giovedì 16 aprile 2015

Recensione: "La donna perfetta" di Ira Levin

Titolo: La donna perfetta o La fabbrica delle mogli
Titolo originale: The Stepford wives
Autore: Ira Levin
Editore: Beat
Data di pubblicazione: 2012
Pagine: 208
Prezzo: 12,90 €

Trama:
Per sfuggire allo stress della vita di città, Walter e Joanna Eberhart, con i loro bambini, decidono di trasferirsi a Stepford, una tranquilla cittadina del Connecticut, dove il tasso di criminalità è pari a zero, le strade sono linde, i giardini curati e la gente sempre cordiale. 
Dopo le impressioni positive dei primi giorni, Joanna, giovane donna appassionata di fotografia e animata da idee progressiste, comincia a notare situazioni che le destano non poche perplessità. 
Mentre il marito viene accolto come nuovo membro dell'Associazione Maschile, lei si accorge, ogni giorno di più, che le donne sembrano tutte incarnare alla perfezione un modello di felicità ed efficienza domestica da carosello pubblicitario: belle, curate, seno prosperoso, modi caramellosi, il cui unico scopo nella vita pare essere quello di accudire mariti e figli e tenere pulite e splendenti le loro dimore. 
Lavare, pulire, stirare, lucidare. 
Le donne di Stepford non sembrano avere altra ambizione.
Eppure, da un vecchio articolo di giornale, Joanna scopre che in città non sempre le cose sono andate così...

Recensione:
Questo lavoro di Ira Levin può essere definito un thriller satirico con elementi fantascientifici e un inaspettato risvolto horror.
C'è un po' di tutto quindi, e quello che sicuramente non manca è la capacità di lasciare un messaggio e far riflettere il lettore. 
Il libro è scritto nel 1972, e questi sono gli anni caratterizzati dal forte diffondersi del femminismo radicale.
L'autore si ispira proprio a questa tematica per l'ambientazione di questo suo lavoro, in cui la protagonista è Joanna Eberhart, una femminista convinta.
Joanna con la sua famiglia, i due figli e il marito Walter, abbandona il caos della vita della metropoli, per trasferirsi nella piccola e adorabile Stepford.
La cittadina, ad una prima occhiata, pare il posto perfetto dove vivere e crescere i propri figli, la tipica città da cartolina, con i suoi giardinetti e le sue staccionate bianche.
Tutto sembra gradevole, invitante e accogliente, tutto tranne le vicine, sempre troppo impegnate nelle pulizie di casa, da non concedere alla nuova venuta nemmeno il tempo di una chiacchierata vicino ad una tazza di tè.
Se da principio la cosa sembra, alla protagonista, solo una buffa stranezza, col tempo iniziano a maturare in lei pensieri e domande più complesse.
Com'è possibile che tutte le donne di Stepford siano così simili fra loro?
Sempre curate, perfette, ben vestite, seni floridi, vitini da vespa, tutte sorrisi e moine.
Sempre docili e concilianti, accomunate dal desiderio di servire e riverire i loro maritini e di tenere la casa in meticoloso ordine, come se non avessero altra ambizione all'infuori di questa.
E difatti non ne hanno. 
Mentre i loro mariti si riuniscono ogni sera all'associazione maschile, loro restano a casa, a lavare, pulire, stirare, rammendare.
Nessun hobby, nessuna opinione, nessun pensiero, nessuna passione.
Delle perfette Barbie senza cervello. Il sogno di ogni omuncolo.
Da essere pensante Joanna si pone delle domande, e da donna, con tutte le forze e le debolezze che la rendono tale, non può fare a meno di mettersi a confronto.
"Cosa c'è di sbagliato in loro? O cosa c'è di sbagliato in me?"
Walter, suo marito, la vorrebbe diversa? La vorrebbe più simile alle sue vicine?
Ma Joanna non si fa prendere troppo dal complesso di inferiorità nei loro confronti, anzi, nasce presto in lei la convinzione che tanta "perfezione" non può essere reale, e sicuramente quelle bambole vuote sono tutto, tranne che delle donne in carne ed ossa.
Il sospetto, la paura di essere rimpiazzata con un robot, si faranno strada in lei, portandola a diffidare di tutto e di tutti.
Ira Levin racconta questa storia come se ci stesse descrivendo delle scene di un film, senza indagare troppo nelle paure e nei sentimenti dei personaggi, lasciando quindi piena libertà al lettore di farsi delle idee proprie e di provare i sentimenti che più la lettura gli ispira.
Questa scelta è portata avanti fino alla fine, difatti lo scrittore non ci spiega cosa ha portato i mariti di Stepford a fare quello che hanno fatto, né il perché delle loro azioni.
Ci lascia liberi di trarre le nostre conclusioni e i nostri giudizi.
Il mio, per quanto mi riguarda, non può essere diverso da questo: per quanto geniali fossero le menti dei mariti di Stepford e, per quanto acute e ardite fossero le loro conoscenze nei più vasti campi dell'ingegneria e della scienza, non hanno mai avuto il coraggio di mettersi a confronto con le loro mogli e trattarle come loro pari. Semplicemente dei codardi.

