mercoledì 30 settembre 2015

Presentazione BlogTour Nativi Digitali Edizioni

Salve avventori!
Oggi post speciale per un evento speciale: a giorni partirà il BlogTour targato Nativi Digitali Edizioni, che, come avrete intuito, ci vede come partecipanti.


Ma cos'è un BlogTour?
È un'iniziativa itinerante che, come da nome, si sposta da una casa digitale a un'altra, con l'intento di pubblicizzare, o semplicemente far conoscere, un determinato prodotto.
In questo caso si parla ovviamente di libri, e che libri!
Saranno ben 15 libri a trovare ospitalità in 10 blog differenti, attraverso contenuti originali e inediti, a cura degli autori.
Per di più, per tutta la durata del Blogtour (1-15 ottobre) gli ebook partecipanti saranno scontati al 50% sul sito della casa editrice e su tutti gli store.
Un'occasione da non perdere!
Prima tappa il 1 ottobre da "Peccati di penna", e poi via via le altre che trovate elencate nel riquadro qui sotto, fino ad arrivare al 14 ottobre, in cui ci rivediamo tutti qui per parlare dei luoghi creati da Ilaria Pasqua nel suo "Il giardino degli aranci".

Data Blog Ospite Contenuto Originale



01/10/15 Peccati di Penna "Pietre, Detriti, Macerie" – Spin-off di Fernweh
02/10/15 Il bosco dei sogni fantastici La storia dietro il Booktrailer di "Valerie Sweets"
03/10/15 Il mondo di Sopra Intervista a Tristan Garden di "Storie di un Viaggiatore Immortale"
04/10/15 Le Recensioni della Libraia Celebrity Deathmatch, spin-off di "Anni '90"
05/10/15 Uno, nessuno e centomila libri Approfondimento sui personaggi di "Il Giardino degli Aranci"
06/10/15 Leggendo Romance Spin-off I di "Una Vita a Colori"
07/10/15 Il Momento di Scrivere Intervista a Michael Farner de "Lo Strano Caso"
08/10/15 La Fenice Books Prequel di "Papà era un Bandito"
09/10/15 Libri di Cristallo "Era la Mia casa", racconto inedito dell'autore di "Eroi del Silenzio"
10/10/15 Cricche Mentali "Sarabanda", spin-off di "Anni '90"
11/10/15 Fantasticando sui libri I Capitolo del seguito di "Storie di un viaggiatore immortale"
12/10/15 Il Piacere di Scrivere La vera storia dietro a "Valerie Sweets"
13/10/15 Delos Books Approfondimento sulle Rune di "Il Cuore di Quetzal"
14/10/15 Cafè Litteraire da Muriomu Approfondimento sui luoghi di "Il Giardino Degli Aranci"
15/10/15 Ramingo Blog Spin-off II di "Una Vita a Colori"

Per restare sempre aggiornati visitate il sito e la pagina facebook dedicata all'evento.

lunedì 28 settembre 2015

Recensione: "Orso" di Tom Cox

Titolo: Orso
Titolo originale: The Good, the Bad and the Furry
Autore: Tom Cox
Editore: Piemme
Data di Pubblicazione: giugno 2015
Pagine: 210
Prezzo: 16,50 € 

Trama:
Dopo la separazione dalla moglie Dee, a trentacinque anni Tom si ritrova da solo in una grande casa di campagna con quattro dei sei gatti che lui e la moglie condividevano. C’è Ralph, un maestoso soriano che irradia compiacimento, ama miagolare il proprio nome all’alba e vive nel costante terrore dello stendibiancheria di metallo. Suo fratello Shipley, sottile e muscoloso, esperto nel furto di cibo, petulante e lamentoso, che si rilassa solo se lo metti a pancia in su. Poi c'è l’ultima arrivata, Roscoe, una gattina con la mascherina da Batman, lo smoking con lo sparato bianco e la coda intinta nella vernice bianca. È ossessionata dal doppio che le appare nello specchio: si sfidano per ore immobili, in attesa della prima mossa, ma quando lei tenta di acciuffarla, l’altra sparisce. Ed Infine Orso. Orso non è un gatto, è un poeta gotico che solo per caso ha quattro zampe e una coda. Sopporta con fatica di convivere con altri gatti dal QI infinitamente più basso del suo, che lo distraggono dalla contemplazione dei mali del mondo, e getta su Tom uno sguardo che dice: «Perché sono un gatto?».

Recensione:
A prima vista quello di Tom Cox potrebbe sembrare solo l'ennesimo libro che ha per protagonista un gatto. In realtà la storia narrata offre molto di più. Ovviamente i felini ci sono (e hanno un posto preponderante) ma non sono loro il fulcro della narrazione. Al centro di tutto c'è Tom, che, all'età di trentacinque anni, si ritrova a dover ripartire da zero e ricostruire la sua vita pezzo per pezzo. Con poco denaro e senza più una moglie al suo fianco, trova consolazione negli amici speciali che da anni costituiscono l'unica costante della sua esistenza. In Ralph, che ha paura dello stendibiancheria di metallo e delle mani troppo pulite, o Shipley, che riempie le giornate a suon di imprecazioni e lamentele, fino ad Orso, i quali occhi umidi e melanconici, non possono non infondere tenerezza e perplessità in chiunque si trovi al suo cospetto.

Guardare Orso significava vedere tutta l'angoscia causata da tutto ciò e in più l'angoscia del resto del mondo. Se gli occhi sono lo specchio dell'anima di un gatto, gli occhi di Orso facevano sembrare di vetro appannato quello di tutti gli altri gatti.

