giovedì 18 dicembre 2014

I luoghi dei libri #3

Poche e semplici le regole:
♥ Postare la foto di un luogo   
♥ Riportare l'estratto del libro in cui il luogo è descritto
♥ Spiegare il perché di questa associazione
♥ Aspettate i commenti

Eccoci con un nuovo appuntamento de "I luoghi dei libri", la nostra rubrica nata per condividere i luoghi che abbiamo immaginato durante le nostre letture.
Protagonista di oggi è la casa che fa da sfondo all'affascinante racconto di Edith Wharton, "Più tardi", contenuto nell'antologia "Il libro delle storie di fantasmi", curata da Roald Dahl.
Nei brevi passi riportati qui potrete leggere la descrizione della dimora, che ho immaginato come un antica manor house di campagna, circondata dal verde e ricca di storia.


Tutti gli indizi rivelavano che la vecchia casa nascosta da una gobba delle colline aveva mantenuto stretti legami col passato. Quanto al fatto che non fosse né grande né eccezionale, ciò accresceva agli occhi dei Boyne il suo particolarissimo fascino: l’essere stata per secoli una profonda, oscura riserva di vita. Una vita, probabilmente, non delle più brillanti: e che certo per lunghi periodi si era lasciata scivolare all’indietro silenziosa come il quieto piovischio autunnale sullo stagno pescoso fra le piante di tasso; ma talvolta proprio le acque stagnanti dell’esistenza nutrono, nelle loro pigre profondità, singolari guizzi d’emozione, e fin dal primo momento Mary aveva avvertito un rimescolio misterioso di più intense memorie. 

E quel mattino in particolare, la sua rinata sicurezza conferì un sapore nuovo alla sua passeggiata. Dapprima andò nell’orto, là dove i peri a spalliera tracciavano complicati arabeschi sul muro e i piccioni svolazzavano e si lisciavano le piume sul tetto d’ardesia argentata della colombaia. 
Nel sistema di riscaldamento della serra c’era qualcosa che non andava, e, treni permettendo, si attendeva l’arrivo da Dorchester di un’autorità in materia, che avrebbe dovuto emettere una diagnosi sulla caldaia. Ma quando Mary s’immerse nella calda umidità della serra, fra aromi di spezie e ceree sfumature rosse e rosate di esotici fiori all’antica (anche la flora di Lyng era in carattere!), le fu comunicato che il grand’uomo non era ancora arrivato; così, decidendo che la giornata era troppo bella per sprecarla in un’atmosfera artificiale, uscì di nuovo all’aperto e, attraversato l’elastico tappeto erboso del campo da bowling, si diresse verso i giardini che si estendevano sul retro. Al loro limite estremo si alzava un terrapieno da cui, superando con lo sguardo lo stagno e le siepi di tassi, si godeva la vista della lunga facciata della casa, con i suoi camini contorti e i melanconici angeli sul tetto immersi in un alone di umidità dorata. Vista così dall’alto, incorniciata dall’ordinato labirinto dei giardini, con le finestre aperte e gli ospitali camini fumanti, sembrava trasmettere una sensazione di calore umano, come una mente lentamente maturata su un muro soleggiato d’esperienza. A Mary sembrò di non aver mai provato un simile senso d’intimità con la casa, un’eguale convinzione che essa custodisse soltanto segreti benevoli, mantenuti, come si dice ai bambini, ‘per il tuo bene’: un’eguale fiducia ch’essa fosse capace di racchiudere la sua vita e quella di Ned nel disegno armonioso della sua lunga, lunga storia intessuta nel sole.

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