venerdì 10 febbraio 2017

Recensione: “La Funesta Finestra - Una Serie di Sfortunati Eventi n°3” di Lemony Snicket

Titolo: La Funesta Finestra - Una Serie di Sfortunati Eventi
Titolo originale: The Wide Window
Autore: Lemony Snicket
Illustrazioni: Brett Helquist
Editore: Salani
Data di pubblicazione: agosto 2010
Pagine: 190
Prezzo: 11,00 € (cartaceo) 2,99 € (ebook)

Trama:
Se non avete mai letto niente riguardo gli orfani Baudelaire, allora è meglio che prima di affrontare anche solo una riga, sappiate questo: Violet, Klaus e Sunny sono graziosi e intelligenti, ma la loro vita, mi rincresce dirlo, è piena di sfortuna e di miseria. 
Le vicende dei tre bambini sono sempre tristi e disgraziate, ma questa è probabilmente la peggiore di tutte.
Se non sopportate storie contenenti uragani, dispositivi di segnalazione, mignatte voraci, zuppe di cetriolo fredde, orribili furfanti e bambole di nome Pretty Penny, allora questo libro vi getterà nella più totale disperazione.
Da parte mia continuerò a raccontare questi tragici episodi, è il mio compito; ma voi siete assolutamente liberi di scegliere se conoscere o meno questa storia di sciagure.

IN QUESTO TERZO ORRIBILE EPISODIO: fin dall'inizio capiamo come andrà a finire. Immaginate di abitare presso una vecchia zia fissata con la grammatica, che vi propina cene disgustose e vive in casetta diroccata a picco su un lago infestato da mignatte feroci... bello vero?

Recensione:
Alla conclusione dello scorso episodio avevamo lasciato i tre orfani Baudelaire a dover fare i conti con una nuova straziante perdita. Lo zio Monty, che aveva dato loro una casa e una ritrovata armonia familiare, non c'è più, e ancora una volta la colpa di tutti i loro dolori è da attribuire al perfido Conte Olaf.
I tre Baudelaire si ritrovano nuovamente soli al mondo, in attesa di un destino ignoto che, dati i precedenti, non possono fare a meno di temere.
Cosa riserverà loro il futuro? Nelle mani di chi saranno affidate le loro vite?
Lo scopriamo molto presto. 
Questo terzo libro ha inizio con i tre ragazzi intimoriti e infreddoliti sull'imbarcadero del Lago Lacrimoso, in attesa del tassì che li condurrà alla loro nuova casa, dalla prossima persona a cui è stato affidato il compito di prendersi cura di loro. 
Questa volta trattasi della stravagante zia Josephine Anwhistle, una vecchia signora dalle manie piuttosto particolari,animata, tanto dall'amore per il lessico e la grammatica, quanto dalle fobie più improbabili... ebbene sì, perché la cara zia Josephine ha davvero paura di tutto: dei telefoni, dei fornelli, delle maniglie, persino degli agenti immobiliari!
Il tutto, agli occhi dei giovani Baudelaire appare abbastanza surreale considerato il luogo in cui la donna vive rintanata da anni: una vecchia e dismessa casetta diroccata, posizionata su un picco roccioso e per buona metà sospesa nel vuoto... un agglomerato che definire instabile è un eufemismo.
Le prime impressioni molto spesso possono essere sbagliate, ma non è questo il caso, già da una prima occhiata i tre orfani hanno la triste impressione che in questa nuova casa, e con questo nuovo parente, non potranno essere felici. Si sentono fragili e vulnerabili come la triste costruzione che li ospita.
Zia Josephine si rivela una persona gentile, ma troppo preda delle sue sciocche paure per garantire ai tre fratelli una vita, se non felice, almeno normale.
Li obbliga, suo malgrado, a vivere in una casa pericolante, perché ha troppa paura degli agenti immobiliari per metterla in vendita e acquistarne un'altra; gelida e piena di spifferi, perché ha troppa paura del radiatore per riscaldarla; a consumare pasti freddi, anche in pieno inverno, perché ha troppa paura che i fornelli esplodano per cucinare.
Ma questi problemi non sono nulla rispetto a ciò che attende i tre orfani, perché il Conte Olaf è ancora intenzionato a mettere le mani sul patrimonio dei Baudelaire per demordere, e ha architettato un nuovo, malvagio stratagemma per giungere al suo terribile scopo...
Ancora una volta Daniel Handler, alias Lemony Snicket, ci regala una storia triste, ma allo stesso tempo divertente, drammatica, ma allo stesso tempo comica, con protagonisti degli adulti, con cui ci si augurerebbe di non avere mai a che fare, e tre ragazzini che solo con le loro forze, contando esclusivamente su se stessi, e gli uni sugli altri, riescono a superare le situazioni più orribili e raccapriccianti.
Una storia che, pur ripetendosi, non smette di appassionare, e non riesce ad annoiare, un po' per la capacità straordinaria dello scrittore di mantenere viva l'attenzione - con la sua ironia, il sarcasmo e le numerose curiosità e spiegazioni, sempre interessanti ed istruttive, inserite nei discorsi - e un po' per i personaggi, che, siano essi vecchie conoscenze, come è il caso del signor Poe, o new entry come la zia Josephine, non smettono di provocare nel lettore un senso di profonda rabbia e ingiustizia.
E finché in questa storia ci saranno personaggi tanto bislacchi e così ostinatamente ottusi, dubito che potrà mai venire a noia.