Tutti loro, insieme al goffo e anziano Janet, con le loro marachelle e le bizzarre manie, non fanno che rendere i giorni di Tom unici e irripetibili, fino a quando due nuove presenze femminili non arriveranno a dare nuova linfa ad una famiglia già ben rodata. Ed è qui che faremo la conoscenza di Gemma, la nuova compagna di Tom, e soprattutto di Roscoe, l'adorabile gattina travestita da Batman, che non fa che correre da una parte all'altra per far fronte a tutti i suoi gravosi impegni. 
Lei sarà l'ultimo (almeno per ora) tassello di un puzzle che sembrava già perfetto. Un puzzle che racconta di una famigliola un po' particolare, che non fa che regalare sorprese e aneddoti divertenti.
Ed è questo il bello del libro: niente di quello che troverete in queste pagine risulterà mai banale o noioso. Leggere dei Cox è un vero piacere. Più sai di loro e più ti sembra di conoscerli, di poter prevedere le reazioni delle piccole pesti a quattro zampe, o anche del loro capofamiglia un po' sopra le righe.
Soprattutto il ritratto dei gatti è una delle cose che più mi ha convinto. Si nota che a parlare, o meglio a scrivere, è una persona che conosce benissimo i loro bisogni e le loro abitudini. Niente appare forzato o poco convincente. Altra cosa che ho davvero apprezzato è l'ambientazione, il vivido e rigoglioso Norfolk, che fa da scenario alla storia. Avremo molte occasioni di "visitarlo" e osservarlo, tramite le descrizioni di Tom e le sue frequenti escursioni (in cui tra l'altro lo scrittore avrà modo di incontrare tantissimi altri animali). 
E che dire poi dei siparietti che vedono come attori i genitori di Tom, alle prese con altri animali domestici e non? Mick e Jo, e i loro spassosi modi di fare, sono un'ulteriore boccata di aria fresca in un'atmosfera già bella frizzante. 
Ora potrei passare il tempo ad elencarvi tutti i passi che mi hanno conquistata (e credetemi lo farei volentieri), sia quelli che mi hanno strappato un sorriso che quelli che mi hanno rattristato, ma non preoccupatevi, non lo farò. 
Mi basta dirvi che questa lettura è una di quelle che ti entra nel cuore. E non perché parla di animali, ma perché racconta davvero di loro, e li fa vivere su carta. 
Perché leggendo non si può non desiderare di proteggere Janet, accarezzare la pancia di Shipley, o intonare a gran voce il nome di Ralph. Non si può che voler rincorrere Roscoe ovunque sia diretta, o abbracciare Orso per dirgli "non so perché sei un gatto, ma so che andrà tutto bene".

Considerazioni:
Quando ho iniziato questo libro credevo di ritrovarmi a leggere di Orso e della sua famiglia di gatti. Credevo sarebbe stato lui a narrarci la sua storia e quella dei suoi familiari. Ammetto che anche questa diversa prospettiva non mi sarebbe dispiaciuta, però quella scelta da Cox (ossia lo scrittore stesso come voce narrante) ha, a mio parere, il pregio di rendere meno umani i felini. 
Noi lettori restiamo solo spettatori e, come sempre accade, riusciamo solo ad immaginare i pensieri dei nostri amici animali, senza riuscire a coglierne mai davvero l'essenza.  Ne è un esempio lo stesso "gatto filosofo", Orso, la cui indole rimane sempre imperscrutabile.  All'apparenza saggio e malinconico, con il suo sguardo intenso e perennemente sbigottito, pare riuscire a leggere davvero nell'animo umano. Questa sua caratteristica lo rende unico nel suo genere, sia per chi lo incontra, che per chi, come noi, può solo limitarsi a leggerne le gesta.        

Venti minuti dopo arrivò Orso. Ho detto "arrivò" ma sarebbe più corretto dire che si materializzò. Aveva piovuto e senza alcun preavviso comparve accanto a noi, inzuppato, con gli occhi umidi e spalancati, illuminato da un raggio di sole che sembrava essere spuntato apposta per lui, anzi, che sembrava addirittura averlo trasportato lì. Ci stava scrutando come se stesse guardando contemporaneamente nel passato di Gemma e nel nostro futuro. Normalmente Orso si asteneva dalle volgarità tipiche del comportamento felino, ma nel confronti della pioggia aveva la stessa reazione dei miei altri gatti: sembrava dargli un'enorme fiducia in se stesso. In ogni caso era fiducioso di trovare un essere umano da usare come asciugamano.

Ma se Orso è, a detta di tutti, speciale, gli altri gatti non risultano per questo meno simpatici. Ognuno ha qualche bizzarra abitudine che lo rende adorabile, persino l'irascibile Shipley. Ed è bellissimo potersi affacciare e assaporare questo spaccato di vita a quattro zampe. Perché è essenzialmente di questo che si parla, di una finestra sulla vita piacevolmente condivisa da Tom Cox e dai suoi gatti, ed è proprio ciò a rendere il romanzo originale. 
Se la maggior parte dei libri ha infatti una premessa, uno svolgimento dei fatti più o meno intricato a seconda dei casi, e una conclusione (talvolta con finale aperto), in "Orso" non c'è nulla di tutto questo. Ci troviamo direttamente catapultati negli eventi, e seguiamo la vita di Tom giorno per giorno, come se fossimo solo testimoni invisibili della sua quotidianità, dentro e fuori le mura domestiche. Nessun evento concitato (o meglio ben pochi) e nessun finale a sorpresa. La narrazione risulta così veritiera, quasi fosse null'altro che un reportage.      

Nei mesi immediatamente successivi alla separazione, questi gatti mi avevano inesorabilmente riportato a una relazione ormai finita da tempo. Le loro storie erano le mie e di Dee. Avevo temuto che i loro numerosi soprannomi suonassero male se li pronunciavo nella casa che io e Dee avevamo condiviso, in presenza di qualcuno che non fosse lei. 
Erano i quattro punti più vicini e più dolenti su una mappa personale di Norfolk chiamata "Noi" e in quella prima, desolante estate da single erano stati tutto il mio orizzonte.