Considerazioni:
Volevo leggere questo libro da tempo, precisamente da quando ho visto, anni fa, il film "The Stepford Wives" con protagonista Nicole Kidman.
Ho letto poi, mesi fa, il racconto breve "La donna perfetta" di Robert Sheckley, che è per certi versi molto simile a questo, anche se in quello faceva da padrone soprattutto l'aspetto sentimentale della vicenda.
Il mese scorso, invece, ho letto "L'amore bugiardo" di Gillian Flynn, e voi direte "cosa c'entra?" forse niente, ma a me è venuto spontaneo, mentre lo leggevo, paragonare le due storie.
Da qui la necessità di leggere finalmente questo libro.
Sorvolando, ora, sull'excursus che mi ha portato a leggerlo, questo libro mi ha fatto provare diversi stati d'animo, primo fra tutti la rabbia!
Mi ha fatto davvero infuriare leggere di questi mariti, talmente presi da se stessi, da non essere disposti a sacrificare nulla che possa ledere la loro immagine di vita perfetta.
Non ci è dato sapere come fossero le altre donne di Stepford prima della loro "trasformazione", ma durante la lettura abbiamo modo di conoscere due amiche di Joanna, 
Charmaine e Bobbie.
Pare davvero assurdo che i loro mariti preferiscano a loro, due donne spiritose, divertenti e indipendenti, degli automi senza personalità. 
Charmaine è un po' viziata e impertinente, ma sicuramente più briosa e vitale di uno stupido manichino.
Ha una passione, il tennis a cui dedica il tempo libero, e la cosa che forse mi ha sconvolto di più in tutta la lettura, è che suo marito non fosse disposto a concederle nemmeno questo. Nemmeno il lusso di uno sport.
Dopo averla sostituita, fa smantellare il loro campo da tennis privato, per rimpiazzarlo con un campo da golf, la sua passione.
A riprova di quanto questi uomini si sentano superiori, tanto da non essere disposti a rinunciare a nulla in favore dei desideri delle loro compagne.
Vogliono tutto, e non importa se devono prenderselo con la forza.
Preferiscono un rapporto perfetto e di plastica ad un rapporto imperfetto e sincero.
Persino Walter, che non sembra avere apparentemente nessun problema con Joanna, alla fine cede al desiderio di possedere, anche lui, una moglie perfetta.
Ma la perfezione non sta sulla terra. 
Non appartiene alle donne tanto meno agli uomini, che prima di pretenderla dalle loro compagne avrebbero dovuto ricercarla in se stessi.
Altro aspetto grottesco sta anche nel pensare che delle menti geniali, come quelle dei mariti di Stepford, si siamo riunite dando vita a qualcosa di così eccezionale a livello scientifico quanto inutile per il progresso della società, se non utile al processo inverso.
Dei geni di questo livello, in grado di costruire dei robot che sembrano in tutto e per tutto umani, quali grandi meraviglie avrebbero potuto ideare per il nostro pianeta?
Invece hanno preferito focalizzare le loro energie per mettersi al sicuro dalle loro paure.
Sottomettere la donna, ed evitare un confronto che probabilmente non avrebbero saputo gestire.

Confronto con il film:
Da questo romanzo sono stati tratti due film, uno girato nel 1975, e l'altro più recente girato nel 2004.
Come dicevo prima, ho visto diversi anni fa il film del 2004 con protagonista Nicole Kidman.
La storia è molto simile ma, allo stesso tempo, estremamente diversa. 
Pur avendo apprezzato entrambe le versioni, posso dire di aver preferito senza dubbio quella cinematografica.
Più originale, più approfondita e con un epilogo differente, che ho apprezzato.
Qui è di una donna l'idea di rendere Stepford una città diversa, migliore a sua detta.
Sottrarla al tempo e chiuderla in una campana di vetro, rendendo al contempo le sue donne più graziose, servizievoli e femminili.
Claire, neurologo noto in tutto il mondo, dopo aver sorpreso suo marito a letto con un'altra e aver compiuto lo sconsiderato atto di ucciderlo, decide che le cose devono cambiare.
Aver messo il lavoro al primo posto l'ha portata ad essere rimpiazzata nella vita privata.
Ed è qui che nasce la sua idea.
Sceglie la città adatta, e decide di trasformarla nella città ideale.
Ammette a Stepford delle famiglie prescelte, tutte donne impegnate e di successo e le trasforma in mogli e casalinghe perfette.
Ciò che resta invariato, anche nella versione in pellicola, è la codardia degli uomini, il loro timore di essere messi a confronto con le loro mogli e la paura di perdere quel paragone miseramente.
Ciò che non mi sono mai spiegata di questa versione è perché Claire, donna tradita e delusa dal suo compagno, non abbia scelto, anziché intervenire sulle donne, di rendere gli uomini dei mariti perfetti e senza macchia.
Di regalare alle mogli di Stepford dei perfetti, attraenti, romantici e fedeli mariti di Stepford.
In questo modo le cose sarebbero state eque, le parti entrambe soddisfatte e non credo che nessuno si sarebbe lamentato.

il mio voto per questo libro

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