Considerazioni:
Più leggo questa saga più mi rendo conto di quanto essa sia, non solo divertente e appassionante, ma una vera e propria lode ai ragazzi, al coraggio che ci vuole ad essere bambini in un mondo di adulti.
I grandi sono spesso troppo presi da se stessi, dalle proprie convinzioni, dai propri problemi per prestare attenzione a quello che i bambini dicono.
Lo sanno bene i tre giovani Baudelaire che, per la terza volta, si ritrovano increduli a dover lottare, non solo, contro il loro perfido nemico, ma anche con il pregiudizio che li porta a non essere ascoltati e creduti.
I tre fratelli, qui, sono gli unici che dimostrano di avere un po' di senno e raziocinio. 
D'altronde non possono fare altrimenti, poiché costretti a contare solo sulle proprie forze per difendersi dal mostro che continua a tormentarli, e da tutti gli adulti che, nonostante le esperienze passate, continuano a non dar loro la minima fiducia, il minimo beneficio del dubbio.
Sunny, la più piccolina, colei che ancora non sa dire una parola di senso compiuto, risulta in realtà la più arguta, astuta e furba dei tre. Inutile dire quanto l'abbia adorata. 
Di contro ho trovato pessimo il comportamento del signor Poe che, nonostante sia stato già smentito in passato, prosegue a non dare nessuna credibilità alle parole dei fratelli.
Ancor più pessima la zia Josephine, talmente codarda ed egoista da essere pronta a cedere la tutela dei ragazzi al perfido Olaf, pur di aver in cambio salva la vita. 
Al contrario di quanto fanno gli orfani (sicuramente più comprensivi di me), non posso dire di aver provato pena per lei e per la sua miserabile fine.
Nessun adulto è giustificabile, e il Conte Olaf non è l'unico mostro da condannare, anzi!
Alla sua meschinità ci si abitua e questa smette presto di stupire e inorridire, ma all'idiozia di tutti gli altri personaggi, che gravitano attorno ai tre fratelli, no! Quella non smette mai di lasciare sgomenti.
È proprio questo aspetto grottesco e tragicomico della storia, smorzato da momenti di tenera dolcezza e commozione,  che la rende irresistibile.
Ed è in un momento di triste malinconia che, per la terza volta, salutiamo i tre fratelli i quali si ritrovano ad aver perso tutto ma, sempre più consci che, finché saranno insieme non saranno mai soli.

“I tre Baudelaire si abbracciarono stretti, con faccine umide e preoccupate e timidi sorrisi. Erano in tre. Ognuno dei tre poteva contare sugli altri due. 
Non posso giurare, lungi da me, che questa sia la morale della storia, ma per i Baudelaire al momento bastava. Poter contare l'uno sull'altro era come trovarsi a disposizione una barca a vela nel pieno di un ciclone, e ai tre orfani questo sembrava un fior di fortuna.”


il mio voto per questo libro

2 commenti:

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