Ora, se state pensando che questa formula non può che rendere le pagine noiose e prive di brio, posso rispondervi che di allegria e vivacità il libro è pieno zeppo. Non a caso posso dirvi di essermi letteralmente innamorata di questi dolci gattini (soprattutto della piccola Roscoe, anche in versione pazza indemoniata, e del più schivo Orso). Ho adorato poi anche l'esuberante Floyd e il rapporto simbiotico che sembra instaurare con il suo "padrone" Mick, il padre del protagonista. Ho trovato i passi a loro dedicati di una tenerezza infinita.  
Altra cosa di cui vi vorrei parlare è la struttura del libro, costituita da capitoli più o meno lunghi, alternati ad altri più brevi, di stampo generale e non sempre inerenti alle vicende narrate (ad esempio "I dieci comandamenti felini" oppure "Consigli per i neoproprietari di gattini". Il tutto è condito da tanto humor inglese!       

Posti dove dormire che piaceranno al vostro gattino 

È sbagliato pensare che al gattini piaccia dormire sulle coperte o sui maglioni. In realtà preferiscono di gran lunga dormire nei cestini per l carta straccia. Nessuno sa bene come mai, ma alcuni esperti pensano che c'entri il fatto che i cestini per la carta straccia spesso contengono riviste, e ai gattini piace leggere prima di addormentarsi. Comprate un cestino per la carta straccia che sia un po' più grande del vostro gattino, così gli andrà a pennello quando sarà cresciuto. Se non c'è un cestino per la carta straccia, in genere un gattino si adatterà a dormire sul coperchio di un gabinetto, o sul collo di una persona fra i cinquantacinque e i sessantacinque anni.

Un'ultima breve considerazione vorrei farla sulla copertina e sul titolo dell'edizione italiana. Trovo la cover davvero deliziosa (anche se, per quanto mi è parso di capire, non ritrae il vero Orso), soprattutto per il retro che, a mo' di albero genealogico, ci presenta in breve i componenti della famiglia Cox (a tal proposito sappiate che non condivido affatto l'assenza di Janet U_U).                                                                     
Per quanto riguarda invece il titolo avrei preferito si fosse mantenuto quello originale "The Good, the Bad and the Furry", che sposta l'attenzione dal solo Orso (come nella nostra edizione) a tutti gli animali protagonisti, come in effetti dovrebbe essere. 
Tralasciando questo piccolo particolare, posso solo consigliare "Orso", non solo a tutti gli amici gattofili, di cui sento di far parte, ma anche a chiunque desideri leggere un libro piacevole, affettuoso e divertente.

Ringrazio la casa editrice Piemme per avermi inviato una copia cartacea del romanzo.

il mio voto per questo libro

venerdì 25 settembre 2015

Waiting for #10

Buongiorno avventori!
Rieccoci con un nuovo appuntamento della nostra rubrica "Waiting for", con la quale segnaliamo le prossime uscite e quei titoli che non vediamo l'ora di vedere in libreria.


Oggi vi parlerò di due titoli diversi. Uno è il secondo capitolo di una trilogia, l'altro è una riedizione di una storia per ragazzi, da cui è stato tratto un film molto carino.


Titolo: Foulsham
Autore: Edward Carey
Illustratore: Edward Carey
Editore: Bompiani
Data di pubblicazione: 22 ottobre 2015
Pagine: 400
Prezzo: 18,00 €

Trama:

Foulsham, la grande discarica di Londra, è sull’orlo del collasso. 
Le mura che contengono i rifiuti stanno per cedere, la spazzatura straborda dall’alto per tornare nella città da cui proviene. Negli uffici della famiglia Iremonger, nonno Umbitt, accecato dalla sete di potere, ha trovato un modo per far assumere forma umana agli oggetti di tutti i giorni e, allo stesso modo, per trasformare le persone in carne e ossa in oggetti. Abbandonata nelle profondità dei cumuli, Lucy Pennant è stata portata in salvo da una creatura terrificante, Binadit Iremonger, più un animale che un uomo. È disperata e decisa a ritrovare Clod. Ma, a sua insaputa, Clod è diventato una mezza sovrana d’oro ed è “perso”. Viene passato di mano in mano come denaro contante in giro per Foulsham, eppure lo stanno cercando tutti! Potrebbe essere lui, infatti, il pericoloso Iremonger che si pensa abbia il potere di far finire il regno di Umbitt. Nel frattempo, però, in città gli oggetti, oggetti comuni, prendono vita...

Una storia sicuramente molto particolare quella di "Foulsham", il seguito dall'altrettanto eccentrico primo capitolo "I misteri di Heap House".
Sono curiosa di sapere come evolveranno le vicende dell'orfana Lucy Pennant e di Clod Iremonger, lo strano ragazzino che ha la straordinaria particolarità di riuscire a sentire gli oggetti parlare.
Una storia originale, ancora una volta caratterizzata dalle affascinanti illustrazioni ad opera dello stesso Carey.


Titolo: La fonte magica
Titolo originale: Tuck everlasting
Autore: Natalie Babbitt
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 1 ottobre 2015
Pagine: 160
Prezzo: 12,00 €

Trama:

Winifred è una bambina curiosa e irrequieta. In un caldo giorno d’estate fugge dal giardino di casa e si inoltra nella foresta. Qui si imbatte in un ragazzo bellissimo, che sta bevendo a una fonte. Ma quell’acqua porta con sé un segreto inquietante.
Condannati a vivere in eterno per aver bevuto a una fonte magica, i membri della famiglia Tuck viaggiano di luogo in luogo cercando di condurre un’esistenza serena senza dare troppo nell’occhio.
Quando la loro strada incrocia quella della ragazzina, i Tuck la accolgono nella loro casa e cercano di farle capire perché vivere per sempre non sia esattamente un dono.


