mercoledì 12 marzo 2014

Recensione: "Gli incubi di Hazel" di Deeny Leander

Titolo: Gli incubi di Hazel
Titolo originale: Hazel's Phantasmagoria
Autore: Deeny Leander
Editore: Newton Compton
Data di pubblicazione: Maggio 2010
Pagine: 208
Prezzo: 4,90 €

Trama:
Hazel è una ragazzina di dieci anni, insicura, introversa e molto sensibile.
Non ha amici e per questo si sente molto sola e poco amata.
Un giorno i suoi genitori le comunicano la notizia di una vacanza, ben tre settimane da trascorrere in Egitto! Ma non si premurano di dirle che lei non andrà con loro.
E dove starà per le fatidiche tre settimane la piccola Hazel?
È qui che comincia il suo incubo.
La sua "vacanza" estiva dovrà trascorrerla con l'odiosa zia Eugenia e con quello strambo del suo cugino e coetaneo Isambard.
Hazel, costretta a farsi andare a genio la situazione, cercherà di fare del suo meglio per far buona impressione sulla zia, ma scoprirà ben presto che i motivi per detestarla sono maggiori e ben più validi di quelli che credeva...

Recensione:
Quella che ci viene raccontata in questo libro è una favola dai toni surreali e grotteschi.
Attraverso un modo di scrivere pungente e ironico, Deeny Leander ci porta dentro la vita di Hazel, una bambina di dieci anni, insicura e profondamente sola.
Il libro si apre con il prologo, un paio di pagine che solo alla fine della loro lettura scopriremo essere una lettera firmata da Eugenia, Lady Pequierde.
Chi la scrive è dunque l'orrenda zia, alla quale Hazel sarà affidata per le tre settimane estive.
Per un'analisi dei personaggi è bene cominciare dai genitori di Hazel: la mamma Katie e il papà Dougal.
I due non si fanno troppi scrupoli a lasciare la loro bambina sotto la tutela di quella che è, in fin dei conti, per lei una perfetta estranea.
Nonostante le rimostranze fatte dalla ragazzina, e i suoi racconti delle precedenti vessazioni subite dalla zia, la mamma non vuole sentire ragioni.
Non le crede e l'accusa per giunta di mentire.

“«Hazel! Ti proibisco di parlare così di mia sorella! E' la mia sorella maggiore… la mia unica sorella, e tu potrai anche odiarla, ma io le voglio bene, e poi non ti ha mai fatto nulla di male!» 
«…e NON ricominciare un’altra volta con quella stupidaggine del colpetto sulla fronte! Sei mia figlia e ti voglio bene, ma certe volte t’impunti a odiare determinate persone e inventi delle storie su di loro, ragazzina… 
Oltretutto hai un bel caratterino, sai? Forse, e dico forse, è questo il motivo per cui hai avuto tanti problemi a fare amicizia, a scuola!».”

Con queste parole d'accusa la madre, nella sua stupida convinzione, tipica di chi crede di conoscere sempre la verità e di essere sempre nel giusto, si rifiuta di ascoltare la versione della piccola.
Denigra sua figlia, disprezza il suo carattere e la umilia facendola sentire sbagliata e inadeguata.
Se non ha amici la colpa è sua, questo le rinfaccia.
Abbiamo quindi una bambina che si sottovaluta, perché a sua volta non considerata e sminuita dagli stessi genitori.

L'incontro con la zia ci rivela ancora altro sulla personalità della protagonista.
Controvoglia Hazel, pur di accontentare sua madre, si sforza di essere gentile con la zia, e di farsela piacere, ma ne avrà in cambio soltanto insulti, parole cattive e immeritate punizioni.
In casa con la zia, Hazel, si sente ancora più sola ed emarginata, con unica compagnia quella di suo cugino, Isambard, che non ha però il coraggio né di difenderla e prendere le sue parti, né di parlarle in presenza di sua madre.
Hazel, ormai stremata dalle continue tirannie, decide di scappare e mentre è nel bosco fa la conoscenza con tre misteriose creature: gli incubi.
Animali dall'apparenza mostruosa (essi sono, dal punto di vista anatomico, l'incrocio strambo tra più specie animali), che si dimostrano essere in realtà più docili di quello che sembrano. 
Diventano difatti confidenti della bambina e la loro compagnia le darà la forza di arrivare alla conclusione della sua sfortunata vacanza, finanche giungere a progettare di punire sua zia, la causa delle sue sofferenze.
Perché i cattivi vanno puniti, perché se nessuno corregge i loro comportamenti, essi non capiranno mai di essere nel torto e continueranno a sbagliare.
Con amarezza e incredulità Hazel scoprirà che la tremenda zia Eugenia non è l'unica cattiva di questa storia.

