venerdì 7 luglio 2017

Recensione: "Racconti di Diavoli e una favola" di Robert Louis Stevenson

Titolo: Racconti di Diavoli e una favola
Autore: Robert Louis Stevenson
Editore: ABEditore
Collana: Piccoli Mondi
Data di pubblicazione: Agosto 2015
Pagine: 90
Prezzo: 6,90 € 


Trama:
Trama:
Non tutto ciò che riguarda il diavolo è necessariamente orrifico e spaventevole. In queste brevi storie ci appare, quanto mai Lucifero, "in forme seducenti e ingannatorie"; ma il vero protagonista di questi racconti non è il malefico figuro, bensì l'uomo, di cui il diavolo, come in una stanza di specchi, riflette parti della sua natura avida, invidiosa, egoista... e contro cui dovrà lottare e vincere; una sorta di super-io di "altro sé" che abbozza il tema dualistico del conflitto tra bene e male.

Recensione:
"Racconti di diavoli e una favola" contiene, come suggerisce lo stesso titolo, due racconti brevi e una piccola favola, tutti ad opera di Robert Louis Stevenson.
I titoli sono i seguenti:
"Markheim"
"Il diavolo della bottiglia"
"Il diavolo e l'albergatore"

Il tema su cui ruotano le tre storie è essenzialmente lo stesso: il male e il modo insidioso in cui esso, sotto spoglie diverse, si insinua nei pensieri e nella vita dell'uomo, inducendolo, in alcuni casi, ad azioni sconsiderate e malvagie, fino a poco prima impensabili anche agli occhi stessi di chi le commette.
Il diavolo è protagonista, ma non è inteso come il malefico figuro "l'uomo nero" che soggioga le vittime, bensì come il sentimento malefico che, per invidia, disperazione e avidità spinge l'uomo ad azioni inconsunte, stravolgendo la stessa idea che ha di sé, portandolo a trasformarsi in chi non avrebbe mai creduto. 
Il primo racconto "Markheim" prende il nome dal suo protagonista. Il giovane venditore entra nella bottega del vecchio mercante a cui è solito vendere gli oggetti da collezione dello zio, ma questa volta, afferma Markheim, non si è recato lì per vendere, bensì per comperare un bel dono per la sua futura sposa.
Mentre il vecchio e ricurvo mercante è intento a trovare qualcosa di adeguato per l'occasione, il cliente lo aggredisce e uccide.
La parte più difficile del suo ignobile piano, per appropriarsi dei tesori e dei denari del mercante, è compiuta, ora Markheim non deve far altro che sottrarre il possibile e fuggire via, rintanarsi nell'oscurità della sua stanza, lontano da occhi indiscreti, dove potrà dimenticare il suo terribile gesto.
Ma il delitto appena compiuto inizia presto a tormentarlo, la paura di essere scoperto, di essere osservato e spiato, portano l'uomo ad una psicosi progressiva.
Così scricchiolii, giochi di luce e voci provenienti dall'esterno, si trasformano in minaccia vivida e palpabile. L'uomo si sente seguito e scrutato, e più passano i minuti più cresce in sé la convinzione di essere stato colto in fallo, e che verrà perciò catturato e condannato.
In preda ai timori e ai deliri, l'assassino vede palesarsi dinnanzi a sé una figura misteriosa - il demonio o semplicemente la proiezione del suo subconscio - e con essa avrà un dialogo, un vero e proprio flusso di coscienza, in cui si vedrà costretto a guardarsi dall'esterno e a fare i conti con le sue azioni.
Questo primo racconto vuole fare proprio questo, costringe l'uomo a guardarsi allo specchio e osservare attentamente il suo riflesso. Giudicarsi, quindi, attraverso occhi  critici ed obiettivi, ammettendo le proprie colpe e debolezze, forzando il protagonista a giustificare i propri peccati o a condannarli.
Un vero viaggio nel subconscio e nella psiche umana.
Meno introspettiva, ma più avvincente, la storia raccontata ne "Il diavolo della bottiglia" che vede protagonista Keawe, un giovane uomo dalle origini modeste, che dall'isola di Hawaii si imbarca per San Francisco. Appena arrivato si ritrova a passeggiare in un quartiere delizioso popolato da case graziose e invidiabili. Una tra tutte lo colpisce per l'eleganza e la bellezza, spingendolo a pensare a quanto sarebbe stato felice a vivere in una casa come quella. Eppure il legittimo proprietario, affacciato alla finestra, non sembra felice e sereno come Keawe si sarebbe immaginato. Sul suo volto i segni dell'angoscia e della tristezza. E poi l'incredibile rivelazione: tutte le sue fortune, la sua ricchezza, compresa la bellissima casa, sono opera di una magica bottiglia e del diavolo che vive all'interno di essa. Bottiglia che, se resterà in suo possesso fino alla fine dei suoi giorni, lo condurrà alla dannazione eterna...
Keawe, ovviamente incredulo e diffidente su quella strana storia, si lascia persuadere, libera l'angustiato uomo dall'oggetto dei suoi affanni e per cinquanta dollari diventa il proprietario della diabolica bottiglia. 
Inizia così un tortuoso cammino lastricato di desideri, disgrazie e travagli, un cammino in cui il giovane protagonista avrà anche la fortuna di incontrare l'amore, ma anche questo verrà messo a repentaglio e minacciato dalla cattiva sorte.
Una romantica e disperata storia d'amore, un racconto drammatico, struggente e, allo stesso tempo, tenero e commovente. Un'avventura, una corsa contro il destino, che sa tenere con il fiato sospeso fino all'ultima pagina.
A chiudere il testo la breve favola in versi "Il diavolo e l'albergatore", dai toni sicuramente più leggeri, ma dal finale ironicamente più aspro.
Riflette e fa riflettere sulla natura delle cose, se il diavolo è tale è abbastanza inutile prendersela con lui per le sue azioni meschine, poiché quella non è altro che la sua natura. Sempre nelle mani dell'uomo sta la scelta. Come comportarsi? Quale strada prendere? 