Una riedizione questa targata Rizzoli, che riporta nelle librerie l'incantevole storia di Winifred e della famiglia Tuck. 
Non ho letto il libro, ma anni fa ho visto il film, targato Walt Disney, "Tuck everlasting", con attrice protagonista la graziosissima Alexis Bledel, nota per il ruolo di Rory Gilmore nella serie "Una mamma per amica". 
Come potete immaginare sono curiosa di riscontrare somiglianze e differenze con la versione cinematografica che ho molto apprezzato.
Non mi resta che aspettare... 
Anche voi attendete uno di questi titoli? 




mercoledì 23 settembre 2015

Recensione: "I trasfigurati" di John Wyndham

Titolo: I trasfigurati
Titolo originale: The Chrysalids
Autore: John Wyndham
Editore: Beat
Data di Pubblicazione: 22 aprile 2015
Pagine: 224
Prezzo: 12,90 € 

Trama:
David Strorm è un ragazzo di Waknuk, una comunità ordinata, osservante delle leggi e timorata di Dio, il suo villaggio è uno dei pochi sopravvissuti agli effetti devastanti della Tribolazione, che ha seminato distruzione e morte in tutto il pianeta terra.
Sulle pareti di casa Strorm spiccano, come unico segno di decorazione, dei pannelli di legno su cui sono incisi ammonimenti presi dai Pentimenti, la bibbia dei sopravvissuti di Waknuk: «Solo l’immagine di Dio è Uomo», «Mantieni pura la Creazione del Signore», «Guardati dal Mutante!» etc.
David li ha avuti sempre sotto gli occhi, ma non ha mai prestato loro grande attenzione, fino a quando un giorno, un incontro inaspettato lo metterà finalmente di fronte alla cruda realtà che lo circonda...

Recensione:
Innanzitutto se non volete rovinarvi questa lettura vi suggerisco di non leggere la trama riportata sulla copertina, poiché essa anticipa troppo della storia, rivelando cose che il lettore non dovrebbe conoscere se non oltre metà volume. 
In queste pagine John Wyndham, pur raccontando di un futuro molto distante dal nostro, ambientato in un mondo post apocalittico, riesce a rendere il suo romanzo attuale, affrontando temi assai noti al mondo contemporaneo.
Se si bypassa sotto il filtro della relatività il tema della mutazione, e se lo di considera una versione estremizzata della diversità fra culture e razze differenti, alla fine dei conti ne "I trasfigurati" si possono leggere le medesime problematiche che viviamo oggi giorno: la non accettazione e la diffidenza verso il diverso; l'ignoranza e la ferocia inculcata da chi si sente in obbligo, in virtù del fantomatico perseguimento della volontà Divina, di commettere qualsiasi atrocità; la prepotenza diffusa e impartita sotto forma di religione, al fine di imporre la propria volontà e la propria supremazia sulle altre razze e culture.
Quando ha inizio il racconto, David è solo un bambino e anche se è abituato a leggere e sentire ovunque moniti e prediche sull'importanza della purezza della razza e sul mantenere immutata l'immagine di Dio, non dà a tali parole alcuna importanza.
In parte non ha mai prestato loro grande attenzione, e in parte ha sempre trovato quei discorsi troppo astratti e noiosi da destare la sua curiosità.
L'incontro con la piccola Sophie, però, stravolgerà per sempre il suo mondo e le sue certezze.
La bambina riscuote, sin dal primo momento, la simpatia del protagonista e la scoperta della sua anomalia lo metterà improvvisamente di fronte a quella realtà che sempre gli era stata insegnata, ma che non aveva mai colto.
Sophie, secondo le leggi vigenti, non rappresenta l'immagine e somiglianza del Signore.
Un piccolo dito in più per ciascun piede, è questo che la rende una mutante, un sacrilegio, un abominio.

“Solo quando ebbi raggiunto la sommità del terrapieno e mi affrettavo a far ritorno a casa, collegai i monotoni precetti domenicali a quello che mi era accaduto. 
Allora, all'improvviso, mi tornò alla mente la Definizione di uomo: «...e ogni gamba deve avere due giunture e terminare in un piede, e ogni piede deve avere cinque dita e ogni dito un'unghia... » E così di seguito, fino alla fine: «E ogni creatura che abbia l'aspetto umano ma non sia formata così non è umana. Non è né uomo né donna. È un sacrilegio contro la vera immagine di Dio, odiosa alla sua vista». 
D'un tratto mi sentii turbato, e parecchio sconcertato anche. 
Un sacrilegio, come mi avevano ripetutamente insegnato, era una cosa orribile. Però non c'era niente di orribile in Sophie. Era una bambina come tutte le altre, solo molto più intelligente e coraggiosa di tante altre. Eppure, secondo la Definizione... 
Ci doveva essere un errore. 
Certo, il fatto di avere un piccolo dito in più, - no, due piccole dita in più, perché c'è ne doveva essere uno anche nell'altro piede - non poteva essere sufficiente a rendere una persona odiosa alla vista di Dio.”

Ben presto però David si renderà conto che una piccola anomalia è più che sufficiente per destare l'allarme tra la sua gente.
Egli stesso inoltre si renderà conto di non essere in tutto e per tutto simile agli altri. Da questa scoperta seguiranno prima la terribile paura di essere scoperto e successivamente il desiderio di fuggire da Waknuk, lasciandosi pregiudizi, cattiveria e superstizione alle spalle.
Con questo romanzo John Wyndham riesce, con la forza delle parole (più che delle immagini), e con la cruda essenza dei concetti espressi a materializzare e rendere palpabile la tragicità di ciò che racconta.
La rabbia, la paura e il profondo senso di ingiustizia, sono sensazioni che non abbandonano mai il lettore.
Lo stile semplice, immediato, scarno e fluido dà vita ad una storia incalzante, capace di tenere sempre il lettore con il fiato sospeso.
Ogni capitolo termina con un colpo di scena, che rende inevitabile il proseguimento della lettura, che proprio per questo si legge tutta d'un fiato.
Distopico, post apocalittico, eppure attuale. È questa la forza de "I trasfigurati". 
Racconta un mondo immaginario in cui, purtroppo, i pregiudizi e la cattiveria ci sono talmente (e tristemente) noti da non sembrare poi così distante dalla realtà. 