Un libro piacevole, scorrevole, ironico e divertente.
Ci mette di fronte ad una realtà che non è quella tipicamente propria delle favole, in cui tutti sono buoni e combattono per il bene contro un unico cattivo.
La realtà è diversa.
Le persone non sono solo buone o solo cattive.
Le persone sono fatte di sentimenti, spesso contrastanti: amore/odio, passione/gelosia, felicità/tristezza.
Una favola particolare, forse più simile ad un incubo, spesso brutale, non per tutti.
Ma come ogni favola anche questa ha un messaggio, e qual è in definitiva la morale di questa?
Di morale credo ce ne sia più di una, quella di fondo si basa sull'errato giudizio.
Mai giudicare qualcuno prima di averlo conosciuto.
Si dovrebbe sempre provare a pensare che dietro ad un determinato atteggiamento c'è un vissuto che lo ha determinato.
Quelli che, all'apparenza, sembrano buoni non lo sono del tutto e lo stesso vale per i cattivi.
Nessuno è senza macchia e senza colpa.
E se ci si conosce e ci si chiarisce, magari si può anche arrivare a perdonare.

“Non è facile fare amicizia. 
Anche se coloro con cui cerchi di fare amicizia non sono struzzirana o gorillopardi o pitospini, o assassini o pazzi. 
La gente è complicata, sola, arrabbiata o ansiosa: è così e basta. Ma devi provarci lo stesso. 
Per quanto la gente ti possa spaventare, devi decisamente cercare di conoscerla. 
Perché i fifoni non piacciono a nessuno. E adesso di corsa a dormire!”

Considerazioni:
Se non hai letto questo libro e hai intenzione di farlo fermati qui!
Quello che più mi è piaciuto di questa favola è il modo in cui è scritta.
Non è usato un linguaggio mieloso e dolce come ci si aspetterebbe da una favola per bambini, ma è pungente, duro, sarcastico (e anche divertente), sin dalla prima pagina (secondo me renderebbe molto bene in un film d'animazione diretto da Tim Burton).
Mi è piaciuto particolarmente il messaggio finale della storia, che viene chiarito dallo stesso autore nell'epilogo:

“Dunque, che ne pensate?
Chi era il cattivo di questa storia? Chi il peggiore di tutti?
C’è stato qualcuno che potesse definirsi buono? 
Isambard cercava di vendicare la morte del padre. Hazel voleva ribellarsi contro una zia tiranna. Eugenia non aveva voluto uccidere il marito intenzionalmente… ed era diventata così crudele a causa dei tormenti inflitti dal dolore e dal rimorso. 
Questi tre esseri umani possono quindi essere definiti dei buoni? 
No? 
Be’, penso che abbiate ragione. In realtà questa è una storia di cattivi. 
Una donna che uccide il marito e tiranneggia chiunque le capiti a tiro. Un ragazzino che cerca di uccidere la propria madre. Una ragazzina che tortura la zia con fantasie e crudeltà che vanno ben al di là di quanto ci si possa aspettare da una bambina così piccola. 
Le creature del bosco non erano dunque i soli mostri di questa storia. 
Come dite? Avevano le loro ragioni? 
Ma tutti hanno le loro ragioni. Tutti hanno buone ragioni per fare qualsiasi cosa.”

Ogni personaggio nella storia crede di avere i suoi buoni motivi per comportarsi in modo spregevole o per desiderare una personale vendetta.
Hazel ci prova ad andare d'accordo con la sua nemica, ma questa rende i suoi tentativi vani.
Conviverci pacificamente le è impossibile.
Quando la ragazzina conosce gli incubi (Geoff, Noel e Francis), si fa strada in lei l'idea di rendere pan per focaccia alla sua aguzzina.
Darle una lezione, spaventarla in modo che anche lei capisca come ci si sente ad essere sopraffatti dalla paura.
Isambard è cresciuto con l'idea che sua madre avesse volontariamente ucciso suo padre.
In più non si è mai sentito amato da lei.
La considera una donna cattiva, che “non ha nulla di buono da dare al mondo. E non ne ricava nulla di buono. Sa solo rendere infelice la gente».”
Medita piano piano l'idea di sbarazzarsi di lei, torturarla fino a spaventarla a morte.
Entrambi hanno i loro motivi per essere risentiti, questo è certo, ma vendicarsi li renderebbe davvero migliori di colei che li ha maltrattati?
Questi personaggi possono essere ancora considerati nel giusto? O sono loro i nuovi cattivi della storia?

Per quanto mi riguarda giustifico il comportamento della piccola Hazel e concordo con il suo giudizio. 
I prepotenti vanno in qualche modo puniti, altrimenti avranno sempre gioco facile e continueranno sempre a seguire la via della prepotenza, che mai li ha traditi.
Inoltre Hazel vuole solo spaventare la zia, e quando esagera (secondo me lei non ha esagerato, ma le ha dato ciò che meritava), se ne pente immediatamente.
Inoltre il suo sbaglio le dà modo di conoscere un lato inaspettato della zia. 
Anche Eugenia ha un cuore, anche lei soffre.

