erano nemmeno una volta, tutti picchiatori sadici: certo all'epoca era normale per un maestro usare il frustino su un alunno, ma c'erano anche quelli che non lo facevano.
    Riguardo alla patria, non sono certo una fervente patriota, ma credo che nonostante tutto noi italiani dovremo riscprire un pochino questo valore, altrimenti non ne veniamo più fuori. D'alrtronde oggi l'esterofilia è uno dei peggiori vizi dell'italiano medio.
    Non ho interpretato nel tuo stesso modo gli insegnamenti del papà a Enrico, a mio avviso il padre vuole incoraggiare il figlio a non sottrarsi al confronto con gli altri e a usare le cose che vede come mezzo per migliorarsi.Se noti, la famiglia di Enrico pur essendo benestante è molto aperta, i compagni di classe vengono invitati a turno, anche quelli più poveri, ed è sempre il papà che incoraggia Enrico a regalare il treno a Precossi, sapendo che è un bambino povero e maltrattato.
    Di questo passo non dovremmo più leggere nemmeno i Promessi sposi: cosa c'è di più anacronistico di una Lucia che, prigioniera dell'Innominato, prega la Madonna di rimanere vergine se la libererà, e che una volta liberata non capisce da sola che un voto fatto in un momento di crisi come quello non ha valore(glielo deve spiegare Frà nCristoforo alla fine!!!)? Fregandosene ovviamente di tutte le peripezie che il povero Renzo ha attraversato fino a quel momento(non tutte per colpa di Lucia, va detto).
    Per non parlare delle sue remore al "Finto matrimonio"...
    Non dovremmo più leggere la Divina Commedia: mette all'inferno Maometto (i mussulmani si potrebbero offendere), Paolo e Francesca (chi oggi considera il tradimento un peccato da inferno?) e persino un suicida (invece di dire poveraccio....).
    Per quanto riguarda i racconti sono d'accordo su alcune cose: solo., non capisco come hai fatto a non trovare difetti nei due che ti sono piaciuti: in "L'infermiere di Tata", davvero un bambino che ha fatto tutta quella strada a piedi di solo una volta scoperto che il babbo sta bene non si lascerebbe portare via? E in "Dagli Appennini alle Ande", uno che va da solo in ARgentina (a quell'epoca) cercare la mamma e ci riesce pure?!
    Per quanto riguarda le scuole serali non sono così fuori luogo: sono stati molti gli operai che così hanno potuto studiare.

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    1. Innanzitutto grazie per il tuo commento, è sempre bello confrontarsi soprattutto con chi la pensa diversamente.
      Il mio problema è che in questo libro non ho letto valori e sentimenti realistici e veritieri, ma pura e semplice propaganda.
      Come dici tu, non tutti i maestri erano sadici picchiatori, ma mi fa sinceramente un po' strano che in questa scuola non lo fosse nessuno.
      Sarebbe stato perfetto se il maestro Perboni, assieme a qualcun'altro fosse descritto come un'eccezione, ma qui era la norma.
      Per la patria non condivido affatto il tuo discorso. Perché dovrei amare e venerare una terra che non mi ha dato nulla, giusto perché ci sono nata?
      Una terra che (ovviamente grazie a chi la governa), sta distruggendo il mio futuro, come quello di tantissimi altri compaesani?
      Attualmente sto leggendo "Walden ovvero vita nei boschi" di Henry David Thoreau, un libro che seppur scritto quarant'anni prima rispetto a Cuore, è decisamente più attuale.
      Per il padre di Enrico non ho mai detto che fosse poco generoso nei confronti dei compagni del figlio o che facesse distinzioni in base al loro stato sociale, anzi, ho lamentato proprio l'opposto.
      Il fatto che sminuisse sempre il figlio facendo confronti in cui i suoi compagni ne uscivano sempre vincenti.

      Per i racconti che hai citato non li ho mai definiti perfetti, anzi, anche in quelli ho trovato numerose cose assurde, ma tra quelle almeno c'era anche una parvenza di vero sentimento.
      Per quanto riguarda "L'infermiere di Tata" sono ancora in disaccordo con te, in quanto se il ragazzino, una volta scoperto delle reali condizione paterne, fosse davvero andato via, abbandonando l'uomo, che pur non conoscendo, aveva vegliato per giorni, l'avrei trovato assolutamente disumano.
      Ho capito il suo comportamento in quanto io avrei fatto lo stesso.
      Ciò che non ho compreso è stato invece il comportamento del padre che, anziché restare a far compagnia al figlio, decide di andar via e lasciarlo solo ad assistere il malato. Agghiacciante.
      "Dagli Appennini alle Ande" invece, certo anche a me ha fatto specie vedere un ragazzino viaggiare solo per il mondo, ma almeno in quel racconto ho letto amore sincero, cosa che non ho letto negli altri.