Considerazioni: 
Questo libro mi ha stupito positivamente, tante sono le emozioni che mi ha saputo regalare, tenendomi incollata alle sue pagine. 
Rabbia è la sensazione preponderante che si prova con questo libro.
Un senso di rabbia e impotenza per la profonda ingiustizia che condanna chiunque sia diverso dalla norma.
Sophie ad esempio, come tanti altri, non ha colpa per la sua diversità (se di colpa di può parlare). Non è né per un suo sbaglio, né per quello dei suoi genitori, né tanto meno per un volere del demonio, se è nata provvista di due piccole dita in più.
Eppure viene considerata un errore, anzi un orrore di cui disfarsi al più presto possibile.
Così come le partorienti che, per aver dato alla luce creature non rispondenti alla definizione di essere umano, vengono picchiate, insultate, diseredate dalla famiglia e da tutti i loro cari.
Come si può leggere di tutto ciò con indifferenza?
Come si può non provare disgusto per un padre che disconosce i propri figli perché speciali?
Come non provare orrore per una donna che caccia via sua sorella che implorando, piangendo e disperandosi chiede aiuto per salvare la sua bambina appena venuta al mondo?
Si resta inermi, impietriti e senza parole di fronte a tanta ottusa ignoranza, tipica di chi è abituato ad agire per abitudine, per preconcetti piuttosto che soffermarsi a pensare.
Quello che facciamo è giusto? O stiamo sbagliando?
Se gli Antichi avessero davvero avuto dalla loro il benestare divino, perché questi avrebbe mandato loro tanta sciagura? Perché Dio avrebbe mandato sulla terra la Tribolazione?
Nessuno si sofferma a riflettere, nessuno pensa con la propria testa. 
Tutti (come avviene anche nella realtà) si limitano a seguire quello che gli è stato insegnato, quello che professano i sacri scritti, presupponendo che essi dicano il giusto e, di conseguenza, di avere la ragione dalla propria.
Ma di ragioni, lo sappiamo, ne esistono tante, e una verità unica, che metta tutti d'accordo, è poco auspicabile.
Proprio per questo, se da una parte non si può sopportare tanta disumana freddezza e calcolo nel decretare giudizi e sentenze, dall'altra non si può far a meno di provare anche un senso di comprensione, verso la paura più che umana, verso tutto ciò che non è comprensibile e che la mente non riesce ad accettare.
Se si considera la Tribolazione, di cui si narra in queste pagine, come la drastica conseguenza di una strage atomica causata dall'uomo, non si può fare a meno che cercare di immedesimarsi nei panni di chi la vive.
E chi di noi si sentirebbe tranquillo nel cibarsi di verdure anormali perché sottoposte alle radiazioni?
Chi sarebbe tranquillo nel mangiare la carne di un maiale a due teste?
Nutrendosi di cibi alterati non sarebbe maggiore il rischio di sviluppare altrettante alterazioni?
Con tutti questi dubbi risulta quasi impossibile, e molto superficiale, schierarsi nettamente dalla parte di qualcuno, condannando alcune scelte senza provare a calarsi nei panni di chi si trova a doverle compiere.


Ringrazio la casa editrice Beat per avermi fornito una copia cartacea del romanzo.

il mio voto per questo libro

lunedì 21 settembre 2015

In my mailbox #18



Salve avventori!
Settembre ha portato con sé tante nuove uscite (più o meno attese) nelle librerie.
Seguiti di saghe lasciate in sospeso, esordi promettenti, e così via.
Anche la nostra personale libreria si è arricchita di alcuni titoli, e con questa rubrica (come sempre) vi mostriamo quali.


♥ Io so perché canta l'uccello in gabbia di Maya Angelou 
Omaggio della casa editrice 
Il romanzo (autobiografico) racconta la durezza della vita nell'America degli anni Trenta, vista attraverso gli occhi di una ragazzina afroamericana. Un libro che si preannuncia essere carico di grandi emozioni.





♥ Una spola di filo blu di Anne Tyler 
Omaggio della casa editrice 
La trama fa pensare ad una deliziosa storia familiare, e mi ha ricordato un po' le storie della nostra tanto amata Fannie Flagg. 
Come si legge da retro copertina "leggere un romanzo di Anne Tyler significa innamorarsi" e io spero davvero di farlo.





♥ La gemella silenziosa di S.K. Tremayne 
Omaggio della casa editrice 
In realtà ho già letto questo libro, e spero di poter pubblicare la recensione a breve. La gemella silenziosa racconta quella che apparentemente può sembrare solo una storia drammatica, come tante, ma che in realtà nasconde molto di più. 
Un thriller, ma non proprio, o almeno non solo. Tra le atmosfere tenebrose e affascinanti delle isole scozzesi si svolge la narrazione, in costante bilico tra reale e soprannaturale.


♥ Amedeo, Je t'aime di Francesca Diotallevi 
Omaggio della casa editrice 
Questo è il secondo libro per questa giovane scrittrice italiana che sta raccogliendo elogi su elogi. Il suo primo libro, "Le stanze buie". è ancora nella mia WL, e spero di potermelo regalare presto. Ne ho sentito parlare benissimo da tutti, la storia mi affascina e sembra essere proprio il mio genere. Con questo libro, che mi è stato gentilmente omaggiato dalla CE, potrò finalmente conoscere la scrittura della Diotallevi e fugare ogni dubbio. 
Amo l'arte e l'ho sempre studiata, quindi non vedo l'ora di scoprire di più su questa travolgente storia d'amore tra Amedeo Modigliani e sua moglie Jeanne Hébuterne.

♥ Io sono la neve di Elizabeth Laban 
Questo libro era da un po' nella WL di Little Pigo. La sister ne aveva letto l'anteprima e da allora non aveva fatto che bramarlo con tutta se stessa.
Così un giorno come un altro le ho fatto la sorpresa. È stato bellissimo vedere la sua espressione incredula e felice *-*





♥ L'evoluzione di Calpurnia di Jaqueline Kelly 
La trama di questo libro mi ha sempre incuriosita. L'ho scoperto poco dopo aver letto "Miss Charity" (che ho letteralmente adorato), e il libro della Kelly, come trama, mi è sembrato simile a quello della Murail. Quindi spero di trovare, tra queste pagine, una storia e una protagonista che mi facciano gioire, commuovere e ridere come ha fatto la piccola Charity Tiddler. 
Cara Calpurnia sappi quindi che ti spetta un compito non facile da eseguire!