Isambard non posso ovviamente giustificarlo, è un ragazzino seriamente disturbato (probabilmente a causa di quello a cui ha assistito da bambino), che si diverte a giocare con le vite degli altri, animali e non.
Il suo comportamento, il voler punire chi è cattivo, chi se lo merita, e il suo continuo giocare a fare lo scienziato pazzo, mi hanno ricordato due personaggi: Dexter, dell'omonima serie televisiva, e Frankenweenie del film d'animazione.

Senza ombra di dubbio la cattiva della storia è innanzitutto la zia Eugenia.
Il suo passato è triste, il suo senso di colpa grande, ma la sua cattiveria, la sua prepotenza nei confronti delle persone che le stanno attorno (specie nei confronti dei bambini), non ha giustificazione.

Anche i genitori di Hazel, Katie e Dougal, non vanno esentati dalle critiche.
Lasciano la loro bambina per andarsi a divertire in una vacanza dalla quale lei è esclusa.
Per giunta, la lasciano nelle mani di una persona per cui non prova il minimo affetto e simpatia.
Non l'ascoltano, la criticano. E invece di starle vicino, di farla sentire amata, considerata ed importante, la riempiono di cioccolata.
Che genitori sono questi? E non è a causa loro se Hazel è così insicura e solitaria?

Gli incubi creati da Isambard per spaventare a morte sua madre, sono in realtà creature ingenue e ubbidienti, il cui solo scopo è quello di eseguire gli ordini del loro padrone.

Quindi in questa storia chi decide chi è cattivo? Chi decreta chi è nel giusto e chi nel torto? 
Cosa rende l'accusatore migliore dell'accusato?
Tutti hanno, a proprio giudizio, buone ragioni per fare quello che fanno.
Tutti si sentono nel giusto, ma nessuno lo è veramente.


il mio voto per questo libro

7 commenti:

  1. Splendido libro! ^____^ A me, anzi, forse è piaciuto addirittura più che non a te: me ne sono pazzamente innamorata, a dire il vero! <3

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  2. mai letto..ma mi hai molto incuriosito..ottima recensione....!!^_^

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  3. L'ultima frase mi ha incuriosito ancor di più o.o come ci sei riuscita? E poi costa così poco? :3

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  4. Anch'io l'ho letto recentemente e recensito. Mi è piaciuto perchè l'ho trovato molto "strambo" ecco. Mi è sembrato di essere stata catapultata in un set cinematografico diretto da Tim Burton :) Gotico e Comico allo stesso tempo, con una morale molto importante secondo me :)

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    1. si lo so, infatti come ho detto anche in un precedente post, l'ho comprato dopo aver letto di questo libro sul tuo blog.

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  5. Questo libro mi ha colpito sin dalla prima pagina e non mi ha affatto deluso. Il suo punto di forza è sicuramente la storia, estremamente originale, e soprattutto lo stile dell'autore, ironico, divertente, oserei dire unico.
    In sintesi questo è un racconto che fa sorridere e non solo. Dai risvolti macabri e crudeli (e perciò a mio parere più adatto ad un pubblico adulto) offre molti spunti di riflessione, affrontando anche temi importanti come l'alcolismo, il gioco d'azzardo, l'omicidio, la solitudine, la paura, la mancanza di dialogo.
    Per quanto riguarda i personaggi, come dici tu, e come rivela lo stesso autore, non ci sono solo i buoni e i cattivi, o meglio i cattivi esistono, ma per un motivo.
    Anch'io trovo ingiustificabile il comportamento dei genitori di Hazel, che senza preavviso, si liberano della figlia, lasciandola a casa (in realtà una vera e propria catapecchia) di una perfetta estranea, pur di godersi la loro vacanza. Per di più la madre non crede ad una sola parola di sua figlia, facendola sentire sola e incompresa.
    Zia Eugenia, sebbene mi abbia fatto una certa tenerezza nel passo dello zoo, risulta così crudele e maligna con chiunque le capiti a tiro, da non poter non essere catalogata tra i cattivi.
    Al contrario Isambard, pur essendo fin troppo sadico, risulta essere il frutto della carenza d'affetto della madre, della morte orrenda del padre, a cui ha dovuto assistere, dell'essere cresciuto con l'idea che Eugenia fosse l'essere più crudele al mondo nonché la causa di tutta la sua sofferenza. Per queste ragioni non giustifico il suo comportamento ma lo comprendo.
    Hazel è l'unica capace di capire gli altri, di perdonare anche chi non merita il suo perdono. Se c'è infatti una figura positiva in questo libro, una definibile come buona, è di certo lei.

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