      Per quanto riguarda gli altri scritti che hai citato, "I promessi sposi" parla di una storia di fantasia (che francamente non ho particolarmente gradito), mentre a detta dello stesso De Amicis "Cuore" è il resoconto vero di un ragazzino del tempo.
      E se permetti c'è un enorme differenza.
      Perché se mi contesti le assurdità di un racconto di fantasia mi puoi contestare anche le assurdità di una fiaba... e non credo la finiremmo più.
      La divina Commedia è scritta nel 1300!!! Circa sei secoli prima di "Cuore".
      E se dovessi contestare i peccati dei vari dannati allora potremmo contestare la stessa Bibbia, dove vengono descritte atrocità ben peggiori, o comunque la storia, che di assurdità ne ha conosciute e ne conosce tante.
      Ma non è questo che voglio fare, non sto contestando "Cuore" solo per ciò che racconta, ma per la mancanza di veridicità nei fatti che dice essere veri.
      Insomma racconta un'Italia utopica, abitata da persone utopiche.
      Basti pensare al padre di Precossi, che si converte per una medaglia.
      Solo questo la dice lunga sulla veridicità di tutto il resto.

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    2. Ma Cuore non è una storia vera, viene presentata così ma non lo è. potrebbe esserlo, ma è un'altro discorso.
      La Divina Commedia è stata scritta nel 1300?Appunto: se dovessimo basarci solo sul linguaggio antiquato o su una visione d'epoca diversa dalla nostra, non dovremmo più leggere nessun libro che sia stato pubblicato prima dell'anno 2000. era questo il senso del mio commento.

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    3. Perché distorci il mio commento?
      Non ho mai criticato il linguaggio antiquato, anzi! Ho invece detto che mi sarei aspettata un linguaggio più obsoleto.
      Ciò che non sopporto di queste pagine è l'ipocrisia che caratterizza tutto il racconto e ogni singolo personaggio!
      Il senso del mio commento non è "non leggiamo cose del passato", altrimenti non avrei mai affrontato questa lettura (come molte altre che ho affrontato in passato e a cui continuerò a dedicarmi).
      Il punto del mio commento è che questo libro non racconta i fatti com'erano in quegli anni, anche se si propone di farlo.
      Li racconta in maniera distorta, come se visti attraverso delle lenti che tingono di buono anche ciò che palesemente non lo era! E questo lo dice la storia, non lo dico certo io.

      Cito da testo:
      “ «Cuore» è la storia d'un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d'una scuola municipale d'Italia. — Dicendo scritta da un alunno di terza, non voglio dire che l'abbia scritta propriamente lui, tal qual è stampata. Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori; e suo padre, in fin d'anno, scrisse queste pagine su quelle note, studiandosi di non alterare il pensiero, e di conservare, quanto fosse possibile, le parole del figliuolo. Il quale poi, quattro anni dopo, essendo già nel Ginnasio, rilesse il manoscritto e v'aggiunse qualcosa di suo, valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose. Ora leggete questo libro, ragazzi: io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene.”

      Poi non so se questa premessa sia reale o di fantasia, fatto sta che lo scrittore aveva come intento quello di farci credere che i fatti narrati fossero realmente accaduti.

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  2. Ciao Muriomu ^_^
    Io sono in linea col tuo giudizio!
    Non si nega il valore del romanzo, collocandolo storicamente, ma certamente si tratta di un'opera nata con finalità pedagogiche e non soltanto: doveva aiutare a "fare gli italiani". Quindi suggerire le virtù civili e un patrimonio comune cui attingere. Ecco perché si avverte come distante e poco attuale.
    Il tutto condito da una dose eccessiva di buoni sentimenti.
    Resta, a mio parere, un libro da leggere con un buon senso critico, tenendo conto del ruolo che ha avuto nella nostra storia.

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    1. Certo, però se i buoni sentimenti fossero stati più realistici, avrei avuto meno da ridire.
      Se mi si dovesse chiedere di scegliere una parola con cui definire questo libro la prima che mi verrebbe in mente, purtroppo, sarebbe "fasullo".

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    2. Eh lo so... la pecca grossa anche per me sta in quell'eccessivo buonismo. E capisco anche l'aggettivo che usi per definirlo.
      Io lo considero un romanzo di propaganda, legato strettamente al periodo in cui fu scritto e nulla di più :P

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  3. Non concordo, ammetto. E' un libro che ho letto diverso tempo fa, ma temo che il tuo giudizio non gli renda giustizia... Tuttavia, i giudizi sui libri sono molto personali, quindi non mi permetto..

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    1. Il mio giudizio infatti non deve rendere giustizia al libro, ma a quelli che sono stati i miei pensieri a riguardo.
      E io mi sono solo limitata a scrivere quello che ho pensato durante la lettura, come chiunque fa (o dovrebbe fare) quando recensisce un libro.
      Queste sono le mie impressioni.
      Comunque ti invito a rileggerlo, perché anche a mia sorella era piaciuto, quando lo aveva letto, anni fa.
      Poi però quando le ho letto dei passaggi o dei racconti (ne ho letti un bel po'), ne è rimasta sbalordita (in senso negativo) e ha più volte detto la frase "non me lo ricordavo così".

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  4. Ciao,anche io l'ho letto che ero una bambina e sinceramente non l'avevo percepito come lo descrivi tu ma mi hai messo un bel dubbio....penso che andrò a rivederlo appena possibile!!comunque al di là che si possa essere d'accordo o meno sul tuo giudizio hai scritto una recensione fantastica!

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