Avete letto qualcuno di questi libri? Ditecelo nei commenti ♥

venerdì 18 settembre 2015

Recensione: "La magia delle cose perse e ritrovate" di Brooke Davis

Titolo: La magia delle cose perse e ritrovate
Titolo originale: Lost & Found
Autore: Brooke Davis
Editore: Garzanti
Data di Pubblicazione: 21 maggio 2015
Pagine: 252
Prezzo: 14,90 € 

Trama:
Millie ha sette anni ed è curiosa di tutto. Ha tanta voglia di fare domande, di conoscere, di scoprire. Per questo quando un giorno, al centro commerciale, sua madre sembra sparita, non si perde d'animo e inizia a cercarla.
Ed è mentre gironzola per il grande magazzino che si imbatte in Karl, un anziano un po' speciale che mentre parla, digita parole nell'aria.
Millie si fida subito di lui e la corazza di diffidenza che Karl si è costruito intorno si scioglie grazie agli occhi sperduti e sinceri della bambina. Gli stessi occhi davanti ai quali Agatha sente nascere dentro una tenerezza ormai dimenticata. A ottant'anni non esce più di casa, dopo la morte del marito, e passa le sue giornate alla finestra a spiare i vicini. 
Ma il desiderio di aiutare la bambina la costringerà a uscire per la prima volta dalla sua solitudine.
Karl e Agatha decidono di aiutare la Millie a ritrovare sua madre e da quel momento per loro ogni cosa cambia. Scoprono che non è mai troppo tardi per vivere e per cercare la felicità, lì dove non ci si aspettava più di trovarla.

Recensione:
A differenza di quanto si potrebbe pensare dalla copertina, così tenera e allegra da far immaginare una lettura dolce e spensierata, questa è una storia che parla prevalentemente di addii, abbandono, solitudine e morte.
Millie è una dei tre protagonisti di questa storia. Ha sette anni e nonostante la giovane età sa già cosa significa perdere qualcuno a cui si vuole molto bene. 
Così piccola e così adulta, Millie si è sempre posta domande sulla vita e sulla sua fine. 
Il ragno che una sera suo padre uccide, diventa solo la prima delle tante creature che trovano spazio nel suo "libro delle cose morte", in cui purtroppo, un triste giorno, Millie ha dovuto aggiungere anche il nome del suo papà.
Questa triste perdita l'ha ovviamente resa più pensierosa, e riflessiva di quanto già non fosse.
Con suo padre, Millie ha perso anche la spensieratezza tipica dei bambini. Pensa spesso alla morte, alla brevità della vita, a quanto sia triste ed ingiusto dire addio, senza preavviso, a chi si ama.
Millie non lo sa ancora, ma un altro addio inaspettato le stravolgerà l'esistenza.
È un giorno come tanti altri quello in cui sua madre le dirà "torno subito" e andrà via, abbandonandola in un centro commerciale.
Millie aspetterà ore e poi giorni cercandola invano tra reparti e negozi, spargendo ovunque cartelli e messaggi con su scritto "Qui dentro mamma".
Ed è proprio durante la ricerca che farà l'incontro con il secondo protagonista di queste pagine.
L'anziano Karl, o come lui preferisce farsi chiamare "Karl il dattilografo", passa le sue giornate nella caffetteria del grande magazzino, osservando le nuvole di fumo dipanarsi dalle tazze di caffè bollente e digitando parole nell'aria.
Anche Karl, come Millie, ha perso qualcuno. Evie sua moglie e unico grande amore della sua vita.
L'esistenza è dura per chi come lui ha dovuto dire addio alla maggior parte delle persone che ha conosciuto. Li ha visti tutti andare via, uno a uno, poco a poco, ed è rimasto solo con un bagaglio di ricordi e nessuno con cui condividerli.
Ed è questo pensiero che lo tormenta, avere solo cose da ricordare senza poter più fare nulla di nuovo. Ma è vero questo? Invecchiare significa davvero dover solo stare fermi e immobili ad aspettare la propria ora?
È proprio questo quello che sta facendo Agatha Pantha, l'ultima eccentrica protagonista di questa storia.
Dopo la morte di suo marito Ron, si è rinchiusa in casa e non ne è più uscita. Indossa occhiali scuri e passa le giornate a fissare il mondo da una finestra, giudicando e disprezzando tutto ciò che vede.
Come Millie anche lei tiene un libro, un diario che aggiorna ogni giorno "il libro della vecchiaia", in cui segna maniacalmente ogni nuova ruga e ogni segno di decadimento fisico che riscontra guardandosi allo specchio.
Tre vite diverse che hanno in comune più di qualcosa. 
Tutti e tre hanno perso tutto, tutti e tre sono soli, tutti e tre sono ancora alla ricerca di qualcosa che li faccia sentire semplicemente vivi e amati.
Il desiderio di aiutare Milly nella ricerca di sua madre, daranno a Karl la gioia di imbarcarsi in nuova avventura e ad Agatha la forza di lasciarsi alle spalle il rifugio sicuro che l'ha tenuta estranea dal mondo per troppo tempo.
Brooke Davis nel suo libro d'esordio ha saputo creare una storia matura e complessa, in cui molti sentimenti e stati d'animo entrano in gioco.
La tristezza, l'angoscia provocata dallo scorrere inesorabile del tempo, l'ineluttabilità della vita, il dolore, la paura dell'abbandono, ma anche l'amore e la gioia che esso riesce a regalare.
Moltissimi sono i passi commoventi da sottolineare e ricordare, alcuni estremamente delicati altri tristi o addirittura strazianti.
L'autrice è così abile a saper mostrare il dramma della vita da parer quasi che abbia vissuto lo straziante scorrere del tempo sulla propria pelle.
Tuttavia a momenti di bellissima scrittura si alternano momenti in cui il caos e la confusione fanno da padroni, tanto che, in alcuni frangenti, si ha quasi l'impressione di leggere un libro scritto a quattro mani, due delle quali capaci di regalare momenti di profonda poesia e le restanti incapaci di dar vita ad un discorso sensato.
"La magia delle cose perse e ritrovate" è un libro che non si legge a cuor leggero.
Drammatico, angosciante, eppure così vero. Ed è proprio questa verità che racconta a renderlo tanto devastante e triste.