Considerazioni:
Questo libro mi ha subito conquistato per la bellissima copertina, e il suo interno non è assolutamente da meno, ma i libri della ABEditore mi hanno abituato a questo, sono impeccabili esteticamente e raccontano delle perle che è impossibile lasciarsi scappare.
Il piccolo libriccino dedicato ai tre racconti di Robert Louis Stevenson è una vera delizia per gli occhi, sia per la gran cura che la casa editrice mette nei suoi lavori (vi ho già parlato del libro "L'altra metà delle fiabe") che per i contenuti.
Ho apprezzato moltissimo gli scritti di Stevenson contenuti al suo interno, in specie "Markheim" e "Il diavolo della bottiglia". 
Per ragioni diverse mi hanno colpito entrambi, il primo mette l'uomo di fronte ai suoi errori, spinge il protagonista ad un profondo esame di coscienza. Il delirio e la paura lo portano alla follia, eppure è in quella follia che prende piena consapevolezza di ciò che è, di ciò che è stato, e di ciò che non vuole più perseverare ad essere. Markheim, in quello che io ho interpretato essere un dialogo con la propria coscienza, capisce che se non si assumerà le conseguenze delle sue azioni continuerà a sbagliare, poiché quando c'era da scegliere, pur con pentimento, ha sempre optato per la via più facile e subdola. 
Comprende che difficilmente le sue scelte nel futuro potranno portare in altre direzioni, e che se c'è un modo in cui può mettere in salvo se stesso, dalle sue stesse azioni future, è quello di farsi condannare. 
Un racconto intenso, come lo è, anche se in maniera diversa, "Il diavolo della bottiglia".
Questa è una storia appassionante, dove fino alla fine si teme per il destino dei due protagonisti. Anche loro hanno fatto qualche scelta sbagliata, anche nelle loro vite per qualche istante si è insinuato il dubbio e il sospetto, il pentimento e la disperazione, ma sia Keawe, che la sua amata Kokua, non sono mai stati spinti da intenzioni malevole. È l'amore che li ha guidati e spinti all'incoscienza e, forse proprio per questo, fino alla fine non si smette mai di fare il tifo per loro.
Un libro assolutamente da leggere, vi saprà emozionare in mille modi diversi e sicuramente non vi lascerà delusi.

Ringrazio ABEditore per avermi fornito una copia cartacea di questo libro

il mio voto per questo libro

2 commenti:

  1. Ciao, non sapevo che Stevenson avesse scritto questi racconti, sono molto affascinanti, e spingono a riflettere!

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