mercoledì 5 novembre 2014

Intervista a Andrea G. Colombo, autore del racconto "La lapide d'ardesia"

Salve avventori!
Oggi Café Littéraire ha il piacere di ospitare lo scrittore  Andrea G. Colombo, che ho avuto modo di conoscere attraverso la lettura del racconto breve "La lapide d'ardesia".
Gli amanti del genere horror però lo conosceranno sicuramente come creatore del primo sito web italiano dedicato alla cultura horror: Horror.it.
Ma ora bando alle ciance, vi lascio con l'intervista che, a mio modesto parere, ritengo molto carina ed interessante e che quindi vi consiglio vivamente di leggere ^-^


♥ Salve Andrea e grazie per aver accettato questa intervista.

Ciao grazie a te e ai lettori del Café Littéraire.


♥ Ho avuto modo di leggere il suo racconto "La lapide d'ardesia" e ammetto che sono stata colpita soprattutto dalla leggenda narrata, quella che vede protagonisti i cimiteri e la superstizione legata al timore di sentire il rumore di un martello quando si è all'interno di essi.
Ora, io non sono di Legnano, dove si svolge il racconto, quindi non ne conosco tradizioni, miti e misteri, mi sono perciò chiesta se questa leggenda fosse tradizionale del posto o frutto della sua immaginazione.
Inoltre è la prima volta che utilizza una leggenda (vera o di fantasia che sia) come base per i suoi racconti?

Confesso di averla inventata di sana pianta. Ho usato alcune suggestioni, riti scaramantici e credenze per confezionare qualcosa di credibile. Per un po’, appena uscito il racconto, ho evitato di rispondere a domande come questa, perché l’idea di una leggenda simile mi stuzzicava molto, era affascinante, ma alla fine mi tocca ammettere di aver inventato tutto.


♥ Sempre parlando di leggende metropolitane, esse sono frutto di superstizioni e credenze, spesso, se vogliamo, abbastanza assurde.
Nonostante questo quasi tutti ne siamo più o meno influenzati, evitiamo di passare sotto le scale, di rompere specchi, indossiamo portafortuna a cui, pur non dando significati magici, attribuiamo un valore aggiunto, e così via...
Come si pone lei nei confronti dell'argomento? È superstizioso o scrive a riguardo proprio perché ne è immune?

Sono nato il 17, ho due gatti neri che adoro, passo volutamente sotto le scale e sono talmente maldestro che tra sale versato, olio rovesciato e specchi rotti dovrei già essere morto e risorto almeno tredici volte. Non credo a nessuna delle dicerie o superstizioni, ma mi divertono molto quindi le uso come espediente narrativo. In fondo fanno parte della nostra cultura e se non se ne diventa schiavi sono anche affascinanti. Basta saperle prendere.


♥ Leggendo la sua biografia ho notato che l'horror è il genere su cui si è cimentato maggiormente, e su cui probabilmente ama più scrivere, com'è nata questa passione? C'è stato un libro, un autore o un film che l'ha alimentata?

Horror e Thriller, ugualmente ripartiti. Mi affascinano il lato oscuro e il mistero, quindi questi generi sono quelli che mi attirano di più. Riguardo agli autori ce ne sono troppi da citare, diciamo che mi hanno influenzato (in positivo o in negativo) tutti i libri che ho letto in passato. Assorbo come una spugna e poi metabolizzo.


♥ Personalmente devo dire che mi piace vedere e leggere il genere horror, ma molto raramente resto soddisfatta da quello che vedo o leggo.
Cosa, a suo parere, non può mancare in un racconto di questo tipo e cosa invece è meglio evitare?

Suggestionare qualcuno con la parola scritta è molto difficile. Non esistono soluzioni facili o formule magiche, perché quello che spaventa te, magari a me fa solo sbadigliare di noia. Io per esempio trovo tremendamente noiosi i vampiri, eppure hanno avuto un successo mondiale. Non voglio dire che sia in assoluto il genere più difficile da scrivere (bene) ma poco ci manca. Quello che si deve cercare di fare sempre è curare l’atmosfera del racconto, bisogna avvolgere il lettore in una narrazione leggera e suggestiva così che si scordi di stare leggendo un racconto scritto da un certo autore. L’autore deve sparire, deve lasciare la scena alle immagini. Allora, e solo allora, si potrà provare a terrorizzare chi legge.


♥ Nel tempo libero, oltre a scrivere, cosa le piace fare, e cosa le piace leggere?

Leggo horror e thriller, guardo film e serie TV (The Walking Dead, The Americans, House of Cards, True Detective, Game of Thrones…), rompo le scatole ai miei due gatti e perdo tempo con qualche videogame. E poi c’è il sushi. Adoro la cucina giapponese quindi appena posso scappo a rimpinzarmi. E i viaggi. Anche se ultimamente viaggio meno di quanto vorrei e la mia compagna me lo rinfaccia. Appena posso torno a New York, però. Promesso.


♥ Una domanda che pongo a chiunque ami la lettura, e che non manca mai nelle mie interviste: se dovessi chiederle (e in effetti lo sto facendo) un libro che per lei rientra tra quelli "da leggere assolutamente" quale titolo mi direbbe?

Queste domande mi mandano sempre in crisi. Consigliare un libro è difficile, mi sembra sempre di fare torto a qualcuno e comunque cambio idea a seconda del momento in cui me lo chiedi. Posso provarci però... Ultimamente ho una passione viscerale per un autore americano di thriller polizieschi piuttosto particolari, si chiama Don Winslow. Il suo romanzo Il potere del cane mi ha risucchiato in un mondo violento e affascinante, e mi sento di consigliartelo.


♥ Infine ci dica, quali progetti ha per il suo futuro? Ha già storie in cantiere che aspettano solo di vedere la luce?

Ci sono sempre un mucchio di storie. Il problema è che vanno scritte e io sono dannatamente lento a scrivere… Davvero, dovrei fare qualcosa, tipo drogarmi per non dormire la notte o farmi mantenere da un magnate russo del petrolio per poter abbandonare il lavoro e dedicarmi solo alla scrittura, ai gatti e alle serie TV. Ma non la vedo così facile, quindi temo che dovrò rassegnarmi a questi ritmi di lavoro geologici.


♥ La ringrazio per questa intervista e per il tempo dedicato a me e ai lettori del Café Littéraire, le auguro un grosso in bocca al lupo per la sua carriera! Grazie ancora.

Grazie a te e ai tuoi lettori. È stato un vero piacere.

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