Considerazioni:
Quando vendono un libro come questo dovrebbero allegarci il bugiardino, come nei medicinali.
In questo caso scriverei a caratteri cubitali: ATTENZIONE!!! causa depressione.
Non mi hanno mai spaventato i libri tristi, però questo non è solo triste, è proprio deprimente! Mi ha messo su un'angoscia che non ho mai provato con nessun libro.
Sarà perché affronta proprio quelle che sono le mie fobie più grandi: il tempo che passa, e la paura di sprecarlo inutilmente.
Ma non denigro un libro solo perché mi ha regalato emozioni inaspettate o spiacevoli.
Sono altre le cose che, a mio parere, hanno svalutato quello che poteva essere un bellissimo romanzo.
Come dicevo nella recensione ci sono molti passi davvero belli e toccanti, scritti molto bene, alcuni tristi, altri commoventi e altri divertenti, ai quali, però, seguono intere parti dove regna il caos totale. In queste sembra quasi che la scrittrice, prima tanto abile, sia stata sostituita da un'altra che non sappia scrivere.
Ma andiamo con ordine partendo dalle cose che invece mi sono piaciute.
Ho adorato la descrizione della storia d'amore tra Karl ed Evie, il loro legame così solido, saldo e duraturo, il loro bastare a se stessi mi ha ricordato la dolcissima love story di Carl ed Ellie (anche nei nomi li ricordano) i due protagonisti del film d'animazione UP *-*
Come loro, Karl ed Evie, hanno rimandato al futuro le grandi avventure e le pazzie e, a furia di rimandare, alla fine è stato troppo tardi.
Evie (come Ellie) è andata via, lasciando indietro un uomo perso, solo e inconsolabile.
Come Carl di UP, anche Karl impara che, nonostante tutto, la vita non è finita e che ci sono ancora avventure da vivere, per se stesso e per sua moglie che non ne ha avuto la possibilità.

"Nella loro vita Karl ed Evie non andarono da nessuna parte, mai. Erano i paesi stranieri l'uno dell'altra. 
«Solo gli infelici lasciano casa loro», dichiarò Evie. 
E noi non abbiamo bisogno di andarcene, disse lui disegnandoglielo sull'avambraccio. 
«Si» ribatté lei, posando la fronte sul mento di lui, «Non abbiamo bisogno di andarcene"»

"Karl sapeva che non occorreva altro, la donna giusta, cui potevi aggrapparti come a una boa in alto mare, che sapeva aiutarti a restare a galla, a smettere di annegare. Eri ancora in alto mare ma non importava, perché potevi aggrapparti a lei, sdraiarti sulla schiena e galleggiare, contemplare il cielo e meravigliarti delle cose che potevano esserti sfuggite. Il giorno, la notte, le nuvole, le stelle, la sensazione dell'oceano che ti lambiva sotto di te"

Millie Bird è una bambina molto particolare, in alcuni momenti molto dolce e infantile (com'è giusto che sia alla sua età) in altri decisamente seria e meditabonda. Fonde in sé l'animo ingenuo di un bambino e quello pensieroso di un adulto.
Mi ha fatto un enorme tenerezza leggere di lei e delle sua disperata ricerca di una madre che non merita neanche di essere definita tale. La sua forza, il fingere di non voler comprendere la verità di quell'abbandono, l'ostinazione a voler credere che sua madre la stesse davvero cercando e il suo continuo spargere messaggi per lei: "Sono qui mamma", "Qui dentro mamma", mi hanno commossa e intristita.
Un altro aspetto che mi ha colpita di lei, e che sicuramente la rende diversa rispetto ai molti bambini di cui ho letto fin ora, è il suo desiderio di regalare funerali ad ogni creatura vivente, perché ogni vita, per quanto breve, ha il diritto di essere celebrata e ricordata. 
Pensieri, i suoi, che hanno poco di infantile, come se un vecchio saggio si fosse impadronito del suo piccolo corpo e agisse con esso e tramite esso.

"La data di nascita e la data di morte sono sempre elementi importanti sulle lapidi, scritte a caratteri cubitali. Il trattino in mezzo è invece sempre così piccolo da poterlo vedere a malapena. Eppure il trattino dovrebbe essere grande luccicante e straordinario, o meno, a seconda di come hai vissuto. Senz'altro il trattino dovrebbe far vedere come ha vissuto quella Cosa Morta. 
Errol ha mai saputo che la sua vita sarebbe stata un semplice trattino su una lapide? Che tutto ciò che aveva fatto e tutto ciò che aveva mangiato e tutti i viaggi in macchina che aveva compiuto e i baci che aveva dato sarebbero finiti tutti per diventare una lineetta su una pietra? In un parco, assieme ad una marea di sconosciuti?"

Agatha Pantha è un personaggio tragicomico. Nella sua follia, spesso divertente da leggere, si può percepire tutta la disperazione della solitudine e dell'abbandono.
La sua amicizia con Karl e lo strano rapporto di affetto consolatorio che si viene a creare tra i due, mi hanno ricordato un'altra storia.
I capitoli dedicati a loro e ai loro ricordi, sono molto simili, sia come narrazione che come sensazioni espresse, alle storie dei nonni di Oskar Schell, il protagonista del libro "Molto forte incredibilmente vicino", ai quali, mi sono fatta l'idea, che la scrittrice di sia fortemente ispirata. 
In entrambe le storie è palpabile, il rimpianto, il dolore, la sofferenza e il desiderio di trovare ancora un briciolo di affetto, qualcosa per cui valga ancora la pena vivere ed essere al mondo.
Ci sono anche altri aspetti che questo libro ha in comune con quello di Jonathan Safran Foer.
Anche Oskar è un bambino e anche la sua vita è stata stravolta dalla perdita del padre e a causa di questo, come Millie, è stato costretto a crescere improvvisamente.
Entrambi i personaggi partoriscono pensieri sulla vita e sulla morte a cui un bambino, si spera, non abbia motivo di pensare fino all'età adulta.

Ma ora veniamo a quello che non ho apprezzato della storia. Oltre al modo in cui alcuni capitoli sono raccontati, non ho approvato alcune scelte narrative.
Ammetto che non mi è piaciuto che Karl e Agatha siano diventati una coppia, l'ho trovata una scelta banale e anche di cattivo gusto, sia perché toglie importanza al grande amore che Karl ha provato per Evie e sia perché il loro rapporto svilisce il vero senso della parola "amore".
È vero che con due persone anziane non bisogna essere così fiscali, alla fine cercano solo una persona per avere compagnia e non restare da soli, ma io sono un'eterna romantica e come tale avrei preferito che Karl fosse rimasto attaccato al suo amore passato e al suo ricordo. Vedete che non disdegno affatto le storie tristi? XD
Ma soprattutto ciò che ho trovato assurdo, incomprensibile e poco empatico in queste pagine è stato il modo in cui Karl e Agatha si "occupano" di Millie, ovvero ignorandola per la maggior parte del tempo e ricordandosene solo di tanto in tanto.
È proprio questo che ha fatto scendere enormemente di giudizio questo libro che, nonostante sia stato per me una lettura angosciante, in fondo mi era (mi è) piaciuto.
Non sono riuscita ad accettare di leggere di due persone anziane che, pur sapendo benissimo il trascorso di Millie, e quindi immaginando il suo stato d'animo, non prestassero la minima attenzione ai suoi movimenti, ai suoi pensieri e ai suoi sentimenti.
Il culmine della loro insensibilità è toccata quando la lasciano sola, di notte, in macchina, dicendole la famosa frase "torniamo subito" e sparendo per ore senza darle alcuna spiegazione!
Si può lasciare così una bambina, per giunta già traumatizzata dall'abbandono e da quelle parole, senza aggiungere qualche motivazione e solo per andarsi ad imboscare nel deserto?
Davvero i due non potevano reprimere i bollenti spiriti? L'ho trovata una cosa molto squallida e indelicata.
Sul finale ho invece pareri contrastanti, non so se avrei preferito non sapere quello che ci viene rivelato a fine lettura, ma in un certo senso anche quella scelta era il linea con tutto il resto della storia.
Vera, triste e un po' angosciante. Dà una parvenza di serenità e poi subito la strappa via, come del resto fa sempre la vita. Facendoci capire quanto in realtà la nostra esistenza sia effimera, e che tutto, sia gioie che dolori, avrà una fine e un giorno non saranno che un ricordo raccontato da qualcun altro.

Ringrazio la casa editrice Garzanti per avermi inviato una copia cartacea del romanzo.

il mio voto per questo libro

mercoledì 16 settembre 2015

Waiting for #9

Rieccoci con la rubrica "Waiting for", con la quale vi segnaliamo le prossime uscite, o quei titoli che non vediamo l'ora di avere nella nostra libreria!


Questa volta io e Muriomu crediamo di parlare un po' per tutti quando diciamo di aspettare con ansia il 22 ottobre, per poter vedere finalmente la nuova edizione di "Harry Potter e la pietra filosofale".


Titolo: Harry Potter e la pietra filosofale
Autore: J. K. Rowling
Illustratore: Jim Kay
Editore: Salani
Data di pubblicazione: 22 ottobre 2015
Pagine: 256
Prezzo: 29,00 €


Trama: 

 Harry Potter è un predestinato: ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte e provoca strani fenomeni, come quello di farsi ricrescere in una notte i capelli inesorabilmente tagliati dai perfidi zii. Ma solo in occasione del suo undicesimo compleanno gli si rivelano la sua natura e il suo destino, e il mondo misterioso cui di diritto appartiene. 
Nello scatenato universo fantastico della Rowling, popolato da gufi portalettere, scope volanti, caramelle al gusto di cavolini di Bruxelles, ritratti che scappano, la magia si presenta come la vera vita, e strega anche il lettore allontanandolo dal nostro mondo che gli appare ora monotono e privo di sorprese. Il risveglio dalla lettura lo lascerà pieno di nostalgia, ma ancora illuminato dai riflessi di questo lussureggiante fuoco d'artificio.

Come molti di voi sapranno, questa sarà corredata da tante illustrazioni a colori, che si preannunciano bellissime. O perlomeno questa è stata la mia idea, vedendo le prime immagini in anteprima.
I disegni portano la firma di Jim Kay, noto illustratore inglese, vincitore tra l'altro della Kate Greenway Medal, uno dei maggiori riconoscimenti, a livello internazionale, riservati all'illustrazione per ragazzi.
Devo dire la verità, non conoscevo questo artista prima d'ora, ma inizio ad apprezzare il suo stile, che sembra giocare principalmente con ombre e chiaroscuri.
Il prezzo di questa edizione speciale, edita Salani, è un po' altino, come la maggior parte dei libri illustrati del resto.
Ovviamente questo è solo l'inizio, considerando che a questo volume seguirà la ripubblicazione di tutti gli altri capitoli della saga. Si vocifera che già il prossimo anno potremo stringere tra le nostre mani anche "Harry Potter e la camera dei segreti". Staremo a vedere.
Per ora non ci rimane che aspettare la fatidica data, mettere da parte un po' di spiccioli, e poi partire nuovamente alla volta della magica Hogwarts.
Che aspettate? Preparate le bacchette!